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Artisti vs TikTok: cosa sta succedendo?

Molti cantanti si stanno lamentando del fatto che le etichette li obblighino a realizzare contenuti sul social: «Non mi fanno pubblicare canzoni ma devo fare i video», ha detto Halsey. Seguita da sempre più colleghi

Le etichette discografiche stanno costringendo gli artisti a realizzare contenuti per TikTok. È vero? A quanto pare sì.

Negli USA e in UK sono molti i cantanti che si stanno lamentando delle pressioni costanti che subiscono da parte delle loro etichette perché realizzino video verticali utili per TikTok, ma anche per i Reel di Instagram. Lo scopo è, ovviamente, aumentare la popolarità delle canzoni.

Che l’algoritmo prediliga questa tipologia di contenuti è risaputo. Che ragioni di marketing entrino così a gamba tesa nella quotidianità degli artisti, potrebbe però costituire un problema per la loro creatività, nonché per lo stesso mercato discografico.

Halsey, per esempio, racconta di avere un singolo che vorrebbe pubblicare, ma la sua label afferma di non poterlo fare a meno che non riescano a ottenere un momento virale su TikTok. E stiamo parlando di un’artista che è nell’industria da otto anni e ha venduto milioni di dischi.

Anche la cantautrice Charli XCX ha lamentato lo stress subito dall’etichetta al suo ottavo TikTok settimanale.

Ed Sheeran, per fortuna, è il solito preso bene e si mangia uno snack come video di promo. Perché, come dice lui, tutti amano gli snack. Marketing che corrisponde alla fame di contenuti delle persone, di noi che li produciamo e consumiamo, e che ha colpito anche artisti del calibro di Florence Welch. Adele, invece, ci è andata più dritta, convinta che fare musica solo per TikTok lasci la sua generazione senza un riferimento.

Infine, pure FKA twigs ha confermato che «tutte le etichette discografiche chiedono i TikTok», arrivando persino a rimproverarla perché non si impegna abbastanza.



Il grande problema è che la richiesta sarebbe quella postare anche più volte al giorno, per ottenere, appunto, più visualizzazioni.
Ma è questa la musica, l’arte e la cultura che vogliamo? Nel passare la palla del «Cosa ne pensate?» al pubblico, sarà curioso vedere come in Italia verrà ricevuta questa tensione (e non chiamiamolo trend, almeno questa volta).

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