Le Spice Girls a Wembley sono come Nino d'Angelo al San Paolo | Rolling Stone Italia
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Le Spice Girls a Wembley sono come Nino d’Angelo al San Paolo

Finiti gli anni ‘90, sono finiti anche i gruppi che possono permettersi di riempire gli stadi decenni dopo. Questa regola sembra non valere per Emma, Geri, Mel B e Mel C, che ieri sera hanno tirato giù lo stadio londinese

Le Spice Girls a Wembley sono come Nino d’Angelo al San Paolo

Spice Girls. Fonte: Getty

Alla fine abbiamo ceduto e siamo volati a Londra per il tour delle Spice Girls. A più di 10 anni dagli ultimi concerti e a più di venti dalla prima volta delle ragazze a Wembley, Emma, Geri, Mel B e Mel C chiudono la reunion con una sfilza di date nello stadio della città dove tutto è iniziato e, dopo il forfait di Victoria, non ce la siamo sentita di dare buca pure noi. E poi, le Spice a Wembley sono come Nino d’Angelo al San Paolo di Napoli. Specialità tipica, folklore locale.

Questo tour poi è una vera e propria celebrazione, non c’è tempo per pensare alla defezioni. «Saremo sempre 5» chiarisce Mel B in un video proiettato sugli schermi. Poi l’attenzione è tutta sullo show.

Già dal mattino ci accorgiamo che l’aria a Londra non è la stessa. Dall’aeroporto al centro è un tripudio di zeppe, codini, union jack e glitter. Le ragazze sono in città, i loro fan pure.

Vengono da tutto il mondo perché questa probabilmente sarà l’ultima occasione per vederle insieme. 13 date e poi chissà. Forse tra qualche anno riappariranno in qualche residency in qualche casinò di Las Vegas, forse no. Nel dubbio, le Spice hanno messo su un live che non lascia spazio a rimpianti. La produzione è spaventosa, il palco pure. Un anello gigante ricoperto di led che si accende in un modo nuovo a ogni pezzo. Ci sono i ballerini, ci sono i fuochi d’artificio, le luci, i coriandoli sparati in cielo. Ci sono le hit. Due ore di concerto in cui si concentra tutto il meglio della loro breve discografia.

A Wembley ci sono i fan della prima ora ma ci sono anche un sacco di ventenni, forse contagiati dalle madri o forse semplicemente accorsi per vedere l’ultima reunion che si meriti davvero questo titolo. Perché, siamo sinceri: finiti gli anni ‘90, sono finiti anche i gruppi che possono permettersi di riempire gli stadi decenni dopo, senza sforzarsi troppo. Sono finite le icone. Colpa del digitale, di YouTube e di un sacco di altre cose.

Alcune fan all’ingresso dello stadio di Wembley

Lo sanno bene le Spice, che, emozionatissime, per due ore conquistano Londra tornando a essere quelle ragazzine un po’ improbabili che nel 1997 diventavano le paladine di migliaia di ragazze e ragazzi un po’ sfigatelli di provincia. Gli stessi che sono qui stasera a festeggiare i 25 anni della band. Compreso il sottoscritto.

La prima cartuccia che viene sparata è Spice Up Your Life, seguita a ruota da Who Do You Think You Are? e Holler. Si passa dal momento ballatone con Viva Forever, Goodbye e si arriva a Too Much, Stop e anche a un accenno di We Will Rock You, tributo a chi quello stadio lo aveva fatto infiammare ben prima di loro. Si chiude con Wannabe. In mezzo cambi d’abito, coreografie e tutti i loro singoli più famosi ma stavolta – a differenza del tour precedente – non c’è spazio per le canzoni soliste. Nessuna competizione, solo un grande abbraccio, un ultimo saluto.

Emma Bunton si commuove: «È incredibile». Ha ragione. A guardarlo ora, il fenomeno Spice Girls è stato davvero incredibile. Come se fosse successo tutto al momento giusto, drama compresi. Complice una dose incredibile di fortuna, ma che importa.

Quello che importa è che, 25 anni dopo, Wembley si sia acceso ancora per Baby, Scary, Ginger, Sporty e virtualmente anche per Posh. E per tutti quei fan che, invecchiati, con figli a seguito e con troppe birre in mano, sono tornati qui a dimostrare ancora una volta che gli anni ‘90 non si uccidono così facilmente, soprattutto se avvolti in abiti rosa, union jack e tutine animalier.

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