Liberato, Giorgio Poi, Pop X: Les Nuits de la Bomba hanno sconquassato Parigi | Rolling Stone Italia
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Liberato, Giorgio Poi, Pop X: Les Nuits de la Bomba hanno sconquassato Parigi

Si è appena concluso un weekend di fratellanza italiana all’estero. Tutto merito della seconda edizione del festivalino itinerante che Bomba Dischi organizza nella Ville Lumière. Tra ‘Bella ciao’ improvvisate sul palco, birre a fiumi e quartetti d’archi

Liberato, Giorgio Poi, Pop X: Les Nuits de la Bomba hanno sconquassato Parigi

Liberato all'Olympia di Parigi

Foto: Giuseppe Maffia

Non si sa come, non si sa perché ma a una certa nel backstage di Pop X parte Bella ciao. Nel senso, siamo tutti palesemente alticci e ci ritroviamo a cantare a squarciagola finalmente una canzone che conosciamo tutti, sia la band che si sta preparando per suonare al piano di sotto della Bellevilloise, storica sala da concerti del centro di Parigi, sia lo stuolo di fan e amici aficionados, tra cui inspiegabilmente il sottoscritto, che ormai sono ammessi sul palco mentre la band suona.

Prima Davide Panizza ha messo dei canti popolari trentini che ovviamente solo la ristretta cerchia della band conosce. Poi, su Bella ciao, il coro è unisono. A quel punto, e sono minuscoli dettagli come questo che hanno reso speciale i tre giorni parigini de Les Nuits de la Bomba, Davide e Walter (l’altro co-fondatore del progetto ormai ventennale) si scambiano due sguardi e qualche accordo prima di salire sul palco insieme alla marmaglia di ubriachi cantanti. «La minore?», sì. Inizia con il La minore. Ed è così che, completamente last minute, i Pop_X salgono sul palco del seminterrato e iniziano il loro set con una versione accelerata di Bella ciao.

Pop_X alla Bellevilloise. Foto di Pippo Moscati

Vengo persino assoldato da Niccolò, il percussionista con cui ho parlato tutta la sera di musica noise e carte magic, per suonare i bonghi perché lui, tra pad e tutto il resto, alla fine non riesce «mai a suonarli». In preda ai fumi dell’alcol accetto la proposta. Mi viene consegnata quindi una parrucca rossa tipo Jessica Rabbit e i suddetti tamburelli. Sembro Maccio Capatonda nel video di Parco Sempione di Elio. Dopodiché i bonghi, nel bel mezzo di Secchio, si staccano improvvisamente dal loro supporto. Decidiamo di proseguire fino alla fine tenendoli appoggiati su un precarissimo sgabello trovato lì dietro sul palco.

La prima serata, iniziata con un Giorgio Poi al piano di sopra accompagnato da quartetto d’archi splendido e poi da un Franco126 in discreta forma (i due suoneranno insieme anche Nottetempo, unico feat che hanno finora), finisce così. Con una gigantesca sauna di pogo sudato dopo aver cantato qualche ora prima “Non voglio nieeente di speciaaaale, nooooo” al piano di sopra.

Giorgio Poi

Menzione speciale per Colombre e Maria Antonietta, coppia nella vita ma anche in questo ultimo Luna di miele che venerdì 15 settembre hanno suonato visibilmente emozionati per la prima volta davanti al pubblico, essendo proprio il giorno d’uscita. Tenerini e carini, e pure ironici nei testi di un disco che spensierato vuole e alla fine riesce a essere. Ci ritroveremo a bere e scherzare al terzo giorno, dopo il live di Liberato, in una birreria di fianco all’Olympia.

Torniamo però alla nostra linea temporale. La seconda serata viene strategicamente spostata al Trabendo, più a nord, all’interno della Cité de La Musique. È la serata dei nomi meno blasonati di Bomba Dischi, l’etichetta romana che organizza da ormai due anni il festival in terra francese. Anche perché è ormai chiaro che i francesi siano usciti di testa per questo nuova ondata di itpop bombadischiano. Lo shoegaze di Chiaroscuro, il neo-emomelodico di Sano dei Thrucollected, ma anche il synth pop di act locali come Civile: la serata è più pacata, anche per via dell’hangover mostruoso che grava sulle teste di chi la sera prima era al Bellevilloise. In più, fa molto più freddo per via della pioggia. È già autunno inoltrato a queste latitudini: cosa che rende più romantico un pomeriggio al cimitero Père-Lachaise, a trovare Chopin, Jim Morrison o Modigliani, ma anche più malinconica la vista delle varie tendopoli di clochard sotto le lunghe sopraelevate della metro, come nel lungo Boulevard de la Villette.

Insomma, sabato si va comunque a letto presto, perché è abbastanza chiaro che vanno tenute da parte delle cartucce per il gran finale di domenica sera: Liberato all’Olympia. Aperto da un Fenoaltea che ultimamente si sente parecchio nominare, sarà questa rinata febbre da djing che sta portando parecchia fortuna a gente come OKGiorgio, Liberato si palesa in orario, alle 20:50 come da copione, davanti a un pubblico che dire spiritato è riduttivo. Puoi capire che baccano possa fare ormai lo zoccolo duro della sua fanbase in un teatro da manco 2000 persone, quando il loro beniamino ormai è abituato ad aizzarne 50 mila. Vedi al Circo Massimo quest’estate o al Maradona l’anno prossimo.

Liberato e la bandiera palestinese

Verso la fine del live, dopo Tu t’e Scurdat’ ’e me e prima del finale di O core nun tene padrone, mi ritrovo al piano di sopra, dove c’è la cabina di regia, a chiacchierare con Francesco Lettieri, il regista di tutti i video del cantante napoletano e anche del suo film. Scherziamo perché, non potendo restare in piedi e coprire la visuale a chi è seduto dietro, ci ritroviamo in ginocchio. Con le mani appoggiate alla bassa transenna che ripara la regia dal resto del teatro, nella stessa posizione che avremmo se fossimo su un inginocchiatoio in chiesa a pregare. E allora alla fine preghiamo. Ringraziando che qualcuno di importante lassù come San Gennaro, o magari ancora più potente come Maradona ci abbia mandato Liberato (bandiera palestinese rigorosamente in bella vista sul palco), Bomba Dischi e questi tre giorni di caro vecchio burdell come se ne vedono sempre meno dopo i 35 anni. Amen.

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