Rolling Stone Italia

«Via i telefoni!»: i Green Day hanno inaugurato l’era di ‘Saviors’

Incazzati e nostalgici il giusto: cronaca del concerto di ieri sera per pochi fortunati all’Irving Plaza di New York. «State uniti»

Foto: Sacha Lecca per Rolling Stone US

«Via i telefoni!» ha urlato Billie Joe Armstrong ai 1100 fan accalcati ieri sera all’Irving Plaza di New York per il concerto-festa dei Green Day organizzato da SiriusXM per l’uscita di Saviors. «Metteteli via! Godetevi il momento. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che quel cazzo di Elon Musk si lamenti di qualcosa»

Si riferiva al tweet di Capodanno in cui Musk diceva che i Green Day sono passati dall’infuriarsi col sistema all’assecondarlo giacché al Dick Clark’s New Year’s Rockin’ Eve avevano osato aggiungere un vago riferimento anti-Trump al testo di American Idiot.

Se Musk fosse stato all’Irving Plaza ieri sera, avrebbe capito quant’è assurda l’idea che i Green Day facciano anche solo vagamente propaganda ai potenti con canzoni come The American Dream Is Killing Me. Anche nel 2024 rimangono un gruppo originale e potente che nulla ha perso della sua rabbia, nonostante s’avvicini al quarantesimo anno d’attività.

Foto: Sacha Lecca per Rolling Stone US

Che è poi il motivo per il quale fan provenienti da ogni parte del Paese sono venuti a New York restando per ore al gelo in attesa dell’apertura delle porte. Si sono finalmente riscaldati quando le luci si sono spente, è partita la hit del 1958 di Chuck Rio Tequila e la band è salita sul palco per suonare un’incazzata American Idiot.

È arrivato poi un mini-set di pezzi di Saviors, tra cui One Eyed Bastard alla prima esecuzione pubblica. Non è roba che puoi fare in uno stadio, motivo per cui quest’estate suoneranno gli album Dookie e American Idiot da cima a fondo, ma in un club funziona alla grande. Si sono sentite Look Ma, No Brains! (“Il nonsense è la mia eroina”) e The American Dream Is Killing Me che in buona sostanza è un aggiornamento di American Idiot per l’era di Trump e della disinformazione. “Lancia un S.O.S.”, ringhia Armstrong. “La situazione si fa seria, hanno raso al suolo la tua casa di famiglia, ora c’è un condominio”.

Foto: Sacha Lecca per Rolling Stone US

La parte dedicata a Saviors si è chiusa con la giocosa e bisex Bobby Sox e con 1981, tributo ai primi giorni di MTV. Siccome hanno fatto i primi sei pezzi dell’album, per un attimo s’è pensato che l’avrebbero suonato per intero, come quando fecero American Idiot sempre all’Irving Plaza la settimana in cui uscì, nel settembre del 2004.

E invece no. Hanno messo da parte Saviors per rivisitare pezzi del loro ampio catalogo, iniziando con una quadrupla dose di Dookie: Burnout, Longview, Welcome to Paradise, She, una botta di nostalgia anni ’90 che ha infiammato i fan e spinto a fare crodwsurf gente che probabilmente non vedeva un pit da vent’anni.

L’orologio si è spostato avanti di un decennio per Holiday, Boulevard of Broken Dreams e Letterbomb da American Idiot. Erano canzoni sconosciute quando i Green Day le suonarono per la prima volta qui all’Irving Plaza, ora sono inni rock da stadio che non hanno perso alcunché della loro potenza.

Foto: Sacha Lecca per Rolling Stone US

Ascoltare le ultime dieci canzoni è stato un po’ come sentire il catalogo dei Green Day attivando la funzione shuffle, senza alcuna possibilità di indovinare il pezzo che sarebbe venuto dopo. Ecco allora Minority (2000), 2000 Light Years Away (1991), Stuart and the Ave (1995) e Revolution Radio (2016). Alla fine sono tornati ad American Idiot con Homecoming e Whatshername, canzone sentite pochissime volte dal tour dell’epoca.

«Vi amiamo», ha detto Armstrong alla fine di Whatshername. «Vi amiamo tantissimo. Vi auguriamo il meglio, sempre. La famiglia, gli amici, state uniti. Abbracciatevi. E buonanotte».

Se fosse stato un concerto normale sarebbe tornati per fare Wake Me Up When September Ends, Jesus of Suburbia e Good Riddance (Time of Your Life). Ma non era un concerto normale e quindi niente bis. I fan non sono sembrati particolarmente dispiaciuti della cosa mentre uscivano al gelo newyorkese. In fondo, avevano appena assistito a uno show fuori dal comune da parte di una delle ultime band anni ’90 che si rifiuta di crogiolarsi nel passato.

Foto: Sacha Lecca per Rolling Stone US

I Green Day torneranno in estate col loro show fatto di fuochi d’artificio, macchine del fumo e tutte i brani di American Idiot e Dookie. Speriamo ci sia spazio anche per qualche canzone di Saviors. All’Irving Plaza hanno dimostrato che non sfigurano a fianco degli altri pezzi della loro discografia.

Set list:

American Idiot

Look Ma, No Brains!
The American Dream Is Killing Me

Dilemma

One Eyed Bastard
Bobby Sox

1981

Burnout

Longview

Welcome to Paradise

She

Holiday
Boulevard of Broken Dreams
Letterbomb
Minority
2000 Light Years Away

One of My Lies
Stuart and the Ave
Christie Road
Brain Stew
St. Jimmy
Warning

Revolution Radio

Basket Case
Homecoming

Whatsername

Da Rolling Stone US.

Iscriviti