Air, la recensione del concerto al Fabrique di Milano | Rolling Stone Italia
Psiconautica

Lasciate a casa le droghe, il trip lo offrono gli Air

Chiusi in una sorta di navicella spaziale, che è anche capsula spazio-temporale e laboratorio, ieri sera al Fabrique di Milano i francesi hanno suonato ‘Moon Safari’ (e non solo) restando miracolosamente in equilibrio tra rock psichedelico e easy listening. Cosmico!

Lasciate a casa le droghe, il trip lo offrono gli Air

La “navicella” degli Air nel tour per i 25 anni ‘Moon Safari’

Foto: YouTube

Ieri pomeriggio ero a casa di amici e si discuteva di quali album fossero particolarmente adatti ad accompagnare un viaggio con sostanze enteogene (il modo che preferisco per definire gli psichedelici: letteralmente, qualcosa in grado di generare un contatto intimo con il divino). Forse influenzata dal fatto che più tardi sarei andata a sentire gli Air, ho immediatamente pensato a Moon Safari come alla colonna perfetta per un viaggio interstellare dentro al mio cervello. Effettivamente, fare un safari lunare non dev’essere troppo distante a quello che si prova durante un viaggio in LSD: Edgar Mitchell, sesto uomo a camminare sulla Luna, ha descritto un’esperienza di “coscienza cosmica”, una sensazione di unità e interconnessione con tutto ciò che lo circondava. Altri hanno parlato dell’Overview Effect, la prospettiva trasformativa che si ottiene vedendo il pianeta Terra come un’unica entità, senza confini politici o divisioni artificiali.

Da brava psiconauta, mi sono anche posta la questione se affrontare l’esperienza del venticinquesimo anniversario di Moon Safari con qualche aiutino per espandere ulteriormente la mia coscienza, ma poi ho pensato che un luogo inospitale come il Fabrique non sarebbe certamente stato il setting ideale. Troppi esseri umani condensati in un piccolissimo spazio vitale che fa il possibile per rendersi inospitale e freddo come soltanto un locale di Milano sa essere. E allora ho desistito. Ciononostante il duo francese, pur freddo come soltanto i francesi sanno essere, è riuscito a guidare le mie onde neurali con un massaggio cerebrale di un’ora e mezza – pure di più di quanto mi aspettavo, dato che Moon Safari dura all’incirca tre quarti d’ora.

La prima parte del live è proprio quello che una si aspetta comprando il biglietto per sentire dal vivo l’album del 1998: quel viaggio cosmico e sensuale che si apre con La femme d’argent – in cui Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel ti invitano a sederti, anzi a sdraiarti con gli occhi su un cielo infinito di stelle lontane, e abbandonarti a un atto contemplativo che ti porta lentamente a fluttuare, sentendole via via più vicine. Finisce il pezzo e sei già stata imbarcata sulla loro astronave, nemmeno te ne sei accorta e stai viaggiando tra galassie sonore allo stesso tempo accoglienti e sofisticate.

Moon Safari, e più in generale la pasta sonora degli Air, nasce da un intreccio di influenze immaginifiche-robotico-psichedeliche: ci sono i Pink Floyd, c’è Morricone, i Kraftwerk e i Can, ma in un certo senso c’è anche la musica da ascensore (o da aeroporti alla Brian Eno), un senso di escapismo sonoro che riesce a ricoprire le pareti di momenti apparentemente insignificanti senza rendersi invasiva, con il solo intento di accompagnare con dolcezza un passaggio. Questa è una dote sonora che in pochi riescono a dosare, tant’è che alcuni paesaggi sonori assimilabili agli Air, come Zero7 o Stereolab, riescono soltanto parzialmente a non sconfinare nella colonna sonora di centri massaggi. È una linea molto sottile, quando si tratta di sonorità così rarefatte, e nessuno come gli Air è riuscito a dare consistenza alla propria delicatezza.

Moon Safari, oltretutto, è un album-anticlimax: si apre con alcune delle tracce più famose, Sexy Boy, All I Need e Kelly Watch the Stars, per poi cedere il passo a composizioni quasi più da colonna sonora, anzi proprio da colonna sonora (tracce morrriconiane come Remember o Ce matin-là usata ne L’uomo in più di Sorrentino), che preparano a un atterraggio delicato, ma a livello di progressione sono lontane dal modo con cui si costruirebbe una scaletta per un live. E infatti il live (spoiler) per grande gioia del pubblico non finisce con Le voyage de Pénélope. Gli Air abbandonano il palco lasciando il pubblico in apnea contemplativa davanti al loro logo (a quello di venticinque anni fa), per poi tornare in un encore dedicato a 10 000 Hz Legend e Talkie Walkie, album del 2004 in cui Godin e Dunckel collaborano con Nigel Godrich, virando dal cosmic lounge a uno space rock più articolato, decisamente più d’impatto riprodotto dal vivo. Probabilmente senza questa sezione saremmo tornati a casa come quando vai a uno di quegli stellati in cui mangi fantastici piatti a base di spume, sferificazioni e gelatine, ma poi esci e devi andare a mangiarti un panino. L’encore, invece, ha avuto il merito di trasformare questo live da bello a incredibile.

Alla resa live dei propri brani, in cui gli Air rimangono freddamente fedelissimi ai se stessi registrati (tanto che a un certo punto intorno a me si è anche azzardato un parallelismo con il listening party di Kanye), va però aggiunto l’elemento di meraviglia di questo concerto: il cubo magico da cui la band era incorniciata, che diventava astronave, capsula spazio-temporale o wunderkammer a seconda dell’atmosfera sonora, e allo stesso tempo riusciva a rendere l’esperienza di viaggio astrale incredibilmente intima. Con questo trucco, anche in un luogo solitamente abbastanza anonimo come il Fabrique (soprattutto a chi era posizionato in maniera furba, tipo dietro al mixer) il nostro massaggio cerebrale è stato decisamente intenso, e ha avuto un lieto fine – anche questo apparentemente anticlimatico – grazie ad Electronic Performers, l’epica traccia-manifesto con cui si apre 10 000 Hz Legend. Ci lasciano così, i due francesi, come per dirci che ogni conclusione di un viaggio è in realtà soltanto l’inizio del prossimo.

Infatti detto tra noi se vuoi provare questa esperienza enteogena ci sono altre date in Italia quest’estate: il 21 giugno all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 22 giugno a Ferrara. Turn on, tune in, drop out!

Set list:

La femme d’argent
Sexy Boy
All I Need
Kelly Watch the Stars
Talisman
Remember
You Make It Easy
Ce matin-là
New Star in the Sky
Le voyage de Pénélope

Radian
Venus
Cherry Blossom Girl
Run
Highschool Lover
Surfing on a Rocker
Don’t Be Light

Kyoto
Electronic Performers

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