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Motivi per invidiare la Francia: numero uno, Yann Tiersen

Il compositore regala un viaggio dentro il suo universo sonoro, lontano da Amélie

Foto di Giorgio Perottino/Getty Images for OGR

«Lui si chiama Alex, lavorava in una radio. Era depresso perché era costretto a suonare musica di merda, ha mollato il lavoro ed è partito in tour con noi. Ora suona registrazioni ambientali, e non smette più di fare festa, infatti è in hangover», racconta Yann Tiersen nell’unico dialogo con il pubblico parlando del tape recorder sul palco con lui, sparring partner del compositore bretone durante i primi istanti del concerto al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano – stasera il secondo appuntamento e poi il 16 marzo a Roma, il 17 a Bologna e il 19 a Torino.

Una partenza delicata – con Porz Goret e Naval – appena sfumata dai rintocchi di La Dispute, uno dei rari accenni al Favoloso mondo di Amélie, contentino che Tiersen regala alla platea prima di trascinarla dentro l’onda sonora che attraverserà la serata. Il concerto, infatti, ricorda un gioco di ruolo, dove i musicisti si intrecciano con il suono, dove l’uno prende la parte dell’altro, quasi fosse un climax in cui l’artista si annulla nella musica, a sua volta impersonificata fra le dita del suo esecutore.

Il palco diventa sempre più lontano mentre il pubblico riamane sospeso, tra echi di campane tubolari, tocchi di clavicembalo e sintetizzatori, il piano e il violino di Tiersen. La voce della moglie Emilie incanta dietro le percussioni, i due tastieristi dipingono lo scenario elettronico, Tiersen tratteggia il sentiero per entrare nel suo mondo, raccontato attraverso le note del pianoforte.

Lo spettacolo diventa quindi un viaggio ideale, lontano anni luce del presenzialismo da smartphone che costella i concerti cui ormai siamo abituati. La frangetta parigina ritratta da Jean-Pierre Jeunet nel film del 2002 è sepolta dall’ultimo album ALL, consacrazione dell’amore che lega Tiersen alla natura e all’isola di Ouessant, 15 chilometri quadrati a largo dell’Atlantico, suo storico rifugio. Quel favoloso mondo che regalò al compositore i riflettori diventa quindi un Godot che Tiersen tiene lontano dal palco per tutto il concerto, occasione mancata per le aspettativi dei più famelici – in attesa della hit fino alla fine – con Le Valse des monstres che diventa panacea per ogni stories mancata, vezzo senza significato durante l’ora e mezza fuori dal tempo, dentro il favoloso mondo di Yann Tiersen, e della sua musica.

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