Backstreet Boys vs. 'N Sync: la storia della rivalità definitiva | Rolling Stone Italia
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Backstreet Boys vs. ‘N Sync: la storia della rivalità definitiva

Ovvero, come Lou Pearlman ha creato la competizione pop più feroce di sempre. E che non accenna a finire, neanche oggi

Backstreet Boys vs. ‘N Sync: la storia della rivalità definitiva

C’è una scena del documentario dedicato ai Backstreet Boys, Show ‘Em What You’re Made Of, che riassume perfettamente la strana tensione nata tra due delle boy band più redditizie di tutti i tempi. «Sembrava quasi un tradimento», dice Kevin Richardson nel film a proposito del momento in cui Lou Pearlman, l’inventore dei Backstreet Boys, gli ha mostrato una cassetta degli ‘N Sync. «Quando abbiamo cominciato ci dicevamo: “Siamo una squadra, conquisteremo il mondo. Nessuno è come noi”», continua. «Poi ci siamo resi conto che beh, c’era qualcuno come noi».

A metà degli anni ’90 il pop non aveva molto da offrire ai teenager, soprattutto gruppi pop. I New Kids on the Block, e naturalmente il grunge, erano sulla via del tramonto, soprattutto dopo la morte della più grande star del genere, Kurt Cobain.

Pearlman, un uomo con una tradizione di frodi assicurative, guardava proprio al modello New Kids on the Block. Fece pubblicare sull’Orlando Sentinel un annuncio per trovare cantanti per un gruppo pop, e così nacquero i Backstreet Boys. Era il 1993. Quando il gruppo ha cominciato a macinare i primi successi internazionali, però, Pearlman fece qualcosa di inaspettato: creò un’altra band, e così una competizione feroce.

«Ci dicevamo sempre che avremmo fatto la nostra versione della Motown. La chiamavamo Snowtown, perché al posto dei gruppi R&B c’era il pop», ha detto il manager di ‘N Sync e Backstreet Boys Johnny Wright. Prima era il road manager dei NKOTB, e fu proprio Pearlman ad assegnarlo alle nuove star.

«I Backstreet Boys erano come i Temptations, e gli ‘N Sync i Four Tops», ha aggiunto. Come i Boys, anche i Sync sono esplosi innanzitutto Europa. Tutto è cominciato con i primi singoli pubblicati in Germania nel 1996, e per vedere il primo album sugli scaffali americani bisognerà aspettare marzo 1998. In Europa era già disponibile da almeno un anno. Si tratta di un disco di EuroDance, tutto scritto e prodotto da autori svedesi.

I Backstreet Boys, invece, avevano già trovato l’equazione del successo. Non erano ancora il fenomeno successivo all’uscita di Millennium, nel 1999, ma il loro debutto – uscito l’anno prima – conquistò comunque un onorevole quarto posto nelle classifiche a stelle e strisce. Nel mercato, però, c’era spazio per una seconda boy band, e lo speciale di MTV dedicato agli ‘N Sync determinò il successo di singoli come I Want You Back e (God Must Have Spent) A Little More Time on You.

«Il nostro obiettivo finale è portare al successo entrambe le formazioni», ha detto Wright nel 1998. «Direi che ci siamo riusciti. Il che, ovviamente, è un bel problema». I Backstreet Boys lasciano il management di Wright in autunno. Negli anni successivi entrambe le band si sono ritrovate in causa con Pearlman: frode, management scorretto dei proventi. Arrivati al nuovo millennio, i due gruppi erano un fenomeno pop mondiale.

Ma mentre collaboravano per ottenere il denaro che pensavano gli fosse stato rubato, i fan accendevano una rivalità esagerata. Pearlman, non si sa se volutamente o meno, aveva trovato una versione riveduta e corretta di quello che era successo tra Beatles e Rolling Stones.

«Il mio problema non sono gli ‘N Sync in sé, ma da dove vengono. È qualcosa che continua a perseguitarmi», diceva Richardson a Rolling Stone nel 2000, più o meno gli stessi sentimenti che ha espresso nel documentario. «Mio padre è morto di cancro. E guardavo a Lou come a un mentore. Ma ero un ingenuo, perché è solo un bugiardo. Ci ricorderemo sempre di lui, certo, perché ci ha aiutato a muovere i primi passi nel mondo della musica. Ma non dimenticheremo nemmeno i danni che ci ha fatto costruendo un altro gruppo alle nostre spalle».

Da parte degli ‘N Sync c’era molta meno acrimonia. «La gente crea faide su qualsiasi cosa», diceva Justin Timberlake nel 1998. «Noi non ci sentivamo parte di nessuna rivalità». I paragoni, invece, non finivano mai. I Backstreet Boys vendevano più dischi, ma gli ‘N Sync hanno trovato in Timberlake una star senza paragoni. Contemporaneamente la competizione dava vita a un’infinità di gruppi e gruppetti vocali, dai 98 Degrees agli O-Town. Nessuno ha avuto davvero successo.

Alla fine, come tutti i fenomeni teen, le band e i fan sono diventati grandi. Gli ‘N Sync si sono “congelati” così da permettere ai membri di sperimentare con una carriera solista, mentre i Boys hanno affrontato il lato oscuro del successo, soprattutto AJ McLean, che nel 2001 è finito in rehab. Da allora, i fenomeni teen pop vanno e vengono ogni manciata d’anni. I Jonas Brothers, le star della Disney che inseguivano l’eredità di Christina Aguilera e Britney Spears. Poi gli One Direction, che hanno lasciato un vuoto che stanno cercando di riempire band come i Why Don’t We e i PrettyMuch.

Ma la verità è che la rivalità tra Backstreet Boys e ‘N Sync continua ancora oggi – Joey Fatone ha detto di recente che gli ‘N Sync «farebbero il culo ai Boys sul campo da baseball». E mentre in passato gli artisti non erano felici della competizione, oggi, come tutte le litigate tra celebrità, è un’iniezione di carburante per rimanere in alto nell’olimpo del pop.

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