Luca Carboni, la recensione del concerto al Forum, Milano | Rolling Stone Italia
Una grande festa

Luca Carboni al Forum ha dimostrato che «si può rinascere un’altra volta»

Da ‘Silvia lo sai’ a ‘Mare mare’ con Elisa, Jovanotti e Cremonini (anche al sax), il cantautore bolognese è tornato sul palco dopo la malattia, con la sua forza tranquilla. Come ritrovare un vecchio amico

Luca Carboni al Forum ha dimostrato che «si può rinascere un’altra volta»

Luca Carboni al Forum di Assago

Foto: Francesco Prandoni/Getty Images

Ci vuole un fisico bestiale per attraversare quarant’anni di musica, rimettersi in gioco dopo una brutta malattia e salire di nuovo sul palco con la voce delicata e luminosa di sempre. Luca Carboni ci è riuscito ieri sera, al Forum di Assago, dove si è ripreso la scena dopo aver domato un tumore al polmone diagnosticato nel 2022 sul quale, ha ammesso a margine del live, «i medici non mi avevano dato speranze». Un ritorno alla musica senza le fanfare dell’eroismo, ma cadenzato dai sospiri della gratitudine. Con la forza tranquilla di chi sa, ora più che mai, quanto vale ogni respiro. Davanti a un palazzetto gremito in ogni ordine e grado, come si sarebbe detto una volta, è passato dalle ballate più intime ai ritornelli che hanno segnato più generazioni. I brani, sospesi tra malinconia e leggerezza, in equilibrio tra rock ed elettronica, sono un viaggio nella memoria collettiva, tra sogni e disincanti, e con la certezza che le canzoni, se non possono farti guarire, almeno riescono a renderci la vita migliore.

Il concerto parte con Primavera e non potrebbe esserci scelta più coerente. È un brano che parla di cicli che ricominciano, di vita che rifiorisce anche dopo il freddo più lungo. L’attacco è lieve, quasi timido («ero terrorizzato dopo tanti anni senza palco»), ma basta una strofa per capire che non è solo una scelta azzeccata: è la metafora del momento in cui torna a connettersi con il pubblico. E quando la chiude, dicendo di aver scoperto «la bellezza che si può rinascere un’altra volta», sembra a stento trattenere il magone. Poi, piano piano, si sblocca in una serie di pezzi che ne hanno segnato la carriera, alternando tra gli esordi e gli snodi chiave. Da Sto pensando, dove sottolinea che «sto pensando che è bellissimo essere qua» a Ci stiamo sbagliando, che è stato «l’inizio di un viaggio incredibile che mi ha portato a scoprire quanti compagni di viaggio lo hanno fatto insieme a me». L’attesissima Fragole buone buone e canzoni meno note, ma che per lui hanno un significato speciale perché contenute in Forever, album che ha compiuto 40 anni, come Sarà un uomo, La mamma, Solarium, Ci sei perché, Caro Gesù. «Sono emozionatissimo», dice alternandolo ai «mamma mia», confermando lo stupore di chi non credeva che si sarebbe ritrovato ancora di fronte a tanta gente.

Gli autobus di notte, un invito alla lentezza in un’epoca che corre troppo veloce, tra synth morbidi e una voce fragile ma che riacquista vigore nota dopo nota, inaugura il filotto dei grandi successi che è difficile non cantare. Da La mia città a Farfallina, Inno nazionale, Mi ami davvero (col pubblico seduto in platea e sulle gradinate che gli rende omaggio con una standing ovation), L’amore che cos’è, Le ragazze, fino a Silvia lo sai, eseguita in acustico chitarra e voce, dove è catarsi nel passaggio “lo sai che Luca si buca ancora”.

 

 
 
 
 
 
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Da questo momento in poi il concerto prende un’altra strada, quella della rappresentazione della rinascita. Soprattutto grazie agli amici. Con Jovanotti ritorna la magia del tour nel 1992 «in cui non credeva nessuno e invece è stato fantastico» sulle note di Le storie d’amore e O è Natale tutti i giorni. Con Luca lo stesso e Bologna è una regola ribadisce che, nonostante tutto, la sua essenza non è mai cambiata anche per il rapporto speciale con la sua città. E la coda finale è tutta dedicata a chi gli è stato vicino negli ultimi tempi. Da Cremonini, che con San Luca lo ha riportato a cantare («la prima volta che usavo la voce dopo l’operazione»), Elisa in Vieni a vivere con me, che «mi ha dato forza quando ci siamo conosciuti nelle date con Cesare», e il tripudio con Mare mare dove tutti e quattro, Carboni, Jovanotti, Cremonini (anche al sax) ed Elisa fanno esplodere il Forum con la platea che, fino a quel momento seduta, ha perso ogni compostezza quasi per provare ad abbracciarlo. Alla fine spazio anche per Una grande festa, specchio della serata, e Ci vuole un fisico bestiale che, è il caso di dirlo, è necessario dopo tutto quello che ha attraversato.

Nell’incontro con la stampa Carboni ha spiegato che «i medici non mi avevano dato speranze, quindi ho vissuto un trauma profondo. Ho dovuto reagire e avendo avuto la possibilità di uscirne mi sento diverso e sono spinto a un’altra dimensione». Ha aggiunto che la musica, seppur importante, non è più l’unica cosa che conta, perché ora ci sono la pittura e la scrittura di un libro. Così, ha raccontato, più che un tour, «è interessante organizzare una serie di concerti unici, ognuno diverso ogni volta. Come quando andavo a sentire Francesco Guccini, in base a cosa beveva era sempre diverso», ha scherzato. Nello stesso modo i dischi: «Mi piacerebbe tornare, ma raccontare quello che vedo intorno come una volta, essere nuovo anche se ho 60 anni». In ogni caso, questi concerti (nel 2026 sono previsti a Bologna e Roma) non sembrano la sua last dance, ma un arrivederci a nuove ispirazioni. Con la consapevolezza che certe emozioni non si spengono, si lasciano riposare (dopo aver ballato fino all’ultimo).

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