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Berlino vs Londra, come la politica reagisce di fronte alla club culture

Mentre in Germania il Berghain è stato innalzato a luogo di interesse culturale, la scena notturna della City sta lentamente scomparendo, e l'ultima vittima è il Fabric

Che la techno per Berlino e i suoi abitanti rappresenti più di un semplice genere musicale è un dato di fatto; dal Tresor al Watergate, dal Sisyphos al Kater, sono decine i club della città che hanno contribuito a fare della capitale tedesca la Mecca della musica elettronica. Ma c’è n’è uno su tutti ormai nell’Olimpo della club culture mondiale: il Berghain. Il club nato fra le mura di un ex centrale elettrica situata tra Kreuzberg e Friedrichshain, dalla sua leggendaria door selection fino alle strepitose line up proposte ogni weekend tra sala Berghian e Panorama Bar, ha senza dubbio contribuito ad accrescere il mito della nightlife berlinese fino a renderla un vero polo di riferimento europeo.

Pe questa ragione, la corte tributaria di Berlino ha innalzato il Berghain a “luogo di alto interesse culturale” alla stregua di musei e monumenti nazionali, riconoscendo quindi al club uno status superiore al semplice “luogo di intrattenimento”. Come riportato da Das Spiegel e Guardian, il provvedimento fiscale è volto ad alleggerire in maniera significativa la pressione sul Berghain, in modo da consentire al club di incrementare il proprio prestigio senza subire eccessivamente le conseguenze della crisi economica: provvedimento che, in qualche modo, pareggia i conti con l’aumento di tassazione pari al 19% imposto al locale nel 2009, perché ritenuto una location destinata al semplice scopo ricreativo.

Fattore determinante per la decisione della corte è il fatto che negli anni il Berghain ha prestato le sue suggestive sale ad artisti e performer per mostre fotografiche, concerti e spettacoli teatrali. Curioso che mentre in Germania l’importanza economica e culturale della scena club di Berlino si ampiamente riconosciuta, la stessa cosa non avvenga oltremanica a Londra, città regina della musica europea, ormai sempre più in decadenza.

Fatto emblematico è la chiusura avvenuta la scorsa settimana di una delle location storiche della City, il leggendario Fabric. Già a metà agosto il club era stato preventivamente chiuso per 28 giorni in modo da permettere alla polizia di indagare riguardo la morte di due diciannovenni, causata da un overdose per abuso di sostanze all’interno del locale.

Mercoledì scorso purtroppo, nonostante l’intervento di moltissimi artisti e rappresentanti delle autorità londinesi, è arrivato il temuto verdetto emesso dal Council di Islington per cui, a meno di eclatanti contromosse, le porte del Fabric saranno chiuse per sempre.

Tuttavia, la lettura del comunicato non può che far storcere la bocca data l’ambiguità con cui sono avanzate le ragioni della chiusura: all’ingresso perquisizioni scarse e sicurezza interna inadatta a impedire che fosse introdotta droga all’interno del club, ma nessun accenno a episodi di spaccio dentro le mura del Fabric.

Tralasciando il dibattito ritrito che accumuna le droghe al mondo dell’elettronica, strappa un sorriso amaro il fatto che nel verdetto si sottintenda che un solo club possa affrontare in solitaria il problema legato all’abuso di sostanze, soprattutto se si pensa a una città come Londra, fra le prima al mondo per consumo di cocaina.

Non sono bastate nemmeno le 150.000 firme raccolte via Change.org a far cambiare idea a chi ha deciso di cancellare uno dei cardini della scena mondiale e baluardo della nightlife londinese.

Tuttavia, il sindaco Sadiq Khan è deciso a intervenire in prima persona dato che uno dei punti cardine su cui ruotava la sua campagna elettorale verteva proprio sul rilancio della club culture cittadina, che nell’ultima decade ha visto scomparire circa la metà dei suoi locali.

Per cui, mentre a Berlino Ben Klock e soci potranno dettare il ritmo dell’elettronica mondiale per molti anni ancora, a Londra Khan ha convocato Four Tet per cercare di risolvere la spinosa questione Fabric assieme a uno dei dj e producer simbolo della City, sperando di non assistere a quanto accaduto al leggendario Haçienda, club culla della scena MaDchester, trasformato dopo il fallimento in un complesso residenziale di lusso.

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