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Bono: «L’Europa è un pensiero che deve diventare sentimento»

Gli U2 sventoleranno sul palco del loro tour una grande bandiera europea, dice il cantante in una lettera pubblicata su un quotidiano tedesco. «Come europeo, sono orgoglioso di pensare a come i tedeschi abbiano accolto i rifugiati siriani terrorizzati dalla guerra. Ma ora tutto questo è a rischio, perché il rispetto per la diversità è sotto attacco»

Bono: «L’Europa è un pensiero che deve diventare sentimento»

Bono in Mexico 2017 by Anton Corbijn 4th October 2017

Il 31 agosto, a Berlino, sul palco degli U2 sventolerà una grande bandiera blu con il simbolo dell’Europa. La scelta è stata annunciata da Bono, con una lettera pubblicata sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. «Mi hanno sempre detto che una rock band è al suo meglio quando è un po’ trasgressiva, quando sposta i limiti del cosiddetto buongusto, quando sorprende. Bene, gli U2 partiranno in tour da Berlino questa settimana, ed ecco una delle nostre provocazioni: durante il concerto sventoleremo sul palco una grande, brillante, bandiera blu dell’Unione Europea», scrive Bono.

«Per alcuni di noi è un gesto radicale. L’Europa, oggi, è il teatro dello scontro tra forze potenti e che daranno forma al nostro futuro. Il nostro futuro, sì, perché è impossibile negare che siamo tutti sulla stessa barca, attraverso mari mossi da brutto tempo e politica estremista. Oggi è difficile trasmettere l’Europa, ma non vi è mai stato un luogo migliore dell’Europa degli ultimi 50 anni, per venire al mondo», scrive la voce degli U2, «Gli europei sono più istruiti, meglio protetti dagli abusi delle imprese, trascorrono una vita più sana, più lunga e più felice delle persone in altre regioni del mondo. Sì, più felice. Si misurano anche cose del genere».

«Per ragioni storiche, non prendiamo alla leggera la sovranità. E se la definizione di sovranità è il potere di un paese di governare se stesso, l’Irlanda è la dimostrazione che collaborare con altre nazioni ci ha permesso di ottenere un potere più grande di quanto avremmo conquistato da soli, e un maggiore controllo del nostro destino. Come europeo, sono orgoglioso di pensare a come i tedeschi abbiano accolto i rifugiati siriani terrorizzati dalla guerra, e sarei ancora più orgoglioso se altri paesi avessero fatto lo stesso. Sono orgoglioso che l’Europa combatta per sconfiggere la povertà estrema e il riscaldamento globale. […] Ma ora tutto questo è a rischio, perché il rispetto per la diversità – la premessa di tutto il sistema Europeo – è sotto attacco. Come ha detto John Hume: “Tutti i conflitti nascono dalle differenze, a volte è la razza, altre la religione o la nazionalità. I visionari Europei decisero che le differenze non sarebbero più state una minaccia, ma l’essenza dell’umanità”. Dovremmo rispettarle, celebrarle e persino coltivarle».

«Siamo di fronte a una spettacolare crisi di fede nei confronti di quest’idea. Aiutati dalle disuguaglianze della globalizzazione, e dal fallimento della gestione della crisi migratoria, i nazionalisti dicono che la diversità è un pericolo. Cercate un rifugio, ci dicono, con quelli simili a voi; allontanate i diversi. La loro visione del futuro mi ricorda molto il passato».

«Amo le nostre differenze: dialetti, tradizioni, peculiarità, l’essenza dell’umanità, come diceva Hume. E credo che ci sia ancora spazio per quello che Churchill chiamava “patriottismo allargato”: essere irlandese ed europeo, non irlandese o europeo. La parola patriottismo ci è stata rubata dai nazionalisti e dagli estremisti che chiedono uniformità. Ma i veri patrioti cercano l’unità, non l’omogeneità. Riaffermarlo è il vero progetto europeo».

«Riusciremo a combattere questa battaglia con il cuore? Certo, un “Progetto” non può essere romantico, la burocrazia non può essere sexy, ma come diceva Simone Veil, “L’Europa è il grande disegno del 21esimo secolo”. I suoi valori la rendono più di un semplice luogo geografico, ma definiscono chi siamo come esseri umani, e chi vogliamo essere in futuro. Quest’idea di Europa ha bisogno di canzoni, e di grandi bandiere blu da sventolare. Per prevalere su questi tempi difficili, l’Europa è un pensiero che deve diventare sentimento».

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