«Qui tutti facciamo tutto», ha detto DJ Rocca impugnando uno scopettone dopo l’ennesima serata al Maffia, storico locale di Reggio Emilia che il DJ ha contribuito a fondare e dove si esibiva come resident. Non una cosa da poco per uno che da lì a pochi anni si avrebbe suonato al Blue Note di Londra, uno dei primi produttori a proporre in italia breakbeat, ritmi spezzati e suoni innovativi. DJ musicista – sa suonare il flauto jazz -, Rocca è uno dei pochi DJ italiani in grado di imporsi all’estero senza tradire le sue radici, quelle dell’italo disco e del cosmic sound. Influenze scomposte e rarefatte, sì, ma sempre presenti nel suo lavoro.
«La prima volta che ho incontrato Stefano Ghittoni ero giovane e affamato di qualsiasi musica ‘alternativa’. Lui era dietro il bancone giusto, quello del negozio Ice Age di Via Vigevano, Milano», ha raccontato Lele Sacchi, storico amico dei due produttori che hanno dato vita ad Atemporal Space Test, disco-collaborazione che uscirà il 21 aprile per Schema Records. Se Rocca è un DJ-musicista, Ghittoni è un musicista-DJ, esploratore della scena proto drum’n’bass e incubatore di influenze sempre diverse: il free jazz, le colonne sonore a là Umiliani, il dub.
Ghittoni e Rocca si sono incontrati nel posto giusto al momento giusto: uno studio di incisione. Due consumatori irrefrenabili di musica che si sono uniti in un disco ricco di influenze diverse: dalle sonorizzazioni degli anni ’60 fino al sampling anni ’90. Howie B., il produttore scozzese che ha collaborato anche con Bjork, ha definito il disco un lavoro «Ipnotico, notturno, bellissimo. Riconosco sempre qualcosa in questi brani, un po’ un ritorno al futuro ambientato su una pista da ballo gigantesca».