Justin Bieber è l’ultima ossessione dei media americani: non passa settimana senza avere notizie sul suo comportamento, sul suo aspetto, sulle reazioni che ha quando incontra i fotografi. Lui ci mette del suo, bisogna dirlo. Anche poche ore fa si è messo a litigare con un paparazzo che lo stava fotografando. «Sono una fottu*a persona che sta vicino alla sua auto, in spiaggia. Non pensi che sia una cazzo di persona vera? Ora prenderai questo video, fuori dal contesto, e dirai che sono pazzo». E in effetti è andata più o meno così.
I paparazzi faranno anche il loro (discutibile) lavoro, ma il fulcro forse è tutto in quella frase lì: «Non pensi che sia una persona vera?». Forse Justin Bieber una persona vera non lo è stata mai. Ce l’abbiamo davanti agli occhi dal 2007, da quando aveva 13 (TREDICI) anni, da quando sua madre postava le canzoni su YouTube sperando diventasse famoso. Solo che poi succede veramente: lo scopre Scooter Braun (ex manager anche di Taylor Swift), e in pochissimo tempo il bambino carino che sapeva cantare viene catapultato dall’Ontario al mondo della discografia di massimo livello, del successo, della fine della vita per come la conosceva.
Basterebbe solo questo per dire «ok», invece riformuliamo la frase d’apertura: Justin Bieber è l’ossessione dei media americani da sempre.
Un po’ il solito giro che si ripete quando parliamo di child star. Una vita davanti ai riflettori, anzi per lui potremmo dire anche una vita da primi fenomeni di Internet. Adorato, ridicolizzato, sessualizzato prima che gli spuntasse un qualsiasi accenno di barba (fate un giro sul web per vedere il modo in cui veniva trattato nei programmi televisivi, da maschi e femmine), e poi il fandom, le belieber, forse primo vero gruppo ad aver conquistato il web in maniera così prepotente, in contrapposizione alle rivali directioner (bei tempi).
Justin Bieber ha venduto tantissimi dischi e allo stesso tempo è diventato il meme perfetto. Complice quella frangetta lì, le canzoni d’amore scritte a 15 anni, e via dicendo. Crescendo sarebbero arrivati i gossip sulla sua vita privata, sulle tante fidanzate famose, su tutte Selena Gomez che va, che ritorna, che va via di nuovo. Loro, insieme, simbolo della stessa industria che sfornava piccole persone famose. Fino ad arrivare ad Hailey Baldwin, sua attuale moglie.
Nonostante tutto il caos di quegli anni, fino a poco tempo fa Justin sembrava reggere bene il colpo. Negli anni è riuscito a evolvere, cambiando il percepito nei suoi confronti e pubblicando canzoni che lo hanno trasformato da teen idol a popstar matura, credibile. Guardate la sua pagina Spotify per rinfrescarvi la memoria.
Dall’ultimo disco però di anni ne sono passati quattro, in mezzo c’è stato l’annullamento di un tour, e ormai si parla di lui praticamente solo per evidenziare il casino della sua vita, dai post criptici su Instagram al rapporto con sua moglie. «Lui la odia», «lei si approfitta di lui», «lui la tratta male», «ha sposato la sua stalker».
Qualche tempo fa, in uno dei suoi sbrocchi, Justin si è paragonato a Lady D, sempre parlando dei fotografi che lo tampinano. «Tutto questo deve finire. Non voglio fare la vittima, mi sono trasferito a Los Angeles sapendo che qui è una merda. Ma possiamo unirci e cambiare le cose o lasciamo che questi maledetti continuino a trattarmi così? Delle persone hanno dovuto morire per colpa di questa merda. La prima che mi viene in mente è la principessa Diana».
Paragoni reali a parte, non c’è da stupirsi se tutti si chiedono “cosa sta succedendo a Justin Bieber”. Non servono neanche, forse, troppe capacità investigative. 31 anni di età e quasi 20 sotto la lente di ingrandimento dei media. Un Truman Show tra i primi della sua epoca. Classica storia come ne abbiamo viste tante. Pensate a Miley Cyrus, quando ha avuto il suo momento ‘ribelle’, o meglio ancora a Britney Spears nel periodo del suo esaurimento nervoso, quando veniva fotografata dai paparazzi anche mentre si rifugiava dentro ai diner, in lacrime, con il figlio piccolissimo in braccio. Ad accorgerci di lei ci abbiamo messo una vita.
E se è decisamente comprensibile vivere male questa pressione, dall’altra parte purtroppo è normalizzata anche la morbosità con cui ci si appiglia a ogni movimento delle celebrities “che tirano”: è sempre successo, perché stavolta dovrebbe essere diverso?
Dal punto di vista lavorativo, negli ultimi anni Justin ha cambiato tutto: Scooter Braun non è più il suo manager dal 2023 (anno in cui il procuratore delle star ha interrotto i rapporti con tanti altri suoi protetti, da Demi Lovato ad Ariana Grande). Ma Braun non era un manager qualsiasi: era davvero la persona che aveva reso Bieber quello che era, dal giorno uno. Anche lui, come Bieber, rappresentazione di una storia americana fatta di sacrificio, audacia, fame, controversie (e Taylor’s Versions). È stato lui a presentare Bieber a Usher, facendoli lavorare insieme, attirando successivamente l’attenzione di Diddy e di tutto quel mondo sordido a cui Bieber è stato chiesto conto diverse volte negli ultimi mesi. Un suo rappresentante ha negato che la popstar abbia subìto violenze da parte del rapper, a processo per abusi e altre cose orrende che avrete letto ovunque. «Sebbene Justin non sia tra le vittime di Combs, ci sono persone che sono state realmente danneggiate da lui. Distogliere l’attenzione da questa realtà significa sminuire la giustizia che queste vittime meritano di diritto».
Ma in questi anni Bieber sta tagliando i ponti col passato tutto. Oltre che con Braun, ha concluso la sua relazione con Ryan Good, co-fondatore del suo marchio di abbigliamento, Drew House, iniziando a lavorare a un nuovo brand e con un altro team. Per annunciare il nuovo marchio, ha pubblicato un video realizzato in 3D in cui sfreccia su una sorta di monopattino elettrico a cui finisce la batteria (scooter?), entra in una casa e gli dà fuoco. Pare inoltre che abbia estromesso dalla sua vita tutti i collaboratori storici. E anche sui social c’è stato un cambio di rotta. Basta foto da cantante, sì a post poco chiari e a sfoghi personali.
Recentemente ha condiviso lo screenshot di una conversazione con una persona che gli scrive: «Non sono abituato a qualcuno che si scaglia contro di me. Non è che non veda e non senta la tua rabbia». Bieber ha risposto che la sua amicizia con questa persona «è ufficialmente finita. Non reprimerò mai le mie emozioni per qualcuno. Se non ti piace la mia rabbia, non mi ami. La mia rabbia è una risposta al dolore che ho provato. Chiedere a una persona traumatizzata di non esserlo è semplicemente meschino». «Da bambino mi dicevano sempre di non odiare. Mi faceva sentire come se non mi fosse permesso farlo. Mi ha fatto sentire come se stessi annegando», aveva scritto qualche mese fa.
Tra le cose che non ha tagliato c’è però la fede, da sempre nota e che pare essere ancora uno dei suoi porti sicuri. Justin aderisce alle credenze di Churchome, una comunità cristiana non confessionale con una sede a Beverly Hills, gestita dal pastore Judah Smith, che è anche suo consulente spirituale. «Parliamo sempre e preghiamo molto. Riflettiamo molto insieme», ha dichiarato Smith al Daily Mail.
Tante informazioni, troppe, tutte confuse. Ogni tanto esce un nuovo video che lo ritrae sciupato e che fa il giro del web. La sua vita intanto continua ad essere la soap opera del momento: TikTok è pieno zeppo di creator che pontificano su teorie lette chissà dove allo scopo di “spill the tea” e macinare cuori. Tutto trattato alla stessa maniera: i problemi di salute delle star, il gossip, il caso di Garlasco, i Labubu. Fino a quando diventa importante pubblicare il contenuto sulla salute mentale.
Se vieni da Internet tutto è concesso. Chi ti crea ti distrugge. E se sembra sotto gli occhi di tutti che Bieber stia attraversando un periodo complesso, è anche abbastanza chiaro che le persone vogliano sempre di più assistere alla caduta della prossima stella.
Da questo periodo, Justin potrà uscire in due modi: schiacciato, oppure chissà, magari tirando fuori il suo disco migliore. Pare manchi poco. Nell’attesa, domani uscirà un nuovo video su cui esclamare «no way».