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A Tribe Called Quest, 20 canzoni essenziali

Riscopriamo insieme le tracce migliori del collettivo che ha fatto la storia del rap newyorkese

A Tribe Called Quest, 20 canzoni essenziali

In poco più di un decennio e con una manciata di album venerati dalla critica, gli A Tribe Called Quest sono passati dalle rime di strada agli stereo di tutti i rapper alternativi del paese, influenzando artisti come Digable Planets, Fugees, Mos Def e Talib Kweli, Black Eyed Peas, Lupe Fiasco e persino Kanye West, che si è sempre detto un superfan.

Q-Tip, Phife Dawg, Jarobi e Ali Shaheed Muhammad hanno mescolato i groove del jazz con l’hip-hop, gettando le basi per un orizzonte musicale che ha influenzato una generazione intera di beatmakers. La loro musica è un viaggio tra Lou Reed, racconti di portafogli rubati, scratch e punchline esaltanti, un mélange fino a quel momento inedito per il mondo hip-hop.

Sabato sera, al Bestival 2017, hanno suonato dal vivo per l’ultima volta. Ecco 20 canzoni imprescindibili per ripercorrerne la carriera:

20. “Buddy (Native Tongue Decision)” De La Soul feat. Q-Tip, Phife Dawg, Jungle Brothers (1989)

Mentre Q-Tip si era già fatto vedere sui dischi dei Jungle Brothers e De La Soul, questo pezzo segna il debutto di Phife Dawg, per la prima volta insieme al collega. «Eravamo in studio e volevamo un po’ di ospiti», ha detto Dave dei De La Soul. «I più vicini al nostro stile, all’epoca, erano Q-Tip e i Jungle Brothers. È diventata subito una cosa in famiglia». La session ha praticamente fondato i Native Tongues, una crew di artisti che avrebbe definito lo stile del rap sperimentale degli anni ’90.

19. “Doin’ Our Own Dang” Jungle Brothers feat. De La Soul, A Tribe Called Quest (1989)

Prima che i Tribe pubblicassero il loro primo album, tutte le apparizioni di Q-Tip sui pezzi dei Native Tongues erano un evento, e questo brano non fa certo eccezione. Qui Tip non aggredisce il beat, anzi: la sua entrata è lenta e il flow prende velocità rima dopo rima. La sua collaborazione non fagocita il resto della crew, perché i Native Tongues erano una celebrazione del gruppo, “praise the Lord for the JBs”.

18. “I Left My Wallet in El Segundo” A Tribe Called Quest (1990)

Nonostante si autodefinisse “The Abstract”, Q-Tip era un narratore di rara concretezza. Accompagnato dal beat di Funky dei Chambers Brothers, un loop perfetto per un brano ironico e pigro come questo, Tip dipinge i contorni di un road trip finito male: il sombrero gigante di Pedro, la Dodge del ’74, il punch alla frutta e le enchiladas, il contenuto del suo portafoglio e anche delle vere e proprie indicazioni stradali (da Belt Parkway al Conduit). Niente male per un ragazzino che rappa di un posto esotico che conosce appena.

17. “Bonita Applebum” A Tribe Called Quest (1990)

«Con questo pezzo nasce il neo-soul», ha detto Questlove del secondo singolo di People’s Instinctive. «Era la migliore love song che l’hip-hop avesse mai prodotto». Q-Tip ha unito le chitarre jazz di Daylight dei RAMP con le voce di Memory Band dei Rotary Connection, il risultato è un brano tanto aggressivo quanto romantico. «Ne ero ossessionato», ha detto Pharrell nel documentario dedicato ai Quest. «Non avevo mai sentito una cosa del genere, mai». Bonita Applebum mostra il lato più romantico del gruppo, e ha trasformato Q-Tip in un sex symbol. Ma chi era Bonita? «Una bella ragazza», dice Black Thought nel documentario dedicato al gruppo. «Con un culo gigantesco».

16. “Can I Kick It (Spirit Mix)” A Tribe Called Quest (1990)

Il più grande successo registrato dai Quest in Inghilterra è arrivato con un pezzo costruito sulla linea di basso di Walk on the Wild Side. Il brano li ha resi popolari ma non ricchi: «Lou Reed non ci ha detto di no», ha detto Phife durante un concerto, «si è preso tutti i fottuti diritti. Come Smokey in Friday». Più avanti, intervistato da Rolling Stone, ha spiegato come sono andate le cose: «In tutti questi anni non abbiamo incassato neanche un centesimo dal brano. Certo, ci ha aiutati a farci conoscere, e il ritornello è finito ovunque, anche su un pezzo di Robbie Williams».

15. “If the Papes Come” A Tribe Called Quest feat. Afrika Baby Bam (1990)

La B-side definitiva degli A Tribe Called Quest è stata pubblicata insieme a Can I Kick It. Costruita su frammenti di Slick Rick, Lou Donaldson e Axis: Bold as Love di Jimi Hendrix, la canzone ha praticamente fondato un genere a parte. Ascoltatela e provate a pensare cosa avrebbero suonato i Digable Planets senza conoscerla.

14. “Excursion” A Tribe Called Quest (1991)

La prima traccia di The Low End Theory è il manifesto espressivo dove i Quest uniscono i puntini di una tradizione musicale che abbraccia epoche diverse. Q-Tip ha costruito il brano su un lick hard-bop in 6/8 suonato da Mickey Bass, il bassista dei Jazz Messengers. Il riff è stato manipolato fino a raggiungere il classico 4/4 hip-hop, dove è mescolato con alcuni sample dei Last Poets. Kanye, da buon superfan, ha fatto la stessa cosa sul finale del suo My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Nel testo il rap è paragonato al bebop ascoltato dal padre di Q-Tip, e le rime dell’Abstract Poet ricordano lo stile di Langston Hughes.

«All’epoca c’erano pochi gruppi che usavano sample jazz», ha spiegato Ali Shaheed Muhammad. «Gang Starr, Pete Rock, Main Source… ma noi l’abbiamo fatto in un modo nuovo». Q-Tip, in un’intervista con Brian Coleman, è d’accordo: «Stavano succedendo delle cose all’hip-hop, soprattutto negli arrangiamenti. Volevo esplorare quel mondo, continuavo a chiedere al fonico di rendere più dinamiche le basse frequenze (il low end dello spettro sonoro), ed è qui che è nato il titolo dell’album».

13. “Check the Rhime” A Tribe Called Quest (1991)

Il primo singolo estratto da The Low End Theory racconta l’adolescenza di Q-Tip e Phife Dawg: le storie delle giornate passate su Linden Boulevard sono accompagnate da un loop costruito su Baby, This Love I Hate. L’atmosfera è rilassata, casual, e Phife rappa come se fosse immerso nel sole del Queens: “A special shout of peace goes out to all my pals, you see / And a middle finger goes to all you punk MCs”. È qui che Phife ha dimostrato definitivamente di essere sullo stesso livello di Tip.

12. “Jazz (We’ve Got)” A Tribe Called Quest (1991)

La base romantica di Jazz (We’ve Got) è figlia di una collaborazione con Pete Rock che non è mai diventata realtà. «Pete aveva questo beat, ma non siamo mai riusciti a concludere il pezzo», ha raccontato Q-Tip nel libro Rakim Told Me. «Avevo il disco da cui veniva il sample, ma volevo comunque il suo permesso per farne un pezzo tutto mio. Era entusiasta dell’idea». Pete Rock non è accreditato come produttore, ma Q-Tip lo cita direttamente nel finale del pezzo. Da questo brano nasce anche la rivalità con Wreckx-n-Effect, offeso da una delle rime di Phife Dawg. La vendetta è arrivata nel 1993, a subirla Q-Tip: un pugno dritto nell’occhio.

11. “Buggin’ Out” A Tribe Called Quest (1991)

Il video di Jazz (We’ve Got) si interrompe improvvisamente dopo 3 minuti e 30 secondi, poi Phife Dawg dice: «Yo, ascoltate questo». È qui che parte Buggin’ Out e il suo incredibile giro di basso suonato da Ron Carter. La seconda strofa di Phife è un racconto incredibile di come ci si sente a vivere in una città sovrappopolata come New York, di quanto a volte la solitudine sia irraggiungibile. «Avevo un fratello gemello, ma è morto durante il parto. La mia infanzia è stata piuttosto difficile, ma quei momenti di solitudine mi hanno aiutato molto», ha spiegato Phife nel 1993. «Le rime venivano fuori una dopo l’altra».

10. “Scenario” A Tribe Called Quest feat. Leaders of the New School (1992)

Con questo pezzo è nata una mini-era di “fast rap”. Tutta colpa di quel “so what so what so what’s the scenario” rappato a pieni polmoni tra una strofa e l’altra, tutte a velocità supersonica. Phife Dawg era al centro della scena, e il suo verso “bust a nut inside your eye / To sow you where I come from” si è meritato la censura di tutti i network del paese.

9. “We the People” A Tribe Called Quest (2016)

We The People è il singolo estratto da We Got it From Here… Thank You 4 Your Service, l’album di ritorno dei Quest dopo 18 anni di assenza. Un grido di battaglia / valvola di sfogo necessario per affrontare il razzismo, la xenofobia e la misoginia che affliggono la società americana contemporanea. Nel video c’è un tributo a Phife Dawg, scomparso qualche mese prima dell’uscita del disco.

8. “Hot Sex” A Tribe Called Quest (1992)

Il primo brano uscito dopo The Low End Theory mescolava bassi jazz-funk, elettronica minimale e un beat nato da Who’s Making Love di Lou Donaldson. Il testo è un trionfo di swag e cattiveria: “the poems that I create are for hookers and the crooks“, dice Tip nascosto da una maschera, l’unico modo per nascondere gli “effetti” dell’incontro con Wreckx-n-Effect.

7. “Award Tour” A Tribe Called Quest (1993)

Il primo singolo di Midnight Marauders è una festa, una celebrazione del trionfo dei Native Tongues: da Brooklyn al Queens fino a Tokyo, il brano è dedicato al successo del collettivo fondato con Trugoy e De La Soul.

6. “Sucka Nigga” A Tribe Called Quest (1993)

Q-Tip, con una strofa e il ritornello, offre una delle letture più profonde della parola più controversa del vocabolario inglese. «I suckas sono quelli in prima linea, quelli che cercano di rappare con aggressività. Io ho vissuto quella roba, capito? Mi sono promesso di non parlarne mai», ha detto a Vibe. «Abbiamo preso una parola che i bianchi usavano con disprezzo e l’abbiamo riempita d’amore. Allo stesso tempo, però, non si può usare. Tutti i ragazzi di strada sanno la storia».

5. “Electric Relaxation” A Tribe Called Quest (1994)

Ascoltando Electric Relaxation, in uno dei brani più amati dai fan dei Quest, è facile capire i punti di forza e le differenze tra Q-Tip e Phife Dawg. Tip è il poeta di strada, Dawg è quello della gang, perfettamente in grado di padroneggiare punchlines devastanti. I loro flow si alternano sopra la base, un sample di Mystic Brew di Ronnie Foster.

4. “Oh My God” A Tribe Called Quest feat. Busta Rhymes (1994)

Una linea di basso (da Absolutions di Lee Morgan), una sezione di fiati (da Who’s Gonna Take the Weight dei Kool & the Gang) e le rime di Busta, esaltato nel ritornello come se non aspettasse altro da tutta la vita. Ecco Oh My God: al centro della scena, però, ci sono sempre gli MCs. Non è facile sentire Phife parlare di diabete ora che la malattia ce l’ha portato via, ma il brano rimane eccezionale.

3. “1nce Again” A Tribe Called Quest feat. Tammy Lucas (1996)

Q-Tip è stato uno dei primi estimatori degli arrangiamenti di J Dilla. Si è innamorato del suo stile e, dopo averlo conosciuto nel ’94, gli ha chiesto di produrre qualcosa insieme. Uno dei risultati della collaborazione è 1nce Again, il primo singolo estratto dal quarto album della band. I critici più intelligenti hanno capito subito il pezzo, gli altri, come il regista Michael Rapaport, lo definivano «l’inizio della fine». In realtà sul mercato non c’era niente del genere, e oggi è facile capire quanto 1nce Again fosse avanti con i tempi.

2. “Stressed Out” A Tribe Called Quest feat. Faith Evans (1996)

Il momento migliore della versione di Phife di Stressed Out (nell’album appare solo Q-Trip) è sicuramente la strofa conclusiva. Qui racconta la lotta con il diabete e il suo amore per la moglie Deisha Taylor. Le poche parole dedicate al matrimonio – “Lay my head on her breast / Sugar dumpling knows best” – sono le più positive mai scritte sulla monogamia in un brano hip hop.

2. “Find a Way” A Tribe Called Quest (1998)

«Sapevamo che era la fine ben prima di iniziare le registrazioni di The Love Movement. Sapevamo che sarebbe stato il nostro ultimo ballo», ha detto Phife Dawg del quinto e ultimo disco dei Quest. «Devo dire che è strano pensare al titolo, The Love Movement, perché non eravamo innamorati del disco. Non amavamo neanche noi stessi, all’epoca. Dovevamo chiamarlo The Last Movement». Nonostante tutto, però, il disco ci ha regalato un altro singolo grandioso.