Amedeo Minghi: non avete capito “trottolino amoroso”, Panella era «inca**atissimo» | Rolling Stone Italia
Dudu dadadà

Amedeo Minghi: non avete capito “trottolino amoroso”, Panella era «inca**atissimo»

‘Vattene amore’, la canzone portata a Sanremo 1990 con Mietta, è «importantissima» per il cantautore. «Ornella Vanoni disse che erano versi per bambini, ma il significato era il contrario»

Amedeo Minghi: non avete capito “trottolino amoroso”, Panella era «inca**atissimo»

Amedeo Minghi

Foto press

Non avete capito il testo di Vattene amore. In una nuova intervista a Repubblica realizzata in occasione del tour celebrativo “40 anni da 1950” a cui seguirà in autunno un disco di inediti anticipato da Non c’è vento stasera, Amedeo Minghi ribadisce un paio di concetti relativi alla canzone che portò a Sanremo nel 1990 con Mietta. Il pezzo arrivò terzo al festival vinto da Uomini soli dei Pooh, ma al numero uno in classifica.

Com’è noto la canzone, musica di Minghi e parole di Pasquale Panella, sarebbe potuta diventare un duetto tra Mina e Ornella Vanoni. «Uscì la notizia che forse le due volevano cantare un brano insieme, la Fonit Cetra mi interpellò, buttai giù questa cosa. Non se ne fece niente, poi è arrivata Mietta e l’ho incisa con lei, grande cantante imitata anche oggi».

La parte di testo più celebre e allo stesso tempo criticata (“Magari ti chiamerò trottolino amoroso dudu dadadà”) è in parte ispirata al Mozart delle Nozze di Figaro (“Non più andrai, farfallone amoroso”) e indugia volutamente su un nomignolo sdolcinato, attribuendogli però una accezione negativa, non positiva come molti pensano.

«È un testo importantissimo», dice Minghi. «Vanoni disse che erano versi per bambini, ma il significato era il contrario: due che si lasciano per non finire ad amarsi solo attraverso nomignoli idioti. Abbiamo fatto fatica a farlo capire, Panella era incazzatissimo».

Amedeo Minghi & Mietta -Vattene amore - Sanremo1990 remastered video + audio HQ studio

Proprio Panella ha raccontato a Rolling Stone quattro anni fa la collaborazione con Minghi e la nascita di Vattene amore. «Battisti non produceva nulla, poca roba. Sarei morto di fame. Non c’erano tv, radio, spettacoli per quei brani. I dischi sono una porzione dell’intero. Minghi con una serata mi dava un anno di Battisti». E ancora: «Con Minghi ho fatto vera sperimentazione. Esiste la catena espressiva delle prevedibilità: la città vuota, il cane che abbaia. Ovvietà. “Binario triste e solitario”. La bravura sta nel non usare quelle espressioni. Con Minghi, data la potenza melodramatica della sua musica, dovevo sperimentalmente lavorare intorno alle strutture della scrittura sentimentale».

In quanto a Vattene amore, diceva Panella, «se lavori strutturalmente a una pagina, lo avverti, lo senti, ti permetti delle eversioni, puoi azzardare, lasciarti andare. Che c’è dietro? Un innesco tra la scrittura piana, melodica, cioè la linea del canto, che somiglia alla struttura romanzesca che io non amo. E poi una insinuazione di trama, che altresì non apprezzo. Allora va lavorata, perché capisci che l’intreccio è un intrecciarsi di cose. Senti che la devi muovere in quel modo, deve caderci questa immagine roteante, violenta, un vortice immaginifico. L’amoroso deve girare intorno a qualcosa. Poi ricordi che esistette la scrittura automatica, il surrealismo, qualcosa di scabroso. Come il gattino annaffiato, ma annaffiato da chi? Quando uno scrive è come un comandante d’armata e intorno a sé chiama tutte le truppe. Comprese certe reminiscenze di Colazione da Tiffany, del gatto che si ricordano tutti. Ma non basta. Il gatto nel libro è scritto in un modo, nel film rappresentato in un altro. E Truman Capote se ne risentì. Sai che stai riproducendo tutto ciò. Ma quelli che giudicano, che ne sanno??!».

«Creo degli inneschi, degli stridori, dei cortocircuiti. E allora, in quel testo c’è una baraonda di tutto. E tu godi che lì dentro veramente sia confluito tanto di quel che accade. Non solo nella vita, che è il meno, ma nella vita in rapporto alle cose dell’arte: che siano icone, statue, libri, poesia, canzoni o film. Nella vita accade molto meno di quel che accade nell’arte».

Nel 1990 a Sanremo erano previsti abbinamenti con cantanti stranieri. La canzone dei Pooh, ad esempio, venne interpretata da Dee Dee Bridgewater, Gli amori di Toto Cutugno da Ray Charles, Ringrazio Dio di Paola Turci da Toquinho, Bisognerebbe non pensare che a te di Caterina Caselli da Miriam Makeba.

La versione in lingua inglese di Vattene amore, intitolata All for the Love, fu affidata a Nikka Costa.

Nikka Costa - All for the love (Vattene Amore di Amedeo Minghi) - 1990 remastered stereo