Al Locus Festival per scoprire l’altro lato della Puglia | Rolling Stone Italia
News Musica

Al Locus Festival per scoprire l’altro lato della Puglia

Oltre il mare, il sole, e le vacanze, c'è molto di più. Lo dimostra il festival che da anni porta i grandi nomi della scena internazionale nell'entroterra pugliese. Siamo stati al concerto di Benjamin Clementine e qui è come è andata

Al Locus Festival per scoprire l’altro lato della Puglia

C’è sempre una sensazione di rinascita che accompagna i finali. L’abbiamo sperimentato sabato 26 luglio, tra i vigneti della Tenuta Bocca di Lupo a Minervino Murge (BT), durante il concerto di Benjamin Clementine. L’artista, che ha annunciato il suo ritiro dalle scene musicali, ha portato il suo ultimo tour in una delle cornici più suggestive del territorio dell’Alta Murgia: un luogo sospeso tra storia e natura, che ha contribuito a suggellare l’unicità dell’evento, conducendo i presenti in territori emotivi sconfinati. Un ritorno al Locus Festival per l’artista britannico, che già nel 2017 aveva fatto tappa in Puglia per un concerto intimo e carico di significato.

Ideato e curato da Bass Culture e arrivato alla sua ventunesima edizione, il Locus Festival rappresenta una delle realtà più innovative e di rilievo nel panorama culturale pugliese. A sostenere il progetto, in qualità di partner ufficiali, sono le cantine di Tormaresca e di Bocca di Lupo – entrambe espressione dell’eccellenza enologica della famiglia Antinori e simbolo del “Rinascimento” del vino in Puglia. La tenuta Bocca di Lupo, in particolare, ospita una delle tappe del festival, offrendo un’ambientazione unica che unisce musica, cultura e territorio.

Arrivati a Bocca di Lupo, siamo subito raggiunti da un breve temporale estivo, che non sembra assolutamente compromettere la serata. Anzi, ci regala un tramonto dai colori inaspettati e una leggera brezza, che torna utile di questi tempi. Aggirandoci per le stanze della tenuta, ci troviamo a fare i conti con la storia: una che affonda le proprie radici nell’esperienza e nell’intuizione della famiglia Antinori, quella di recuperare i vitigni autoctoni, puntando all’identità e alla qualità, più che alla quantità, e trasferendo in questi territori anche la produzione di vini internazionali, la cui essenza è stata esaltata proprio grazie alle peculiarità del luogo.

Tormaresca, situata nella parte più settentrionale del Salento, e Bocca di Lupo, nel cuore autentico del territorio murgiano. Due tenute distinte per esaltare al meglio le specificità dei territori che le ospitano e che si riflettono in modo unico nei vini prodotti. Tormaresca si estende su circa 500 ettari, di cui 220 coltivati a vite, si alternano a boschi e pinete che si perdono a vista d’occhio fino a confondersi con il mare. A Bocca di Lupo, invece, è la pietra a dominare il paesaggio: bianca, carsica, emblema della Murgia e elemento essenziale nella definizione del profilo dei suoi vini. Qui la conduzione biologica della tenuta rappresenta una scelta naturale, resa possibile proprio dalle condizioni ambientali uniche di questo luogo straordinario.

Ed è così, volgendo il nostro sguardo proprio alla pietra bianca di Bocca di Lupo e all’orizzonte più lontano (chissà cosa avrebbe scritto Leopardi se, al posto della siepe, avesse avuto davanti questo scenario) ci lasciamo trasportare dalla voce magnetica di Benjamin Clementine. Un concerto carico di passaggi elettronici, alternati a momenti più intimi eseguiti al piano, in equilibrio tra sperimentazione e vulnerabilità. A seguire, il DJ set dei Mind Enterprises ha chiuso la serata con un omaggio sonoro agli anni Ottanta, tra elettronica vintage e ritmi dance, trasformando lentamente l’incanto del concerto in un ballo collettivo.

A raccontarci la visione dietro questa lunga collaborazione tra Tormaresca e Locus Festival è Giulia Sanna, Brand Manager di Tormaresca e della tenuta Bocca di Lupo. Con lei abbiamo ripercorso le tappe di un progetto che, da oltre un decennio, unisce la cultura del vino e la musica d’autore.

Parliamo del sodalizio con il Locus Festival, che l’anno scorso ha raggiunto il traguardo dei dieci anni: cos’è cambiato in questo arco temporale nella visione, nel pubblico e nel territorio stesso?
Ogni anno è la proposta musicale a fare da traino per il pubblico, ed è proprio questo che ci ha permesso di avvicinare al nostro mondo consumatori molto diversi tra loro, accomunati tanto dai gusti musicali quanto da quelli enologici. La collaborazione con il Locus Festival è un lavoro condiviso e ci rende partner di un progetto comune. Questo percorso ci ha permesso di crescere insieme, intercettando un pubblico sempre più vario. Siamo felici di aver creato anche un legame tra l’esperienza musicale e il consumo specifico del vino, un’associazione che oggi è diventata naturale per chi partecipa al Festival e che cerchiamo di mantenere viva costantemente.

Cosa ha rappresentato per voi questa serata, a livello emotivo e simbolico?
Il Locus Festival è un progetto che abbiamo sposato ormai da diversi anni e che per noi rappresenta, a livello musicale, un elemento della Puglia stessa: è un festival itinerante che attraversa il territorio, attivando un dialogo autentico con le comunità locali e portando artisti di grande rilievo nazionale e internazionale. Benjamin Clementine è ovviamente uno di questi: un artista musicale sofisticato, che ben si sposa con il carattere dei nostri vini. Bocca di Lupo , non poteva che essere il luogo ideale per ospitare una tappa del Locus: un incontro tra eccellenze, nel cuore autentico della regione.
Accompagniamo il Festival in tutte le sue tappe. A Bocca di Lupo protagonisti sono naturalmente i vini della tenuta, mentre nelle altre date si può scoprire un’accurata selezione di etichette Tormaresca – come Calafuria, Fichimori, Roycello e Neprica – all’interno di uno stand pensato per valorizzare al meglio l’esperienza del pubblico.

La Puglia è sempre più un crocevia culturale, anche grazie ai tanti giovani che decidono di restare o di tornare per contribuire alla valorizzazione del territorio. Che ruolo possono avere il vino e Tormaresca, in questo fermento creativo?
Noi di Tormaresca abbiamo scelto di abbracciare diverse sfide, spingendoci anche oltre i confini regionali e nazionali. Un esempio emblematico è l’Arso, il nostro vino più ambizioso, nato dal Cabernet Franc, che esprime al meglio le caratteristiche uniche di questa terra, capace di conferirgli personalità e qualità elevatissime. Attraverso i nostri vini vogliamo far conoscere e raccontare la Puglia nel mondo, con la sua storia, il suo paesaggio e la sua gente.

Ma il nostro impegno va oltre la produzione vinicola. Negli ultimi anni abbiamo sostenuto iniziative culturali importanti, come il progetto Nuvala, la proiezione del documentario sulla Xylella dello scorso anno e la valorizzazione di luoghi tipici come la collaborazione con il trabucco a Trani. Vogliamo, per quanto possibile, sostenere e promuovere le iniziative culturali nate dai giovani pugliesi, perché crediamo sia fondamentale “dare indietro” un po’ di quel valore e di quella bellezza che abbiamo ricevuto da questa terra. In questo modo, proviamo anche ad alzare l’asticella dell’accoglienza e delle esperienze che si possono vivere in Puglia, contribuendo a rendere la nostra regione sempre più attrattiva e viva.

Se dovessi associare un vostro vino alla musica di Benjamin Clementine, quale sarebbe e perché?
Ti direi l’Aglianico, che è anche l’uva principe di Tenuta Bocca di Lupo. Si tratta di un prodotto complesso, non compreso con immediatezza dal pubblico, soprattutto all’estero, dove non è ancora pienamente conosciuto. Nella nostra interpretazione, grazie a un affinamento attento in botte, siamo riusciti a bilanciare l’acidità e i tannini marcati che lo caratterizzano, restituendo un vino elegante, armonico e capace raggiungere un pubblico più ampio – purché venga raccontato nel modo giusto.

Il connubio tra Tormaresca e il Locus Festival è consolidato. Ci puoi anticipare qualche idea e direzione futura?
È un percorso in continua evoluzione, che ogni anno cerchiamo di migliorare grazie alle esperienze accumulate. Abbiamo capito cos’è davvero importante comunicare, soprattutto in un momento delicato per il mercato del vino. Oggi, infatti, viviamo un periodo di grande confusione e cambiamento nel consumo: l’ascesa dei vini low alcohol, dei vini dealcolati e delle bevande alternative mette in discussione la percezione tradizionale del vino. In questo contesto, il locus diventa un’occasione preziosa per ribadire che il vino non è semplicemente una “bevanda alcolica”, ma un prodotto intriso di cultura, storia e identità territoriale. Non può essere inserito in un generico calderone di bevande, perché rappresenta un legame profondo con le tradizioni, il paesaggio e la comunità che lo produce.

In questo contesto il nostro compito è adottare le giuste modalità per comunicarlo: in questa edizione abbiamo puntato a rafforzare la visibilità del brand anche attraverso una maggiore presenza sui social. Il nostro obiettivo è restare al passo con i tempi, adeguandoci ai gusti e alle esigenze di un pubblico sempre più variegato, senza mai perdere di vista il valore autentico e identitario del vino.

Prima di andare via, ci restano impresse le parole di alcuni ragazzi del pubblico: sono entusiasti di aver vissuto una serata diversa e lontana dal solito immaginario pugliese, prettamente legato al mare. Chissà, forse anche Federico II avrebbe sorriso fiero davanti a questo commento.

 

 
 
 
 
 
View this post on Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

A post shared by Locus Festival (@locusfestival)

Qui il calendario completo di Locus Festival 2025.
Biglietti acquistabili su Dice, Ticketone, Viva Ticket e Ticketmaster.