Il rap italiano deve (quasi) tutto a Fabri Fibra | Rolling Stone Italia
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Il rap italiano deve (quasi) tutto a Fabri Fibra

La prima volta di Tarducci al Forum di Milano è una celebrazione della sua carriera da Uomini di mare a oggi. E se il rap è arrivato al mainstream e ai palazzetti, in fondo, è merito suo. Il report

Il rap italiano deve (quasi) tutto a Fabri Fibra

Fabri Fibra al Forum

Foto: Nicola Braga

Chissà cosa sarebbe oggi il rap italiano se non ci fosse stato Fabri Fibra. È questa la domanda che mi passa in testa alla prima volta del rapper marchigiano al Forum di Milano. Ci ha messo 30 anni di carriera, lui, per arrivare fin qui. Qui che una volta era il punto di arrivo della carriera di un artista e che ora, nel mondo dove tutto è pop, è solo una tappa intermedia prima di lanciarsi in stadi, parchi dei divertimenti, mega-eventi.

Senza Fabri Fibra, che del rap italiano è sia padre che primogenito, non ci sarebbero stati i rapper negli stadi, nei parchi dei divertimenti, nei mega eventi. Né, tantomeno, nei palazzetti. Fibra non è solo colui che si è caricato la scena sulle spalle quando a inizio millennio sembrava essersi dispersa tra vari e prestigiosi ritiri (vedi Neffa, Fritz Da Cat), ma è l’artista che ha rilanciato il genere, l’ha reso credibile e leggibile alle masse, riportandolo in radio da dove non è più uscito nei decenni a venire. Fabri Fibra non ha portato il rap in Italia, ma ha portato il rap agli italiani; un’impresa che è costata sacrifici, dissing/denunce e, probabilmente, anche molta serenità individuale.

Il live di Fibra si apre, come il suo ultimo disco Mentre Los Angeles Brucia, con L’avvelenata di Guccini. Giusto per rimanere in tema di serenità individuale. In fondo è stato lo stesso Tarducci a essersi raccontato, negli anni, come un tipo difficile, un po’ asociale e misantropo. E vederlo così, abbracciato da un Forum sold out, fa quasi strano. Anche il suo linguaggio del corpo, sempre un po’ chinato, ritratto a sé, non sembra naturalmente predisposto a questo bagno d’amore. Nonostante i suoi fan lo trattino come una rockstar, con tanto di reggiseni che volano sul palco, Fabri Fibra non è mai stato una rockstar. Sappiamo ben poco della vita di Fibra fuori dal palco e dai dischi, come l’accusava Vacca nel celebre dissing tra i due, e lo stesso rapper non è mai sembrato interessato a lasciarci altro se non quello che voleva raccontarci attraverso la musica. Proprio per questo suo modo di essere così normale, così poco personaggio, il pubblico ha imparato a apprezzarlo, stimarlo, idolatrarlo. Un antieroe in un ecosistema di fenomeni, citando una parola a lui cara.

Mentre attorno a lui il rap, rianimato sul gong da Applausi per Fibra, si diluiva in una poltiglia pop o si dopava negli eccessi estetici della trap, Fibra ha continuato a fare una cosa sola: rappare. Là dove i colleghi infilavano dischi (e collane) d’oro e riempivano palazzetti, lui scriveva canzoni pensate per rimanere. E così, alla soglia dei 50 anni, Fabri Fibra non si è solo regalato il primo Forum, ma ha anche ricordato a tutti una cosa molto semplice: è lui la matrice originale del rap in questo paese. The blueprint, direbbero negli States. Tutto ciò che è venuto dopo è partito da qui; non ci sono storie.

Fabri Fibra sul palco ci sale da solo. Dj Double S, suo fido scudiero, è presente, vero, ma nella consolle posizionata in cima alla gigantesca cassettina bianca che funge da scenografia e che molti avranno già visto nel tour estivo. Non c’è infatti uno show pensato in modo specifico per il Forum, non ce n’è bisogno nell’idea di Fibra. Niente sparafuoco, niente CO2. Tutto è ridotto all’osso. Un microfono, un rapper, un dj. C’è bisogno di altro per fare l’hip hop?

35 brani in scaletta, alcuni eseguiti per intero, altri solo in piccola parte (unica vera pecca del concerto: come è possibile fare solo mezza Verso altri lidi? Follia!), a coprire una discografia solista lunga 11 dischi. C’è l’ultimo Mentre Los Angeles Brucia, ovviamente Mr. Simpatia, Tradimento, Bugiardo, ma anche Turbe giovanili (Luna piena a chiudere il live è un atto d’amore impagabile per chi segue il Fibroga dai ’90) e Sindrome di fine millennio. Ci sono i tecnicismi di inizio carriera, le provocazioni folli dell’attacco al mainstream, le hit da classifica. A stupire, nelle due ore di live, la quantità di brani fondamentali per la costruzione del rap italiano: Applausi per Fibra, Tranne Te, Propaganda, Stavo pensando a te, In Italia, Panico, Pamplona, Rap in vena, Bugiardo, La soluzione, Vip in trip, Verso altri lidi, Dalla A alla Z. La consistenza di Fibra in carriera è innegabile. Così come lo stato di forma dimostrato sul palco, con Tarducci che in questi 35 brani non perde una rima, non sbaglia un fiato, facendosi a volte aiutare dagli ospiti (Neffa, Lazza, Tommaso Paradiso, Emma, Massimo Pericolo, Gaia, Joan Thiele, Tredici Pietro), spesso dal pubblico istruito con le tre regole auree della old school: rappare le strofe, cantare i ritornelli, alzare le mani.

A giugno ho intervistato il rapper di Senigallia in occasione della pubblicazione di Mentre Los Angeles Brucia. «Ho rischiato tantissimo» mi ha spiegato parlando della sua carriera, «la gente poteva tranquillamente dire “questo è pazzo io non lo seguo”, eppure la mia musica ha incuriosito. Ma quando sono arrivato non la volevano, non la capivano, non ci credevano. Ho trovato il successo facendo un tipo di musica che rispecchiava la realtà. Sono stato il primo, e per questo ha funzionato». Ora a 20 anni di distanza dalla conquista del mainstream, e quasi a 30 dagli esordi, Fabri Fibra si è potuto godere per una notte (due, con il bis di stasera) il meritato affetto di un Forum. Nei cori che si sono spesso alzati durante la serata c’era proprio questo: l’affetto di chi si è fatto accompagnare da Fibra in qualche momento della vita, che fosse una hit estiva o una traccia intimista, o un brano incazzato.

In maniera piuttosto blasfema, ho pensato che in fondo Fabri Fibra è il Max Pezzali del rap. Antieroe per eccellenza di un’Italia che ha bisogno di normalità, di realtà, di qualcuno che racconti le cose in maniera semplice, chiara, riconoscibile. Marracash sarà il più intellettuale, Guè il più stiloso, Neffa il padre dei padri. Ma solo Fabri Fibra è, agli occhi degli italiani, il rapper per antonomasia. Il rapper italiano.

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