Bob Dylan canta l'amore gay, finalmente | Rolling Stone Italia
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Bob Dylan canta l’amore gay, finalmente

Il cantautore, insieme a St. Vincent, Kesha, Ben Gibbard e altri, ha partecipato a un album di rivisitazioni di classici del pop, in uscita il prossimo 6 aprile. E non si tratta solo di cambiare qualche pronome.

Bob Dylan canta l’amore gay, finalmente

Universal Love è una compilation di canzoni per matrimoni, tutte riscritte in salsa gay e cantate da artisti di fama mondiale. Bob Dylan compreso. Il premio Nobel ha trasformato She’s Funny That Way – un classico del 1929, dal Great American Songbook – in He’s Funny That Way. «Se pensi alla storia della musica pop, le canzoni d’amore sono tutte scritte dalla prospettiva eterosessuale», dice Tom Murphy, co-produttore di Universal Love. «Se la musica deve unire le persone, allora non è giusto che queste canzoni pop diventino di tutti?».

Certo, cambiare il testo di un brano è un’operazione da fare con cautela, e la produzione ha contattato tutti gli artisti coinvolti per un’autorizzazione. «La risposta è stata incredibilmente positiva», ha detto Rob Kaplan, produttore esecutivo. Per quanto riguarda i musicisti che hanno riletto i brani, invece, le storie sono tra le più disparate.

Bob Dylan e la sua ragazza dell’epoca, Suze Rotolo, a New York nel 1963. Foto di Michael Ochs Archives / Getty Images

Ben Gibbard – per chi non lo conoscesse, il frontman dei Death Cab For Cutie – ha trasformato And I Love Her dei Beatles, e supporta i matrimoni gay dal 2012, quando scrisse un pezzo polemico per il Daily Beast. «Siamo finiti a discuterne a tavola, io e la mia famiglia», ha dichiarato il cantautore al New York Times. «E quella canzone dei Beatles era una delle preferite di mio padre, la suonava per mia madre dopo cena. È un classico che conoscono tutti».

Certo, c’è già chi sui social pensa che cambiare una o due parole non sia poi questa gran conquista. Peccato che storicamente le etichette discografiche abbiano spesso fatto pressione per evitare “pronomi esclusivi”, e che gli artisti queer si siano a loro volta rifugiati dietro al generico “you”, così da evitare discriminazioni. Per fortuna gli ultimi anni ci hanno mostrato un’inversione di tendenza, guardate a Frank Ocean.

Se la musica deve unire le persone, allora non è giusto che queste canzoni pop diventino di tutti?

È folle pensare che un artista possa scrivere solo dell’amore corrispondente alle sue inclinazioni sessuali, come dice qualcuno con la tastiera più veloce del cervello, come se cantare di un sentimento fosse possibile solo per chi l’ha provato in prima persona. Non è così, ed è una gran bella fortuna: il sogno, la trasformazione dell’immaginato, la fuga verso realtà che non esistono, c’è chi scrive solo per provare sensazioni così. Ed è per questo che l’uscita di una piccola compilation come Universal Love è una buona notizia. Speriamo che non sia l’unica.

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