Lazza e le sciure stanno ancora imparando a conoscersi | Rolling Stone Italia
Il ritorno a casa dell’eroe

Lazza e le sciure stanno ancora imparando a conoscersi

Da bravo operaio della musica, Lazza ha lavorato duro per allargare il suo pubblico. Il concerto di ieri sera al Forum di Assago è stato un successo, ma ha anche dimostrato che non è facile riunire nella stessa sala genitori-appendiabiti e figli della strada

Lazza e le sciure stanno ancora imparando a conoscersi

Lazza

Foto: Getty Images

Lui l’aveva detto, alla milanese per non tradire le sue origini: ad ascoltare la sua musica Lazza vuole anche le sciure. Quello che non aveva detto era che con le sciure e gli sciuri non ha ancora trovato il giusto linguaggio per interagire. La questione non vale per la verità solo per i genitori dei giovani fan o per gli over 40 che hanno iniziato a prestargli orecchio, ma anche per buona parte del suo pubblico, talmente variegato da rendere difficile una comunicazione del tutto efficace. Anche se sa di essere il rapper più eclettico in circolazione, Lazza non sembra averci fatto del tutto i conti per quanto riguarda la sfera live e se lontano dai palchi il dettaglio può sfuggire con un sold out nei palazzetti dello sport salta all’occhio, specie quando si gioca in casa, al Forum di Assago: il suo pubblico è multiforme quanto lui, il rapper pianista che accompagnato da un’orchestra canta la trap con l’attitudine della vecchia scuola hip hop.

Nel palasport della sua città ieri sera Lazza chiedeva casino, sempre di più e sempre più forte; chiedeva alle prime file di sfondare le transenne sotto al palco; chiedeva al pubblico di disporsi in cerchi all’interno dei quali scatenarsi; chiedeva i cori che echeggiano nelle battaglie freestyle. Si è invece trovato davanti un pubblico che nonostante l’entusiasmo non vuole necessariamente tirare giù il palazzetto, con movenze più da hit radiofonica che da street dance, con mamme e papà che si trasformano in appendiabiti per i cappotti dei pargoli e coppiette che si baciano mentre Lazza intona “Ti presto il mio Netflix se vuoi farti un film”, capace di impazzire tanto per le performance al piano quanto per l’entrata in scena a sorpresa di Sfera Ebbasta (tra gli ospiti del primo live milanese dell’Ouvertour insieme ad Anna, Giaime, Fred De Palma e Capo Plaza).

A volte Lazza sembra quasi rimanerci un po’ male: «Ci siete o no?», chiede a più riprese. Dopo il traguardo del maggior numero di stream del 2022 con il suo album Sirio e dopo aver portato per la prima volta nella storia di Sanremo un brano rap al secondo posto, Jacopo Lazzarini è tornato a casa aspettandosi il culmine delle affinità elettive e ha invece trovato uno specchio del suo essere fuori dai canoni. Magari è solo un’impressione ma considerando quante bandierine ha piazzato Lazza in questi ultimi anni e in quanti territori differenti era tutto sommato prevedibile.

Anche perché oltre a essere un artista il cantante di Cenere è anche un gran lavoratore, con l’attitudine da operaio della musica che ogni giorno fa il suo dovere. Non molla fino a che il lavoro non lo soddisfa, incluse le volte in cui il piacere si trasforma in dovere. La sua immagine si avvicina più a quella dell’eroe che lotta tutte le ore – come canterebbe un suo collega – che a quella del visionario senza regole. A furia di tenere la testa bassa, fissa sull’obiettivo, di tempo per chiedersi chi stava portando con sé forse non ce ne è stato.

La stessa sensazione si ha tra l’altro rispetto alla band, composta da Eugenio Cattini (chitarra), Luca Marchi (basso), Giovanni Cilio (batteria) e Claudio Guarcello (tastiere). Su di loro nessuna traccia dei tatuaggi di cui Lazza è ricoperto, nessun accenno di look anche solo vagamente riconducibile alla scena rap. È vero che l’abito non fa il monaco ma serve un grosso sforzo di immaginazione nel pensare Lazza e i suoi musicisti provenire da uno stesso universo, dalla stessa stella, per quanto la sintonia sul palco sia impeccabile tanto nei momenti più intimi quanto in quelli più carichi.

Dal suo debutto con il Destiny Mixtape a oggi Lazza ha saputo reinventarsi senza perdere la sua coerenza così tante volte che sembra quasi che invece di puntare a uno specifico obiettivo, l’obiettivo sia diventato per lui superarsi ogni volta, andare a scovare qualche sfaccettatura di sé a cui non aveva prestato abbastanza importanza e lasciarla respirare. Se Sirio è la stella più brillante dei cieli notturni, Lazza non vuole perdersi neanche un raggio della sua luce. Ma i sistemi stellari, si sa, viaggiano a ritmi ben diversi da quelli umani e le loro trasformazioni impiegano migliaia di anni a concretizzarsi. Non è così strano allora che Lazza e chi gli sta intorno abbiano bisogno di un po’ più di tempo per abituarsi alle reciproche evoluzioni e per ritrovarsi nella stessa costellazione.

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