Madame: così si fa un Forum, così si fa il pop | Rolling Stone Italia
She’s kicking ass

Madame: così si fa un Forum, così si fa il pop

Alla sua prima volta ad Assago, Francesca, cantando anche sospesa nel vuoto a cinque metri d’altezza, ha dimostrato che anche nella dimensione dal vivo non somiglia a nessun altro

Madame: così si fa un Forum, così si fa il pop

Madame al Forum

Foto: Arianna Carotta

Nella scena finale del film di Jonathan Dayton e Valerie Faris Little Miss Sunshine, la protagonista settenne Olive si prende il palco di un concorso di bellezza e, vestita col frac, spariglia tutte le regole e balla sulle note di Super Freak. “She’s a very kinky girl”, canta in quel pezzo Rick James, per poi proclamare nel ritornello che sì, “she’s a super freak”, ma anche che “she’s all right”. Quando una delle giudici va dal padre di Olive e gli chiede che diamine stia facendo sua figlia, lui risponde: “She’s kicking ass”. Madame ha fatto lo stesso ieri sera, in un Mediolanum Forum di Assago andato subito sold out, dimostrando come la ex super freak della scena musicale italiana (sempre che non le piaccia, in fondo, esserlo ancora) sia cresciuta tantissimo, senza che ce ne accorgessimo davvero, almeno prima di questo live gigantesco.

Un live che è arrivato come balsamo, perché ci sono momenti storici che più di altri hanno bisogno delle cure che la musica sa regalare. E Madame, che questo peso sulle spalle non è sembrata averlo – anzi –, mai come in questa prima data del tour che andrà avanti fino a dicembre, è apparsa così libera e leggera, in un’ora mezza che ha marciato ai duecento allora, ci ha leccato qualche ferita dell’anima. Non sono tremate le gambe a Francesca Calearo, che in teoria avrebbe 21 anni ma quello è solo un numero, e su di lei i numeri scivolano via, perdono di senso, e se su Pensavo a…– Skit sembra un teenager spudorata, in pezzi come Quanto forte ti pensavo o Respirare potrebbe avere gli anni di Mina, per l’intensità che emana, per la padronanza che ha di tutto: voce, corpo, energia. Proprio in Respirare, Francesca canta “E penso solo al futuro, a quanto mi potrebbe dare/E penso sempre a se ho qualcosa in più da dare/Qualche cosa in più da dire”, e davvero sembra che il suo percorso, cominciato quando aveva 17 anni, sia stato quello di un’artista che guarda sempre avanti, e poco al presente. Come se sentisse alle spalle lo spauracchio del vivere in un momento in cui gli artisti vanno su e giù in un lampo, mentre lei non può fare a meno di tenere ben salda la prospettiva.

Foto: Arianna Carotta

C’è un termine che ora è parecchio usato ed abusato, quando si recensiscono i dischi e chi li fa, e cioè “derivativo”. Ecco, Madame non lo è mai stata, e al suo primo Forum ha mostrato che anche nella dimensione dal vivo non somiglia a nessun altro. Quel linguaggio del tutto nuovo, che aveva cominciato a prendere forma prima nelle pieghe sinuose di Anna e poi nel labirinto ipnotico di Sciccherie (entrambe in scaletta, anzi: nel cuore della scaletta) sei anni dopo è diventato un modo nuovo di fare pop dal vivo. Lo chiamo pop, non urban, e nemmeno rap (che rimane, e vedremo come) per il fatto che la grandeur dello show del 21 ottobre era da pop star navigata.

Così si fa un Forum, è stato il pensiero andato in crescendo, man mano che Francesca si mangiava il palco senza perdere mai di intensità. Così si fa il pop: senza far vedere lo sforzo che c’è dietro ad un evento così, senza rompere l’incantesimo mostrando la fatica, senza dover popolare il palco di mille ospiti, sottraendosi, così, all’effetto “programma televisivo dove ci vogliamo tutti tanto bene”.
Così si fa il pop, così lo fanno le grandi star, surfando i tra generi e prendendo in contropiede, e così ha fatto Madame con la scenografia curata da Jacopo Ricci che ha abbondato di fiammate alte fino al soffitto, roba che manco i Rammstein, i visual di Sergio Pappalettera sempre aderenti ai mood diversissimi del repertorio, e la pacca della sua band storica che nei pezzi più carichi ha picchiato come un gruppo metal. Per la cronaca: Dalila Murano alla batteria (pazzesca), Karme (Carmelo Caruso) alle tastiere, Estremo (Enrico Botta) alla consolle, Emanuele Nazzaro al basso e alle chitarre Luca Faraone, direttore artistico e musicale.

E in mezzo a tutto questo, che potrebbe sembrare piuttosto caotico, Francesca è sempre rimasta il centro, come una sorta di vampiro energetico ma con moto contrario: lei emana, non risucchia. Quello non è talento, e perdonerete se sta per arrivare la frase iper enfatica ma tocca: quello è fuoco. Così quando chi era con me al live se n’è uscito con “è ovvio che in una vita precedente lei facesse questo”, non l’ho preso per il culo. Anche perché poco dopo è arrivato un, come recita la scaletta, “Synterludio” techno, che ha lasciato spazio ad Avatar, traccia del suo ultimo disco L’amore, che Madame ha cantato sospesa nel vuoto, a cinque metri d’altezza, a testa in giù, che paura non ne ha. Roba che hanno fatto Rihanna e Lady Gaga (senza finire a testa in giù, per altro) al Super Bowl, dopo più del doppio di anni di carriera della ragazza di Vicenza.

Lo show, certo, ma in fondo c’è sempre un messaggio di amore: amare l’altro, amare se stessi. “Io – mi aveva detto allora diciassettenne in un’intervista che sembra appartenere ad un’altra vita – se si può dare come definizione, sono super pro all’amore. L’amore, che, se ci pensi, è il motore di tutto: per amore dell’altro si sono create le poesie, le canzoni, le opere più belle del mondo. L’amore costruisce spiritualità e la spiritualità costruisce l’amore”. Durante quell’incontro con una Madame che già aveva un pensiero magico (che non s’è dissolto nell’aria grazie a lei ma anche grazie al lavoro magnifico che ha fatto Sugar) c’era anche la migliore amica di sempre, Matilde, a cui ieri sera Francesca ha dedicato Milagro, con tanto di abbraccio finale. E mentre sul maxi schermo scorrevano le immagini delle loro gite al fiume, delle facce buffe, delle sigarette accese tra le dita dei piedi, tutti abbiamo pensato alla nostra, di Matilde, e vedi che alla fine si torna sempre all’amore.

Foto: Arianna Carotta

Poi certo, ci sono stati anche Blanco, per un duetto su Tutti muoiono (ed eccola servita la nostra meglio gioventù), e Fabri Fibra per Caos e Il mio amico, e hanno certamente impreziosito il live. Ma la sensazione è che non saranno quelle le tre esibizioni che rimarranno scolpite nella mente di un pubblico che, com’è ovvio, se le è cantate tutte, dagli esordi di 17 ai brani sanremesi. Rimarrà, credo, soprattutto lei, la nostra little miss sunshine, che non ha fatto la trap quando andava la trap “perché mi sarei sentita – spiegava nel 2019 – ridicola a cantare di abiti che non ho mai indossato e di cui non mi frega assolutamente niente”, che ha fatto il rap strappandone i bordi, e sta facendo il suo pop non derivativo per una fan base che la ama, eppure in un modo affascinante che fatico a spiegare, non vuole essere lei. Vuole ascoltare lei, sentirsi liberato da lei, che senza slogan e molto più politica di tanti altri, e come lei trovato la forza nelle braccia per nuotare contro corrente. Lo avevamo detto qui su Rolling l’anno scorso: “Madame è qui per restare, e per rendere il pop italiano un posto discretamente migliore”. Non possiamo che confermare.

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