Azealia Banks fuori da due festival: «Volevano costringermi a dire ‘Free Palestine’» | Rolling Stone Italia
«Sono una setta»

Azealia Banks fuori da due festival: «Volevano costringermi a dire ‘Free Palestine’»

«All’improvviso vi ritrovate a scrivere parole come “genocidio” e “sionista” senza manco conoscerne il significato coi vostri iPhone costruiti col sangue dei bambini che lavorano nelle miniere»

Azealia Banks fuori da due festival: «Volevano costringermi a dire ‘Free Palestine’»

Azealia Banks

Foto: Griffin Lotz per Rolling Stone US

Azealia Banks non appare più nei cartelloni di due festival in Inghilterra. Si tratta del Boomtown che si terrà dal 6 al 10 agosto nell’Hampshire e del Maiden Voyage previsto al Burgess Park di Londra il 9 agosto. A quanto pare il motivo gira attorno allo slogan “Free Palestine”. Solo che per una volta non si tratta di un artista escluso per averlo detto, ma di una cantante che cancella le sue apparizioni a causa delle pressioni ricevute affinché lo dica.

O almeno è quello che ha scritto ieri Azealia Banks su X. « Allora ragazzi, sto cancellando le mie partecipazioni a Boomtown e Maiden Voyage. I promoter mi hanno stressato per settimane cercando di costringermi a dire “Free Palestine” e minacciando di eliminarmi dal cartellone perché lo non voglio dire. Me ne frego delle minacce e non mi metto un cazzo di hijab».

E ancora: «Se vogliono permettere a qualche dj sconosciuto di bullizzarli per svilire questo ecosistema musicale e fare di me il problema – mentre non c’è assolutamente nulla di etico nel capitalismo – allora va bene così. Più razzismo sottilmente velato e antisemitismo palese da parte di quei fottuti gay per Hamas». E l’hashtag finale: «#FUCKPALESTINE».

Banks ha aggiunto in un altro tweet che «no, non sto dicendo di fottere la vera Palestina. Ma affanculo i vostri slogan idioti e le vostre stronzate performative. Volete a tutti i costi prendere una posizione, ma non rappresentate un bel niente. Non appena i media diranno che la pedofilia è “naturale e normale”, voi stronzi sarete lì a parlare di #PEDOPHILERIGHTS».

«Diciamo la verità», scrive ancora la cantante, «quella guerra sta andando avanti da decenni, cazzo. Da prima che nascesse chiunque di noi. E all’improvviso vi ritrovate a lanciare parole come “genocidio” e “sionista” senza manco conoscerne il significato. Andate in giro con le vostre Tesla e lasciate commenti coi vostri iPhone che sono stati costruiti col sangue dei bambini che lavorano nelle miniere dal tramonto all’alba. Il capitalismo non prevede alcun consumo etico. TUTTO È COLLEGATO A TUTTO».

Banks scrive anche della «faccia tosta dei promoter» che vanno da lei e fingono che posizioni politiche «mentre sono finanziati da giganteschi fondi di gestione patrimoniale con legami con la guerra. Non mi farete diventare un capro espiatorio mentre accettate allegramente investimenti da aziende che sono coinvolte in quasi tutte le guerre del mondo». La cantante definisce «una cazzo di setta» i gruppi di pressione pro Palestina e parla di «isteria per la giustizia sociale».

In risposta, il Boomtown ha comunicato (via NME) che «Azealia Banks si è ritirata dal cartellone e e non si esibirà più», ma anche che «il Boomtown non impone e non imporrà mai agli artisti opinioni e convinzioni».

Altre notizie su:  Azealia Banks