Salmo a San Siro, epica etica tecnica pathos | Rolling Stone Italia
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Salmo a San Siro, epica etica tecnica pathos

Il Pibe de oro del rap s’è preso lo stadio col volume e la potenza, ma anche con un'idea di musica controcorrente e grandi doti da intrattenitore. E sì, c’è stata anche la rap-pacificazione con Fedez. Tra crossover, vecchio hip hop e lezioni di pogo, il match tra zarri e fichetti è finito 3-0

Salmo a San Siro, epica etica tecnica pathos

Salmo a San Siro

Foto: Sergione Infuso/Corbis via Getty Images

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Non avrebbe potuto giocarsela meglio uno come lui, nato nel 1984, “l’anno dei miracoli, muore Berlinguer e Maradona al Napoli”, cresciuto “sempre col pallone in mano, sette su sette, piedi nudi sull’asfalto tra vie strette”. L’erba di San Siro, su cui avevano ballato i tacchetti di Diego in un incredibile Inter-Napoli del 1985 trasformando lo stadio in una bolgia, ieri sera era ricoperta da rotoli di plastica per non rovinare il campo, ma lo spettacolo del Pibe de oro del rap ha esaltato i suoi tifosi grazie a qualità che – non importa che sia un calciatore o un cantante – sono fondamentali per tenere botta in un’arena così grande: adrenalina, potenza, classe e divertimento, il suo che poi è quello degli altri.

Dopo essersi allenato facendo flessioni sull’asfalto bollente della tangenziale (come testimoniano le sue storie su Instagram), Salmo si è presentato in campo con uno show gigante: 60 metri quadri di palco con scenografia a piramide in cui i batterista stava a due metri da terra, geyser, fiamme, fuochi d’artificio e ben 500 corpi illuminanti. Non male per uno dei pochi rapper “dal profilo basso” – come ironicamente, ma non troppo, si descrive in Stai zitto – allergico al bling bling per origine e per attitudine punk-rock. Certo, c’era la voglia, tantissima, di dimostrare a sé stesso e agli altri di avercela fatta, l’outsider di Olbia che gioca fin dall’inizio con lo spettro del Flop, tanto da intitolarci un disco, come a voler sdrammatizzare il successo ottenuto.

Eccola quindi la provincia che diventa ombelico del mondo (la cit. di Jova non è a caso), Olbia contro Porto Cervo, l’orgoglio zarro, con classe, contro i fichetti milanesi: due ore e mezza di concerto sudatissimo, suonato per davvero, con la batteria che pesta hard rock, le chitarre che ogni tanto diventano blues alla Jon Spencer e il basso di Dade. Per chi non se ricorda, era uno dei Linea 77, il gruppo che vent’anni fa ha portato il crossover e il nu metal in Italia. Chi c’era invece si ricorderà i loro live come una delle cose migliori della musica italiana di quel periodo, erano i nostri Rage Against The Machine, adrenalina pura. E proprio i concerti dei Linea 77, di cui Salmo era grande fan, sembrano essere stati la reference principale di ieri sera, volume & viuleeenza, con in più un senso dello show che fa di lui un grande intrattenitore, una sorta di Fiorello hardcore animatore di un villaggio vacanze con teschi e bagni zozzi con le scritte sopra come ci mostravano le immagini in movimento sui giganteschi schermi dietro il palco: un immaginario cyber metallaro, un tempo alternativo e che ora risulta autenticamente “classico”.

Così, in una scaletta densa di pezzi tiratissimi, da Russell Crowe a Daytona, Salmo si è vestito da prete, si è messo una parrucca, ha rappato a cappella La prima volta, e ha spiegato ai più giovani – erano davvero tanti – cos’è il pogo («Non è una rissa, se qualcuno cade lo rialzate», ha detto) dividendo la folla come Mosè per farla scatenare al suo via. Ma Salmo è “anche” un rapper e ci tiene a ricordarlo, soprattutto quando mette in pausa la band e fa beatbox sulle basi del dj Damianito che scratcha a mo’ di “vecchia scuola” introducendo sul palco gli ospiti: le grida del pubblico per Noyz Narcos e Nitro dimostrano che il flow heavy è il più gradito anche nel momento strettamente hip hop del concerto. Come rappa Ensi in un freestyle (eh sì, c’era proprio tutto, mancava solo un po’ di breakdance!), citando i Colle Der Fomento, Salmo “flippa solo hardcore” (lacrimucce di nostalgia da boomer per questa cit.) ma non per questo è meno credibile nella versione romantica – quella a luci spente e accendini, pardon, telefonini accesi – con Blanco ospite a cantare La canzone nostra in piedi sulla Cadillac che dominava la scena dalla metà in poi del live.

In questo super show, che ci ha fatto saltare e emozionare come si deve, c’è stato spazio anche per l’annunciata gag con Fedez, la famosa “rap-pacificazione”. Avevano litigato, non è importante ricordare il perché, sempre che ce ne sia uno. Ma non si può non notare la distanza siderale tra i due, partiti con un comune background di attitudine punk-rock mixata con l’hip hop, i concerti nei centri sociali, le battle tra MC, eccetera eccetera, per arrivare poi a prendere due strade diverse: da un lato Salmo e dall’altro il mondo che Salmo prende per i fondelli in tutti i suoi testi, quello di Sanremo, dei tormentoni estivi, dei social. Quello di Fedez, insomma.

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