Jova Beach Party: ora l'estate è davvero finita | Rolling Stone Italia
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Jova Beach Party: ora l’estate è davvero finita

Dopo le polemiche ambientaliste e le date spostate o cancellate, l'ultima tappa suo del Beach Party era l'occasione per una rivincita: una festa irripetibile, e un palco dove si sono alternati Rkomi, Bombino e Benni Benassi fino a Salmo

Jova Beach Party: ora l’estate è davvero finita

Ora che è finita si può dire: era lì la festa, anche se hanno provato in tutti i modi a guastarla. È finita e tiriamo tutti un sospiro di sollievo – noi e pure Lorenzo – perché da Lignano Sabbiadoro a Montesilvano fino qui a Milano, non deve essere stato facile. Abbiamo visto e sentito la qualunque: i fratini, le caretta caretta, i decibel, la natura violata, l’erosione dell’arenile, l’ingerenza dell’uomo (dell’uomo turbocapitalista), infine le faide intra-ambientaliste e Ladispoli (fino a oggi si pensava fosse un luogo immaginario).

Dopo le polemiche con gli ambientalisti, Jovanotti è atterrato a Linate per mettere un punto (esclamativo): solo lui può mischiare sullo stesso palco Benni Benassi, Bombino e Rkomi e convincerci che il cocktail sia persino riuscito bene.

La rivincita Jovanotti se l’è presa. Eccome. Lo ha fatto questa sera a Linate davanti a 100mila persone venute all’aeroporto per vedere Lorenzo il magnifico, Lorenzo il preso bene-in capo. Gente venuta per ridere, per ballare, condividere. 100mila, dicevamo, per un incasso di circa 6 milioni di euro a dare ossigeno a un tour tanto grandioso quanto oneroso con costi di produzione che hanno ballato tra il milione e il milione e mezzo a concerto per le 16 tappe su spiaggia, con l’ambaradan spostato ogni volta da una carovana di oltre 50 tir lanciati lungo la penisola per 7mila chilometri ciascuno.

Foto: Michele Lugaresi

Vestito da santone, outfit di scena creato da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, aria da jovanotto trasandato-curato, bellissimo. Ecco, Lorenzo è bello: barba lunga e capelli scapigliati, che citi serio madre Teresa o Guevara, Lorenzo prima di tutto è bello: le cazzate che dice – e ne dice – rimangono cazzate, ma sono cazzate belle, perché stanno dentro un contesto. È così bello che accetti anche la macedonia di artisti che ha tirato in mezzo data dopo data. Ci hai visto della coerenza? No, anzi sì. La coerenza, ancora una volta era il bello, il bello ancora una volta, era far divertire e divertirsi. Cosa c’entrano Benni Benassi, Bombino, Fatoumata Diawara, Rkomi, Takagi e Ketra, Salmo e Tommaso Paradiso? Niente, se non una cosa: lui, Lorenzo il Bello. È lui che tiene assieme la banda, è la sua gioia – vera o no, a noi non cambia nulla – a tirare tutti in mezzo.

E quindi l’orda festante di Linate, l’estate addosso ancora per qualche ora, si è gettata giustamente a vederlo, nonostante la viabilità impazzita in mano ad addetti improvvisati e ai 4 km di strada chiusa (all’andata + 4 al ritorno, a Milano non sei l’eroe della giornata se aumenti i problemi), nonostante l’estate sia davvero finita per tutti e questo concerto avrebbe avuto altro sapore solo dieci giorni fa. Ma sono pensieri a bassa voce, perché la città premia il bello, soprattutto premia chi ci fa stare bene. E quindi tra i “partygiani”, nel pit in mezzo alla gente, spunta anche il sindaco Beppe Sala – che ha rinunciato al derby, nonostante il suo tifo calcistico sia cosa nota -, Miriam Leone – quanto è bella Miriam Leone? – , Stefano Accorsi – quanto è bello Stefano Accorsi?- e Amadeus, pronto a prendere le redini del prossimo Sanremo.

Sull’eccellente presenza scenica dell’artista non ci sono discussioni. Così come sulle doti di performer nato del ragazzo fortunato ormai cresciuto che, nonostante i 50 anni suonati, si è dimenato sopra il palco come un derviscio. Ha saltato, ballato, stonato. Entusiasmato.

Per chi c’era, un’esperienza da ricordare e raccontare. L’impressione per l’ultima tappa di questo “tour pazzo” come lo ha definito lo stesso Lorenzo, era che l’ombelico del mondo fosse lì. Alla faccia di ambientalisti, feticisti, fascisti, complottisti, terrapiattisti, scissionisti.

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