A pochi mesi dalla polemica sulle foto pubblicate dal Daily Mail, Billie Eilish è tornata a parlare di bodyshaming. È successo nell’intervista per la cover story di Vanity Fair US, in cui si racconta la vita della popstar dopo il successo del primo album, la nascita della canzone per l’ultimo film di James Bond, il concerto in streaming Where Do We Go?, com’è cambiato il rapporto della popstar con il suo corpo.
«Credo che la gente che mi sta vicino fosse più preoccupata di me, perché in passato mi sono tagliata proprio per il mio corpo», dice Eilish di quelle foto. «A essere onesta, ho iniziato a indossare vestiti larghi per nasconderlo. Sono davvero felice che sia capitato in quel particolare momento della mia vita. Pensa se fosse successo tre anni fa, quando il rapporto col mio corpo era orribile, o cinque anni fa, quando non mangiavo. Morivo di fame di proposito. Ricordo di aver preso una pillola che pensavo mi avrebbe fatto dimagrire, invece ho solo fatto pipì nel letto. Avevo 12 anni. È assurdo, non riuscivo a crederci. Pensavo che sarei stata l’unica ad affrontare l’odio per il mio corpo, ma a quanto pare lo fa anche Internet. Grandioso. Internet odia le donne».
L’intervista racconta anche la vita di Eilish durante la pandemia – «Non conoscevo il prezzo delle cose, non ero mai stata un’adulta. Sono cresciuta senza soldi. Adesso invece sono in una posizione strana, ho ordinato delle scatole di Froot Loops, 35 dollari non mi sembrava una grossa cifra. Ne ho prese 70» – e gli ultimi giorni prima delle elezioni presidenziali, quando lo staff di Trump ha scritto in un documento che Eilish stava «distruggendo l’America e tutto quello in cui crediamo».
«Ero davvero orgogliosa di me stessa», dice Eilish. «Un sacco di amici mi hanno scritto per dirmi quanto fossero felici: “Trump ha paura di te!” Io ho pensato: potete dirlo forte». Dopo le elezioni, ha festeggiato insieme alla famiglia e «il resto del quartiere. Ci sono ancora un milione di problemi da affrontare, ma far uscire quello stronzo arancione dalla Casa Bianca è la cosa migliore che potesse capitarci».