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Brian May in tour in Italia insieme a Kerry Ellis

Il chitarrista dei Queen ora si esibisce con i suoi brani, ma a giugno tornerà con la band con Adam Lambert come frontman: «È evidente che lui è lui e Freddie era Freddie»
Brian May e Kerry Ellis in concerto a Milano, foto Francesco Prandoni/Redferns

Brian May e Kerry Ellis in concerto a Milano, foto Francesco Prandoni/Redferns

Einstein e onde gravitazionali, Leonardo Da Vinci e Rinascimento – poche icone del rock sono in grado di conversare amabilmente con un (assai nutrito) gruppo di giornalisti su argomenti che non siano solo musica e concerti. Brian May è uno di quei pochi, eppure il destino di uno dei chitarristi più riconoscibili (in tutti i sensi) della Storia è di rispondere a domande sui cantanti. Freddie Mercury e David Bowie, ma anche le voci con cui ha stretto una partnership più recente: Adam Lambert, con cui i Queen torneranno a esibirsi in Italia il 25 giugno a Piazzola sul Brenta, e Kerry Ellis, al suo fianco in un tour acustico che in questi giorni ha fatto diverse tappe in Italia, con un repertorio che mescola brani incisi insieme in questi anni di sodalizio, ed evergreen dei Queen.

«Cerchiamo anche di fare qualche sorpresa al pubblico, con pezzi un po’ meno prevedibili, ma sappiamo che la gente ci tiene a sentire i pezzi più famosi», dice con un’aria un po’ rassegnata May. L’impossibilità di rievocare del tutto il passato gli è però ben chiara, specie quando parla di Adam Lambert: «Credo sia un frontman fantastico, ha una capacità naturale di dialogare col pubblico. Poi, è evidente che lui è lui e Freddie era Freddie». Diversi aspetti del legame artistico con Kerry Ellis comunque sembrano renderlo più felice rispetto a quanto comporta la macchina Queen, sia dal punto di vista delle aspettative che dei rapporti personali. «Con Roger Taylor certe cose non le posso fare, per esempio fare attività a sostegno di associazioni per i diritti degli animali: io rispetto lui e il suo modo di pensare, ma il mio atteggiamento nei confronti della vita è molto più in sintonia con Kerry».

Su David Bowie, dopo aver rievocato (per l’ennesima volta, viene da dire) la sera in cui a Montreaux incisero Under Pressure, ricorda la sua determinazione in studio, ma anche come fosse “Una persona straordinaria, di creatività e visione fuori dal comune, molto attenta agli artisti che aveva attorno e disponibile a collaborare, un catalizzatore. Non sapevo fosse così malato, mi è spiaciuto moltissimo”. Infine, il ricordo più interessante di Mercury arriva parlando di Life is real, ripresa negli show con la vocalist inglese: «Quella canzone è un omaggio a Freddie che io sento molto, perché non è la tipica canzone da rockstar: è la conclusione di un percorso cominciato con Bohemian Rhapsody, e la frase ‘Nothing really matters’, che gradualmente lo aveva portato, al contrario, a rivelare la propria vulnerabilità, le proprie paure».

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