Il report della residency di Bad Bunny a Porto Rico | Rolling Stone Italia
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Nessun concerto è come la residency di Bad Bunny a Porto Rico

Una maratona di 3 ore e 30 canzoni che si ripeterà per 30 giorni. Ma ciò che rende uniche queste esibizioni è il clima che viene a crearsi tra la popstar e il suo pubblico di casa. Il report

Nessun concerto è come la residency di Bad Bunny a Porto Rico

Bad Bunny durante un concerto della sua residency a Porto Rico

Foto: Kevin Mazur/Getty Images

Se Bad Bunny fosse un artista convenzionale, avrebbe potuto organizzare il classico tour capace di garantirgli fama e una crescita costante di fan, riempiendo stadi negli Stati Uniti e nel resto del mondo, attirando più attenzione e guadagnando più soldi. Ma ciò che ha reso Bad Bunny una delle figure più amate e affascinanti della musica degli ultimi anni è proprio il fatto di non essersi mai considerato come l’obiettivo finale: al contrario, il suo vero scopo è sempre stato mostrare al mondo un pezzo della sua Porto Rico.

È questo l’impulso che sta dietro No Me Quiero Ir De Aquí, la sua residenza da 30 date nella celebre arena da 18.500 posti El Coliseo de Puerto Rico José Miguel Agrelot. L’idea non è solo intrigante dal punto di vista artistico, ma anche emotivamente toccante: non è soltanto una celebrazione della patria, delle radici e della tradizione, ma anche un invito per i fan al di fuori dell’isola a immergersi davvero nel suo luogo d’origine. In più, la residenza è una maratona di tre ore e 30 canzoni, ricca tanto nello spettacolo quanto nella produzione, e funziona come una lettera d’amore a voce piena verso il suo paese e i suoi concittadini portoricani.

Un amore e un orgoglio reciproci: a San Juan, il giorno prima del concerto di venerdì, bar e automobili diffondevano la sua musica a tutto volume. In città sono apparsi murales giganti con il suo volto; altri raffiguravano Concho, il simpatico rospo diventato ormai una presenza fissa nei video e nella promozione del suo ultimo album Debí Tirar Más Fotos, attorno al quale è stato costruito lo spettacolo. I fan hanno invaso l’area esterna dell’El Coliseo, trasformata in un mini-festival con stand gastronomici e negozi temporanei, sventolando bandiere e indossando cappelli jíbaro, prima di affluire nell’arena per l’inizio dello spettacolo previsto alle 21:00 in punto: nessuno voleva perdersi neanche un secondo di ciò che Benito stava per mettere in scena.

Puntuali, le luci si sono spente, rivelando un palco progettato per evocare un’immagine incontaminata e selvaggia degli oceani e delle montagne dell’isola. Due ballerini sono apparsi per raccontare la storia di Porto Rico prima che le percussioni di Alambre Puá risuonassero forti. Bad Bunny ha presentato il brano per la prima volta proprio durante il debutto della residenza, su un ritmo portoricano in stile bomba che ha dato spazio all’ingresso dei ballerini tradizionali.

Da lì, ha alternato pezzi tratti da Debí Tirar Más Fotos, come Ketu Tecré e la natalizia Pitorro de Coco. Nel frattempo, brevi spezzoni video mostravano Concho il rospo in dialogo con l’attore e regista portoricano Jacobo Morales; entrambi sono parte integrante della narrazione dell’album, con Morales nel ruolo di un anziano emigrato in una terra fredda e lontana, ora pervaso da una costante nostalgia per la sua isola.

Una delle transizioni più riuscite della serata avviene quando Concho e Morales ricordano le spiagge di Porto Rico, aprendo la strada all’ingresso della band portoricana e degli ospiti Chuwi per guidare il coro di Welita. A concludere questa sezione, la band tradizionale Los Pleneros de la Cresta ha regalato al pubblico un’immersione nel genere locale della plena.

Lo spettacolo sorprende anche per varietà: a un certo punto, Bad Bunny appare dall’altra parte dell’arena in una casetta rosa – La Casita, come viene chiamata nello show – per dare il via a una festa scatenata, eseguendo alcuni classici del suo repertorio (Bichiyal, No Me Conoce) e i brani più energici del nuovo album. Il pubblico è esploso di entusiasmo quando Young Miko è uscita da La Casita per cantare Fina.

Conclusa quella parte, Bad Bunny è tornato sul palco principale accompagnato da una band di salsa per una versione accelerata di Callaíta, seguita dall’esecuzione di uno dei suoi brani più amati, Baile Inolvidable. A sorpresa, è salito sul palco anche la leggenda della salsa Gilberto Santa Rosa, accolto da un’ovazione. A 62 anni, Gilberto ha mostrato tutta la sua energia, interpretando una versione di Agarro Bajando che ha fatto gridare il pubblico al bis.

Durante lo spettacolo, Bad Bunny ha ricordato ai portoricani che gran parte della magia nasce proprio da loro: le prime nove esibizioni, salvo qualche invito riservato alla stampa, sono state pensate esclusivamente per i residenti. Con l’apertura della residenza a un pubblico sempre più internazionale nelle settimane a venire, è evidente che sarà l’alchimia irripetibile dello spirito portoricano a rendere ogni serata un’esperienza unica nella vita per chi vi parteciperà.

Da Rolling Stone US.

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