Ho visto Cardi B nel deserto saudita. E no, non è stata un’allucinazione. O meglio: sì, ma non nel senso che viene spontaneo associare al deserto. Niente disidratazione né, tantomeno, alcol (qui proibito). Un concerto vero e proprio. E concorderete che vedere Cardi B esibirsi in Arabia Saudita, con tutti i limiti che il Paese impone alla libertà femminile, è di per sé qualcosa che sfugge alle previsioni. Un’allucinazione con una inflessione positiva, ma pur sempre tale.
Se seguite l’isterismo social di Cardi, non vi saranno sfuggiti i video degli ultimi giorni – diventati instant meme nei Paesi arabi – in cui si preparava all’imminente concerto in terra saudita. Prima una diretta Instagram in cui, coperta da un hijab nero, prometteva di «non bere, seguire tutte le regole ed essere una donna onesta». Poi un video, sempre con il velo, in cui si presentava come Halal B. Infine un’altra clip, in pieno stile Cardi: totalmente folle, divertente e fuori da ogni logica, con lei in tunica e hijab in palestra ad allenarsi per il tour al grido di «Mashallah!» (espressione islamica usata per esprimere gioia e gratitudine).
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Per la prima mondiale del tour a supporto del nuovo Am I the Drama?, Cardi B ha deciso di mettere il carico pesante fin dalla comunicazione. E, a giudicare dall’eccitazione pre-concerto sotto l’enorme main stage di Soundstorm – altro festival riuscitissimo del team MDL Beast (ve ne abbiamo parlato qui) che si tiene ogni dicembre a Riad – il piano ha funzionato alla perfezione. In città non si parlava d’altro: qui, avere una rapper donna come headliner non è esattamente la norma. Ma facciamo un passo indietro.
Soundstorm è un festival gigantesco: tre giorni, 14 palchi, 250 artisti locali e internazionali. E poi una buona dose di pazienza per attraversarlo da un’estremità all’altra, tra negozi (sì, veri e propri negozi), attivazioni, experience, aree food e zone “her”, pensate esclusivamente per le donne. Si parla di 500 mila persone in tre giorni, un vero e proprio pellegrinaggio automobilistico nel deserto appena fuori dalla città di Riad. Qui, per i gusti dei local e degli stranieri presenti, dominano urban e EDM: in cartellone il ritorno degli Swedish House Mafia e Post Malone, DJ Snake (fresco di singolo con gli Stray Kids che gli è valso un posto nella Top 20 italiana) e Young Thug, l’italiano Anyma e Cardi B. Palchi gremiti, neon, fuochi d’artificio, fiamme e droni (1600 quelli predisposti per una serie di coreografie nel cielo). A differenza di molti festival europei, qui non si bada a spese: tutto è pensato in grande.
Certo, nei tre giorni sono passati artisti come Post Malone e Young Thug, figure già di per sé complesse per la cultura locale (vedi alla voce “droghe, alcol, sesso”). Ma immaginare in Arabia Saudita un personaggio così fuori controllo, fisico e con un passato da spogliarellista come Cardi B resta qualcosa di straniante. In un Paese con un’altra cultura e morale, dove molte donne spesso indossano il niqab, vedere come headliner del festival più grande del Medio Oriente una rapper come Cardi – ops, scusate, Halal B – è, sì, quasi un’allucinazione.
Eppure Cardi B, come promesso, non provoca alcun incidente diplomatico. Sale sul palco con 30 minuti di ritardo (il minimo sindacale, per lei), rappa senza sosta per 45 minuti e, nel finale, scende persino dal palco per abbracciare i fan delle prime file, nel delirio generale. Per l’occasione sceglie un outfit rosa acceso, arricchito da una serie di veli che nascondono, per quanto possibile, le sue curve. Attenta a non scoprire parti del corpo né a eccedere con movimenti troppo sensuali, propone una versione clean del nuovo live – il tour partirà nel 2026 – eliminando imprecazioni e riferimenti sessuali troppo espliciti.
Letta così, l’operazione potrebbe sembrare fuori personaggio. In realtà, il set di Halal B è esattamente ciò che ci si aspetta da Cardi: rap di altissimo livello e un umorismo sopra le righe, condito dalla sua risata inconfondibile. Cardi è caos, come sempre. Ma, nonostante le limitazioni imposte, riesce comunque a offrire una performance esaltante, senza dubbio tra le più riuscite del festival.
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Questo contesto, privato di molti eccessi, ha permesso di riportare il focus sulla musica. E di ricordarci che Cardi B è, prima di tutto, una grandissima rapper. Un fatto che negli ultimi anni si era un po’ perso, complice il lunghissimo ritardo nella pubblicazione di Am I the Drama? – ci sono voluti sette anni per avere un seguito del feroce esordio di Invasion of Privacy – e il continuo rumore di fondo fatto di gossip personali e drammi social.
Mentre salgo sul bus che mi riporta verso la civiltà, ripenso a una barra del suo live: “Cardi don’t need more press”. Spogliata da ogni possibile vizio e lontana dalle faide domestiche, Cardi, almeno per una notte, sembra aver ritrovato il proprio centro. A Soundstorm si è comportata in modo davvero professionale, sopra e sotto il palco, come raramente le è capitato in carriera. Un segnale forte in vista della data zero del tour.
Spesso è così: bisogna allontanarsi dalle proprie zone di comfort per ritrovarsi. Che sia di buon auspicio per il futuro di Cardi B e per il suo prossimo tour. Mashallah.













