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‘Abbey Road’ in versione “nuda”: ascolta il nuovo progetto di Lino Gitto e Fish

Il batterista dei Winstons e il pianista hanno riarrangiato il classico dei Beatles per «esaltarne il buio musicale». È un progetto affascinante, che cerca di arrivare all’essenza di un album fondamentale

Foto: Simone Cecchetti

Dalle celebrazioni per il 50esimo anniversario caduto tre anni fa di uno degli album più celebri della storia e da una combo di musicisti che ha girato l’Italia rievocando lo spirito e le sonorità dell’opera dei Beatles nasce ora un nuovo progetto per riscoprirne la profondità compositiva.

Da una costola dei London 69, il collettivo di musicisti italiani formato da Roberto Angelini, Rachele Bastreghi, Roberto Dell’Era, Gianluca De Rubertis, Sebastiano Forte, Lino Gitto, Andrea “Fish” Pesce e Federico Poggipollini, ora ha preso vita la reinterpretazione dell’undicesimo disco della band inglese in forma più essenziale, anzi “nuda”, come segnalato anche dal titolo del video che presenta il progetto: In Abbey Road – A Naked Exhibition.

Gli autori di questa operazione di scarnificazione, alla ricerca degli elementi portanti di un capolavoro, sono il batterista Lino Gitto (The Winstons) e il pianista Andrea “Fish” Pesce (Tiromancino), i quali hanno formato un duo che suona per quattro (o più elementi), anche grazie all’utilizzo di un Fender Rhodes piano Bass, lo strumento inventato negli anni ’40 e portato al successo dal tastierista dei Doors, Ray Manzarek. Grazie a questo particolare strumento, Fish ha convertito tutte le parti di basso di Paul McCartney, il resto lo ha aggiunto la batteria di Gitto e il gioco sembrava fatto. Mancava soltanto la prova live.

«Per capire se avrebbe potuto funzionare, abbiamo accettato di suonare in un concerto nel dicembre scorso, ma riarrangiando prima tutto il disco per esaltarne il buio musicale. Alla fine ci sembra che suoni alla grande», hanno spiegato. Una esibizione che non è passata inosservata, tanto che Simone Cecchetti, fotografo e regista della scena musicale romana, gli ha proposto di replicare la loro performance in un teatro senza pubblico per realizzarne un video.

Foto: Simone Cecchetti

Foto: Simone Cecchetti

In buona sostanza, si tratta di una sintesi dell’intero concerto e della potenza che quell’album, nonostante sia passato più di mezzo secolo, è ancora in grado di sprigionare. Un medley che non suona affatto come quello di una cover band, ma è in grado di sprigionare tutta la forza primordiale delle composizioni di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr nel loro momento di massima ispirazione (è anche uno dei loro dischi più venduti). «Abbiamo considerato Abbey Road come un’opera di musica classica, perché in fondo questa idea era già contenuta nell’album». Il tutto grazie a una strumentazione essenziale composta da una batteria Ludwig, un piano Wurlitzer, un Fender Rhodes e un sintetizzatore Prophet-5. Ora non resta che vederli suonare dal vivo, in attesa di un album di inediti sempre in duo che, hanno confermato, vorrebbero realizzare alla fine di questa intensa esperienza.

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