«Che la follia abbia inizio!» grida Ozzy Osbourne dal suo trono decorato con pipistrelli e teschi di fronte a un Villa Park completamente sold out e dopo una giornata di tributi ininterrotti, una maratona di leggende del metal che hanno reso omaggio alla sua vita e alla sua carriera.
L’estate dei Black Sabbath a Birmingham va avanti da settimane. La capitale mondiale del metal è orgogliosa di accogliere i suoi figli più famosi e lo dàa vedere. I pub sono decorati con bandiere viola e palloncini, spuntano ovunque murales dedicati a Ozzy e compagni. I fan per strada hanno giacche di jeans logore e t-shirt dei Sabbath degli anni ’70. L’atmosfera è quella di una finale di Coppa del mondo in chiave metal.
Appena usciti dalla stazione di New Street si sente già l’euforia con i fan che si radunano attorno al murale sul Black Sabbath Bridge, firmato da Ozzy e dalla band qualche giorno prima. Un fan londinese racconta di essere venuto in pellegrinaggio: «Sto visitando tutti i posti storici come il Crown, dove hanno suonato per la prima volta, le mostre, Ozzy The Bull… tutto». Questo, ovviamente, prima ancora di arrivare a Villa Park, lo storico stadio di calcio situato nel quartiere popolare che un tempo era la casa dei quattro membri della band che si esibiranno stasera.
Una volta dentro Villa Park, l’accoglienza è roboante. Un enorme Ozzy gonfiabile sovrasta il palco sorvegliando i propri fedeli. Entrando allo stadio, Cody Holl, un fan venuto dalla Pennsylvania, è al settimo cielo: «È l’ultimo sabba dei Black Sabbath. Non li ho mai visti, ma dopo il tour del 2017 ho promesso a me stesso che sarei venuto a ogni costo».
I grandi nomi del metal che si esibiscono sul palco durante tutta la giornata sono chiaramente colpiti da un simile senso di soggezione, forse perché i Black Sabbath hanno plasmato e influenzato ognuno di loro, dai Mastodon che aprono il concerto fino a veterani del thrash Anthrax e ai Lamb of God. Questi ultimi regalano uno dei primi momenti salienti con una cover di Children of the Grave durante la quale si forma un enorme circle pit sul campo. La giornata è piena di momenti del genere e, per chi ha avuto la fortuna di procurarsi un biglietto, la sfida principale è quella di riuscire a contenere l’entusiasmo.
Anche con una line-up così ricca c’è comunque spazio per le sorprese, come quando Yungblud si unisce al primo supergruppo della giornata per una cover di Changes. Salendo sul palco con grinta e rabbia, dedica la canzone più sentita della band al compianto Diogo Jota. «Vorremmo dedicare tutti insieme la prossima canzone a Diogo Jota, Dio benedica i Black Sabbath e Dio benedica Ozzy Osbourne», annuncia prima di una sentita interpretazione che zittisce lo stadio.
Tra le tante emozioni c’è anche il ridicolo, con Travis Barker dei Blink-182, Chad Smith dei Red Hot Chilli Peppers e Danny Carey dei Tool che si abbandonano a una sfida di batteria guidata da Tom Morello dei Rage Against The Machine. Questo prima che Billy Corgan e il chitarrista dei Judas Priest KK Downing entrino nella mischia e si scatenino con Breaking The Law.
Lo spettacolo continua con altre leggende come Alice in Chains, Gojira, Pantera e Tool, che si esibiscono nei loro rispettivi set di 30 minuti. Mentre il sole tramonta dietro le nuvole, gli Slayer danno vita al moshpit più grande della giornata, di quelli in cui si rischia la vita entrando, mentre suonano brani epici che hanno definito il genere come Reign in Blood e Angel of Death.
I Guns N’ Roses ci preparano per la volata finale con Metallica, Ozzy e Sabbath. Dopo aver suonato come headliner proprio in questo stesso posto solo una settimana prima, i giganti del rock si stanno chiaramente godendo la serata mentre suonano Sabbath Bloody Sabbath prima dell’incredibile intro di chitarra di Welcome to the Jungle. Uno dei tributi più sentiti ai Sabbath arriva da James Hetfield dei Metallica: «Senza i Sabbath non ci sarebbero i Metallica, grazie ragazzi per averci dato uno scopo nella vita», ammette prima di lanciarsi in una serie dei più grandi successi della band.
Visualizza questo post su Instagram
Dopo un montaggio video che ripercorre i suoi giorni di gloria, Ozzy sale sul palco e parla senza peli sulla lingua. «È così bello essere su questo cazzo di palco che non avete idea», dice prima di chiedere: «Avete passato una buona giornata oggi?». Parte poi l’inquietante intro all’organo di Mr. Crowley. Osbourne trema dall’emozione mentre canta la ballata Mama I’m Coming Home e questa volta il significato è particolare dato che siamo davvero dove tutto è iniziato più di mezzo secolo fa.
Dopo una versione travolgente di Crazy Train, Ozzy se ne va per poi ritornare per un set condensato con i Black Sabbath, che arrivano sotto la pioggia e al suono delle campane di War Pigs. È puro teatro quando Osbourne stringe l’asta del microfono con la scritta Ozzy tatuata sulle nocche e canta quella frase iniziale che ancora oggi parla al mondo: “Generals gathered in their masses…” (“i generali si radunarono in massa…”).
Costretto sul suo trono, Ozzy si contorce e si dimena come uno che vuole evocare ogni briciolo di spirito ribelle ancora in lui, congedandosi infine con Iron Man e Paranoid. «Scatenatevi, cazzo, è l’ultima canzone». Il pubblico lo asseconda.
Nonostante tutti i falsi addii della sua carriera, questa volta c’è qualcosa di definitivo che aggiunge una nota di struggente intensità alla serata. La grande tragedia è che spesso queste leggende se ne vanno prima che possano avere luogo celebrazioni di questo tipo. Grazie a un qualche miracolo o intervento divino, Ozzy è invece qui per il suo ultimo inchino con la sua tribù.