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10 cose che non sapevi su Björk

Dalle origini punk all’amore per RuPaul, ecco dieci cose da sapere su Björk che è tornata con il nuovo album ‘Utopia’

10 cose che non sapevi su Björk

Sul pianeta Terra non c’è nessuno come Björk. Enigmatica, magnetica e rivoluzionaria, la voce elfica dell’Islanda ha unito un trip di sonorità techno, trip hop, jazz e pop a una sperimentazione unica nel suo genere.

Dai look iconici ai videoclip psichedelici, Björk ha venduto quaranta milioni di dischi senza tradire la sua natura anticonvenzionale. Ventiquattro anni di musica che, dall’intramontabile Debut, hanno visto la cantautrice islandese tramutarsi in una geisha, un robot e una musa virtuale. Un trionfo di maschere che, ancora oggi, consacra Björk la regina del trasformismo.

Dopo otto album fatti della stessa materia dei sogni, Björk torna sulle scene musicali con Utopia, il nono disco in uscita il 24 novembre 2017. Un cult avanguardista che, co-prodotto da Arca e anticipato dal singolo The Gate, cristallizza in quattordici tracce le mille anime di Björk.
Prima di scoprire l’universo melodico di Utopia, ecco dieci cose da sapere sull’aliena della musica mondiale:

Titoli poetici e dieresi pericolose

Le origini di Björk sfiorano il simbolismo e la poesia. Una connessione con il mondo naturale racchiusa nel suo stesso nome che, tradotto in italiano, significa betulla. La pronuncia corretta non è “B-jork” ma il robotico “Be-jerk” a causa della dieresi che elimina l’inglesismo con cui, la maggior parte di noi, chiama l’interprete di Army of Me. Medúlla, l’equivalente latino di midollo, è il titolo del quinto album di Björk. Un disco che, esplorando la transizione tra il misticismo del corpo e la razionalità dell’intelletto, consacra l’unicità della cantante islandese.

Il primo contratto discografico e le origini punk/jazz

Nel 1977 i maestri della Barnamusikskoli di Reykjavík inviarono una demo di Björk a una radio locale. Un colpo di testa che garantì all’interprete di Joga un contratto discografico all’età-record di dodici anni. Il successo del disco, composto dalle cover di The Fool on the Hill dei The Beatles e Your Kiss is Sweet di Stevie Wonder, permise a Björk di acquistare un piano. Prima del trionfo solista con Debut, l’artista di Utopia animò le band punk/rock Tappi Tíkarrass, KUKL e The Sugarcubes e incise un disco jazz con il trio islandese Guðmundar Ingólfssonar.

Eroine bizzarre e tarocchi

È difficile intuire l’origine delle maschere di Björk. Un’artista all’avanguardia che trascende l’universo dei Tarocchi in misteriose eroine musicali: “In ogni album c’è un personaggio che ha colori, elementi, simbolismi, umori e viaggi emotivi”, ha rivelato l’autrice di Utopia.
La trasformazione visuale e musicale è uno dei segreti del successo di Björk!

Zero autografi e colpi di testa

Nominata a quattordici Grammy Award, un Oscar e due Golden Globe, Björk è una delle cantanti più amate della musica contemporanea. Un’artista che, nonostante il successo di pubblico, non ha problemi di popolarità. A Reykjavík Björk può sedersi in un bar senza essere importunata dai fan: “In Islanda non esistono gerarchie e chiedere un autografo è sciocco. Se vuoi un autografo, fattelo da solo”, ha dichiarato l’interprete di It’s Oh So Quiet. Una filosofia Zen che ogni tanto va in tilt: nel 1996 una reporter, tentando di parlare con il figlio di Björk, ha ricevuto una scarica di pugni e tirate di capelli dalla cantante islandese.

Una creatura di nome creatività

La creatività è una creatura che vive dentro di noi. Almeno secondo Björk! I caleidoscopici album dell’autrice di Hyperballad nascono dalla costante ricerca del suo inconscio: “La creatività vive in ognuno di noi ma la sua natura è scivolosa e ogni volta che la afferri per la coda si nasconde. Il trucco non è trasformarla in un animale da circo ma inseguirla con dolcezza”, ha confessato la musa di Michel Gondry. Björk ha inoltre un’affinità con delle creature tutt’altro che irreali: l’autrice di Homogenic ha inciso i vocals di Cover Me in una grotta di Nassau infestata dai pipistrelli.

Un crimine atroce

Nel 1996 Ricardo López, un fan ossessionato da Björk, tentò di uccidere la cantante islandese con un pacco-bomba. La polizia disinnescò l’esplosivo ma non impedì a López di commettere un tragico suicidio. Superata la bufera mediatica, Björk inviò dei fiori alla famiglia del suo persecutore. Un maniaco (probabilmente) ispirato da Army of Me, il videoclip di Michel Gondry dove Björk, mettendo una bomba in una galleria d’arte, risveglia un amore perduto.

No alla tv, sì a RuPaul

Nel 1988 Björk ha dichiarato di temere le influenze negative della televisione sulla mente. Con il tempo Björk non solo ha cambiato idea ma ha confessato di amare RuPaul’s Drag Race, la competizione tra drag queen ideata e condotta da RuPaul: “È divertente. Conosco i nomi di tutte le regine”. Chi se lo sarebbe aspettato da Björk?

Un omaggio all’Islanda

Björk ha tatuato sul braccio sinistro “Vegvísir”, una parola derivata dal Galdrabók, un libro islandese di magia del diciassettesimo secolo. L’incantesimo, utilizzato per non perdere la rotta durante i temporali, consacra il poetico misticismo dell’artista di Utopia. Un omaggio alle origini trasceso in un dono del governo islandese dell’isola di Elliðaey. Nonostante il rifiuto di Björk, Elliðaey Island è, ancora oggi, nota come Björk Island.

Un’attrice che odia recitare

Dopo aver rifiutato il ruolo di Jet Girl in Tank Girl, Björk ha debuttato come attrice protagonista in Dancer in the Dark, il cult di Lars von Trier con Catherine Deneuve e Peter Stormare. Nominata a due Golden Globe e all’Oscar per la Migliore Canzone Originale e premiata come Miglior Attrice al Festival di Cannes, la cantante islandese ha abbandonato la recitazione. Dopo Dancer in the Dark Björk ha rifiutato di recitare in L’arte del sogno di Michel Gondry, l’autore premio Oscar dei visionari videoclip di Army of Me e Joga.

Una cantante che trascende la musica

Nel 2011 l’interprete di Pagan Poetry e Human Behavior ha lanciato Biophilia, il primo app album della storia della musica. Un estro avanguardista apprezzato dal direttore del Museum of Modern Art di New York Klaus Biesenbach che, rispondendo al quesito di Björk (“Come appendi una canzone a un muro?”), ha dedicato alla cantante islandese una retrospettiva audio-guidata per la release dell’album Vulnicura. L’ennesima rivoluzione di Björk. Un’artista che, dall’immortale Debut al sognante Utopia, ha creato un universo musicale poetico e inafferrabile.

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