Bob Dylan, la musica contro il mito | Rolling Stone Italia
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Bob Dylan, la musica contro il mito

Da questo mese le Vinyl Collection di De Agostini si arricchiscono con la grande collezione degli album del menestrello Zimmerman. Preziosi vinili da 180 grammi, il modo migliore per celebrare la rivoluzione del poeta rock.

Bob Dylan, la musica contro il mito

Bob Dylan, foto Lewton Cole / Alamy / IPA

Oltre il Nobel, oltre il movement e la voce che plasmò la grande protesta americana nei 60’s, alle radici della poesia, della politica e delle parole che plasmarono la controcultura contemporanea. Una raccolta spoglia Bob Dylan di questa sacralità, con un filo che attraversa il folk, il rock, il blues e il caleidoscopio sonoro che costella una discografia diventata mitologica, dove la leggenda ha rischiato di lasciare la musica sullo sfondo.

De Agostini porta in edicola – e in vinile – il suono che ha ritmato una storia ripetuta alla nausea e mai veramente del tutto definibile; dalle campagne del Minnesota fra le note del primo album omonimo fino agli occhi scavati dalle strade di New York in Highway 61 Revisited, toccando pietre miliari come Blonde on Blonde, Bringing It All Back Home, Blood on the Tracks o The Freewheelin’ Bob Dylan. Una storia che parte proprio da qui, dal primo vero album di inediti firmati dalla penna di Mr. Zimmerman, forse il più iconico della sua intera carriera. Un’opera che cambiò per sempre il cammino della musica.

Blowin’ in the Wind, A Hard Rain’s a-Gonna Fall, Don’t Think Twice, It’s All Right, Masters of War, singoli incastonati nella storia del XX secolo che trascinarono il volto di Dylan oltre la musica, trasformandolo per sempre nel simbolo della rivoluzione ‘Peace & Love’, dove la chitarra si fondeva alla politica come mai prima di allora.

Il dolore della guerra sussurrato dal vento, la pioggia che racconta i lupi di un mondo post-apocalittico: la musica non sarebbe mai più stata la stessa. Da John Lennon a Bruce Springsteen fino a De André o De Gregori, nessun cantautore è uscito illeso dalle parole cantate dentro Freewheelin’. E poi il manifesto con The Times They Are a-Changin’ – il primo in edicola, da oggi –, lavoro fondamentale e “sintomo” iniziale di quella ribellione costante, esplosa in un boato che più sconveniente non poteva essere, in pieno stile Dylan, davanti al pubblico radical folk di Newport.

Arriva in edicola un appuntamento quindicinale imperdibile con cui ripercorrere le tracce di un artista indecifrabile, perennemente in fuga da ogni collocazione così come da se stesso – come una pietra rotolante, avrebbe scritto Dylan nel suo autoritratto elettrico.

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