Tutti i Tony Effe sul palco del Circo Massimo | Rolling Stone Italia
Telefonini e mutandine

Tutti i Tony Effe sul palco del Circo Massimo

Ieri sera c’erano il riccetto poco raccomandabile, l’anti-Fedez, il rapper della Dark Polo Gang, il romano per turisti, l’italiano vero. Ecco com’è stato il concertone che “non s’aveva da fare” e alla fine si è fatto, ma senza clamore

Tutti i Tony Effe sul palco del Circo Massimo

Tony Effe

Foto: Ilaria Ieie

Fuochi d’artificio uscendo dal Circo Massimo dopo il concerto di Tony Effe, domenica verso mezzanotte. Scaletta lunghissima considerati i tempi stretti della trap: due ore di grandi successi generalisti coi feat di Ghali, Rose Villain, Tedua, Artie 5ive. Pure il Tommy Cash di Espresso macchiato al quale Tony, come si sa, ha aggiunto poche perle di italian pride tipo: “Evado i milioni bitch / sono il nuovo Berlusconi”. Nel mezzo una reunion non annunciata della Dark Polo Gang: Wayne con addosso una invidiabile t-shirt grigia di Padre Pio (“Sin” scritto sul retro), Side/Arturo in completo da allenamento dell’AS Roma, uscito di casa a fare quattro passi oltre il fiume, Pyrex in nero, Sick Luke ai controlli. «Stasera siamo nel 2016», annuncerà. Magari.

I fuochi d’artificio non fanno parte dello spettacolo ma, invisibili nella notte, ogni notte, appartengono a una delle leggende urbane più diffuse a Roma, quella secondo cui le gang si avviserebbero così della consegna del carico. Ti spiegheranno che no, che la malavita ha modi senz’altro più discreti per farsi gli affari suoi. Però il sospetto di fieste messicane che celano messaggi cifrati, buone per la sceneggiatura di un filmaccio di narcos, non perde il suo fascino. Sulla topologia misteriosa della città coi mondi di mezzo e quelli di sotto (secondo il vecchio quadro di Suburra), segrete corrispondenze, botti, botole e buche, sul fascino del milieu (avrebbero detto i francesi), mafia e malavita, Tony Effe figlio del quartiere Monti ha costruito buona parte del suo personaggio. Non è il solo. L’idea non è neanche sua.

Ha lasciato intendere fin dai tempi della Dark Polo Gang, “droga prima della musica / droga e soldi prima di tutto”, cito a caso, “soldi su ogni cosa / sai che siamo la moda (droga)”, con una chiarezza cinica e sbruffona e una freschezza di scrittura oggi invidiabile, che il pentolone dove cuociono cocaina, parole e successo poteva essere una metafora alchemica, oppure no. Oppure tutte e due: “Avevo cose in casa / ora ho una nuova casa”. E questo è diventato uno dei versi migliori di Colpevole (perché un verso su dieci di Tony Effe è superiore, niente da dire), la prima svolta di scaletta.

Qui sul ritornello “siamo nati colpevoli” entrano in scena bandiere scure con su scritto in rosso “Free Zep”. Zep Dembo, condannato a 11 anni per omicidio volontario è una storia complicata da raccontare senza farsi aiutare da Chi l’ha visto e dagli avvocati. Free anche Kevin, Ciccio, Vegeta, secondo il ritornello, altri nomi e storie complicate, per niente raccomandabili comunque. Non mi aspettavo certo “free Palestine” (la romanità da curva sud di Tony è avarissima di slanci internazionalisti e gemellaggi). Neppure mi aspettavo che, come ai vecchi tempi, i 99 Posse iniziassero a leggere la lista dei compagni incarcerati. Ma il problema non è questo.

Foto: Roberto Panucci

Che cosa è oggi, cosa è stato, cosa sarà eventualmente Tony Effe non è affare di questa recensione, che non darà consigli in merito. Icon. Travestito nella prima parte (la più efficace) da pugile iperrealista, riccetto pochissimo raccomandabile con “i pantaloni sotto il culo / ti prendo per il culo”, come ha riassunto genialmente Bello Figo. Ho già letto qualche titolo sulla serata del Circo Massimo: la notizia è che gli sono cascati i pantaloni che teneva a mezz’asta sotto le mutande, scena da cinepanettone, ci arriviamo, non mi aspetto niente dal moralismo insopportabile del giornalismo italiano, ma lui così paga per tutti, catturato in una spirale dalla quale non si esce.

Questo concerto del Circo Massimo ha una storia lunga. Doveva cantare qui la notte di capodanno, fu respinto per i “testi offensivi”, affittò per vendetta il Palasport, vide le cose andargli ugualmente storte al festival di Sanremo. Passato inosservato, annunciò fidanzamento e paternità. Sono passati sei mesi ma sembrano anni. Il fantasma del flop in quest’estate in cui tutti sono diventati esperti impresari ha rincorso Tony Effe fin dal giorno del famoso spot girato qua in location con Francesco Totti, per smuovere le vendite, e fino alla domenica in cui l’arena da concerti ora prudentemente ricavata sul lato del monumento verso il lungo Tevere si è scoperta effettivamente piena soltanto per metà.

Di pubblico che oltretutto poco si mescolava. In tribuna soprattutto giovani famigliole da vacanza al mare, tra Anzio e Santa Marinella, coi regazzini e la regazzine, anche piccolissimi ma agguerriti, in fila per un selfie con Christian De Sica, regista del prossimo cinepanettone con Tony, prima di cantare perfettamente a memoria i “testi offensivi” di Miu Miu, di Dopo le 4 con Tedua in persona, il catalogo mozartiano delle belle che amò il padron mio. E il dissing famosissimo Chiara (“dice che mi adora / dice che non vedeva l’ora / Ti piace uomo oppure donna?”), perché piace vincere facile. Tony Effe l’anti-Fedez è l’incarnazione peggiore. Leggenda urbana, apparizione new normie, t-shirt bianca e bermuda scuri, italiano vero (e poi: Loropiana, Gucci, Guess Jeans), ok. Però Sesso e samba sembrava fosse un pezzo di due, forse venti anni fa, già nostalgia. Damme una mano, di nuovo sbagliata nella piccola modulazione del ritornello, una momentanea chiusura del cerchio da parte di chi ha saputo raccontare Roma molto meglio di così.

Foto: Ilaria Ieie

Roma quando vuole ti tira in fondo. È un set di Fellini a Cinecittà, la spider del Sorpasso, Alberto Sordi “m’hai provocato” sulla maglietta nera dell’ultimo outfit di Tony Effe: una condanna, un brutto segno, appeso al muro di una finta osteria per turisti. Luna park, eterna vacanza piccolissimo borghese tra bulli e famosi, Luiss e Torpigna (come in Vacanze di Natale il primo, l’equivalente di Tony era Claudio Amendola), movida, i TikTok del sindaco, i lavori della metro, le piazze di spaccio. Sotto il palco altro smarrimento: Tony ha faticato a domare i telefonini, le mutandine, le magliette tirate a decine. Chiedeva piuttosto ai ragazzi di «fare i cerchi», il vecchio pogo, senza grande successo.

Una notazione sui feat: non ci credeva nessuno, chissà perché. Ghali ormai non finge più nemmeno il playback (come Dalla, ai tempi suoi), Tedua quasi non s’è visto, forse un po’ Rose Villain, Artie 5ive si è impegnato per Nella trap. “Un chilo e mezzo di collana / quando fotto dondola”, le regazzine felicissime. Tony Effe si intrattenuto molto di più con due piskelletti dark raccolti tra le folle, che ha fatto salire sul palco e ce li ha lasciati un bel po’, ad ascoltarsi assieme a loro. «A presto con nuova musica», ha salutato tutti. Ce ne sarà bisogno.

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