Anche Ferdi e i BlueBeaters passavano dal Jungle | Rolling Stone Italia
Rock MI

Anche Ferdi e i BlueBeaters passavano dal Jungle

Nella nuova puntata del video podcast ‘Milano sogna’ l’avventura del musicista che ha contribuito a portare in Italia ska, reggae, rocksteady e che ha iniziato facendo il receptionist

Anche Ferdi e i BlueBeaters passavano dal Jungle

BlueBeaters

Foto press

«All’inizio pulivo i cessi, mi occupavo dell’apertura e della chiusura, ero in reception». Ferdinando Masi dei BlueBeaters e dei Casino Royale ricorda così la sua primissima esperienza al Jungle Sound. È lui il nuovo ospite del video podcast Milano sogna (qui tutte le puntate) dedicato allo studio di registrazione e sala prove, ai musicisti che sono passati di lì, alla città di 30, 35 anni fa.

«Ci si dava appuntamento al Jungle, venivi qui a provare, a suonare, a registrare o anche solo a fare due chiacchiere, passavi insomma al Jungle», ricorda Ferdi nella chiacchierata col padrone di casa Fabrizio Rioda. Ai tempi del tributo a Rino Gaetano E cantava le canzoni «ricordo che Manuel con gli Afterhours aveva fatto solo due dischi in inglese e Mauro Valenti (fondatore di Arezzo Wave e autore delle note di copertina di quel disco, ndr) ha dovuto convincerlo a cantare una cover di Rino visto che non avevano mai fatto niente in italiano. Io ero alla reception e gli detto: dai cazzo Manuel, fallo!». A Rioda è capitato tra le altre coser di entrare al Jungle e vedere i Sonic Youth che facevano un servizio fotografico, «o magari alla reception ti passava davanti Little Steven o Boy George che erano lì a fare delle prove» (come gli Oasis, a questo link la storia).

Masi all’epoca viveva in viale Zara. «Prendevo il 2 che arriva qua, ci mettevo 40 minuti, mi leggevo James Ellroy. Sono venuto a lavorare qui perché in banca avevo degli scoperti clamorosi, dovevo lavorare per forza. Poi da cosa nasce cosa e mi ricordo che stavo nello stanzino ad aspettare che i gruppi finissero la sera per fare la chiusura, le pulizie, e lì è nata One Drop dicendo: organizziamo qualche data di questo gruppo, oltre alle band giamaicane che portavo in Italia. L’ho fatto da qua aspettando che i gruppi finissero di suonare».

Dei primi Casino Royale e dei dischi fatti a pochi anni di distanza tra gli ’80 e i ’90, Masi ricorda «la sintonia fortissima» e la evoluzione del gruppo formato «sia da gente che non aveva mai suonato, sia gente che già suonava. C’è stata una crescita, siamo passati dallo ska del primo e secondo disco a Dainamaita. Quando la gente ci ha visto dal vivo non ci poteva credere, tutti fermi a guardarci, avevamo cambiato tutta la musica che facevamo. E Sempre più vicini era ancora più lontano come ispirazione: UK, Bristol…».

Masi ricorda gli anni ’90 come un periodo in cui «c’è stata una botta di apertura verso tutto», ma anche dello «scoppio della scena milanese. Non ricordo un evento talmente traumatico da decretare la fine di tutto, ma quando è arrivata MTV Italia ha cambiato un po’ le dinamiche».

E oggi? «Continuiamo a suonare, anche se è tutto diverso per una questione di età e di spazi. Però io nella testa sono sempre lì che voglio fare le mie cose, andare avanti a fare dischi, fare concerti, perché mi piace questa vita qua. Poi è ovvio che forse i momenti più alti li ho già passati, ma ci sta tutto».

Milano Sogna - Il Vodcast della Jungle Sound" Puntata 8: Ferdinando Masi (BLUEBEATERS)