Siamo stati al secret gig dei Rolling Stones con Lady Gaga | Rolling Stone Italia
Sweet Sounds of NYC

Siamo stati al secret gig dei Rolling Stones con Lady Gaga

Doveva essere il party di lancio di ‘Hackney Diamonds’, è stato un breve concerto. L’invito recitava «Vestitevi bene, è una festa!». Lo è stata. Vedere la band suonare in un club da 600 posti è surreale

Siamo stati al secret gig dei Rolling Stones con Lady Gaga

I Rolling Stones al Racket di NYC con Lady Gaga

Foto: Kevin Mazur/Getty Images per Rolling Stone US

Le celebrities, gli addetti ai lavori e i giornalisti che ieri sera erano al Racket di New York avevano più di una ragione per sospettare che avrebbero assistito a un concerto dei Rolling Stones, ma non lo sapevano con certezza. Gli inviti parlavano genericamente di una festa per l’uscita di Hackney Diamonds. Telefoni e smartwatch sarebbero stati requisiti, non erano ammesse «bodyguard armate», né «sicurezza privata». Infine l’invito: «Vestitevi bene, è una festa!».

Il party ha avuto inizio con un dj set di Questlove e Samantha Urbani, mentre l’area vip si riempiva lentamente di gente come Elvis Costello, Daniel Craig, Rachel Weisz, Chris Rock. Per tutta la settimana erano circolate voci su un mini set degli Stones e il palco era allestito con la loro strumentazione, ma sembrava un sogno impossibile vedere la più grande rock band del mondo in un club da 600 posti che in calendario ha due serate con Ben Kweller e una tribute band dei Talking Heads.

Dopo le 22 le luci si sono abbassate e gli Stones sono saliti sul palco. Oltre a Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood, il bassista Darryl Jones e il batterista Steve Jordan, c’erano “solo” il tastierista Matt Clifford e la corista Chanel Haynes (erano assenti, per la serata, Chuck Leavell, Bernard Fowler, Sasha Allen, Karl Denson, Tim Ries). «Come va?», ha chiesto Jagger. «Vi state divertendo? Suoneremo un po’ di roba vecchia e un po’ di roba nuova».

Hanno iniziato col repertorio d’annata, tornando al 1978 con Shattered, un’ode a una New York molto più squallida di quella odierna. È stata la prima esibizione degli Stones da più di un anno a questa parte e in alcuni ambienti c’è stata preoccupazione quando il tour estivo già fissato è stato annullato senza fornire alcuna spiegazione. Ieri sera, comunque, non si è notata alcuna traccia di ruggine. Jagger era in forma smagliante mentre si muoveva sul piccolo palco e cantava la storia di topi del West Side e cimici dei quartieri alti senza nemmeno lanciare un’occhiata al gobbo.

Subito dopo hanno fatto per la prima volta live Angry e Whole Wide World, due dei brani migliori di Hackney Diamonds, che sta facendo incetta di recensioni che lo definiscono il miglior album degli Stones degli ultimi decenni (dai tempi di Steel Wheels? Di Undercover? Persino di Tattoo You? Ci servirà qualche altro ascolto per esserne certi, ma non c’è dubbio che sia molto bello). Entrambe le canzoni, sul palco, sono state entusiasmanti.

«Sembra che lanciamo sempre i nostri nuovi album a New York», ha detto Jagger. «L’abbiamo fatto in un dirigibile [nel 2002]. L’abbiamo fatto sul pianale di un camion che percorreva la 5th Avenue [nel 1975]. L’abbiamo fatto in una decappottabile sul ponte di Brooklyn [nel 1997] e su un treno alla Grand Central [nel 1989]. Ci mancavano così tanto, i lanci, che abbiamo dovuto fare un altro disco».

È poi arrivata Tumblin’ Dice, senza però la consueta lunga coda finale vista la formazione ridotta. È stata più veloce e sporca, simile all’originale su Exile on Main St, con Chanel Haynes che ha fatto un lavoro straordinario ai cori. La sua unica esibizione precedente con gli Stones risale al 2022, quando l’hanno portata a Milano all’ultimo minuto per cantare Gimme Shelter al posto di Sasha Allen. All’epoca recitava nel ruolo di Tina Turner sul palcoscenico del West End di Londra ed è stata licenziata dalla produzione per aver mancato uno spettacolo. Se non altro, è riuscita a tornare sul palco con gli Stones.

«È il primo concerto che facciamo in un club di New York da parecchio tempo a questa parte», ha detto Jagger alla fine della canzone. «Venivo in questo locale quando si chiamava Highline. Poi si è diventato Blow e poi Powder. Comunque, è bello essere qui a fare un po’ di casino. E col prossimo pezzo ne faremo parecchio: si chiama Bite My Head Off». È la canzone di Hackney Diamonds con Paul McCartney al basso. Sarebbe stato un momento davvero storico vederlo sul palco con loro, ma il Beatle è in tour in Australia. Gli Stones l’hanno fatta a tutta birra, mentre Richards e Wood si scambiavano allegramente i riff. “Pensi che io sia la tua puttana?”, ha ruggito Jagger. “Ti sto solo fottendo il cervello!».

Dopo le presentazioni della band, Jagger ha detto al pubblico che sicuramente conosceva la canzone seguente. Era Jumpin’ Jack Flash, e vederla suonare da vicino, in un club caldissimo, piuttosto che in uno stadio da 80 mila posti è stato semplicemente surreale. E anche se l’hanno fatta 1200 volte negli ultimi 55 anni, più di qualsiasi altra canzone del loro ampio repertorio, la versione del Racket è sembrata tutto tranne che meccanica.

Alla fine sono scesi dal palco, tornando dopo un minuto per il debutto live di Sweet Sounds of Heaven. Lady Gaga canta con loro, nel disco, e non è stata una sorpresa vederla salire sul palco del Racket, visto che stava assistendo allo show dietro le quinte. Con indosso una tuta rossa di paillettes, è sembrata raggiante di gioia e ha fatto volare altissimo la ballad a tinte gospel. «New York City, i Rolling Stones!», ha urlato Gaga alla fine. «Fate un inchino».

Era un climax impossibile da superare e difatti non ci hanno neppure provato. Anche se hanno fatto solo sette canzoni, di cui appena tre vecche, nessuno se n’è andato scontento. Il Racket è il locale più piccolo in cui gli Stones abbiano mai suonato a New York e, probabilmente, quello di ieri è l’unico concerto che terranno quest’anno. Sapevamo tutti quanti, alla fine, di aver appena assistito a un evento di portata storica.

Lo show ha anticipato un tour negli stadi che, molto probabilmente, attraverserà l’America la prossima estate. Speriamo che, diversamente dal solito, mettano in scaletta più di due o tre brani di Hackney Diamonds, perché non è un altro Voodoo Lounge o Bridges to Babylon, non è un album con poche canzoni decenti e un sacco di riempitivi. È un grandissimo risultato che nessuno si aspettava da un gruppo nato all’epoca in cui il presidente era JFK.

In passato sono sembrati più volte vicini alla fine e non saranno più gli stessi senza Charlie Watts, ma ieri sera i Rolling Stones hanno dimostrato che ci sarà almeno un altro grande capitolo prima della fine della saga.

Da Rolling Stone US.