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Hanno portato Dylan a Broadway e il risultato non è male

Il musical basato sulle canzoni di His Bobness s’intitola ‘Girl From the North County’ ed è ambientato nel Minnesota del 1934. È audace, illuminante ed esasperante. Proprio come Dylan

Hanno portato Dylan a Broadway e il risultato non è male

Il cast di 'Girl From the North County'

Foto: Matthew Murphy

I musical-jukebox, o musical di catalogo come preferiscono chiamarli a Broadway, sono un genere consolidato da una decina d’anni. Puoi aver visto le vite di Cher, dei Temptations, di Carole King e dei Four Seasons trasformate in teatro musicale, o le canzoni di Johnny Cash, delle Go-Go’s e di Alanis Morissette usate come colonna sonora delle storie più strane, ma nulla può prepararti alla visione di Girl From the North Country. Non è il primo, ma è di certo il migliore fra i musical basati sulle canzoni di Bob Dylan. È audace, illuminante ed esasperante, proprio come Dylan.

Come altre produzioni, Girl from the North Country non è arrivata subito a Broadway. Ha debuttato a Londra nel 2017 e l’anno successivo è stata rappresentata per un breve periodo off Broadway, al Public Theater, ma la trama e la musica (e in parte il cast) sono rimaste sostanzialmente invariate. Scritto e diretto dall’irlandese Conor McPherson, Girl From the North Country non usa la formula biografica tipica di tanti musical-jukebox. Racconta una storia cupa, ispirata al drammaturgo Eugene O’Neil, ambientata nel 1934 in una pensione di Duluth, Minnesota. A capo dell’attività c’è Nick, ora interpretato dal veterano Jay O. Sanders (vedi il film L’alba del giorno dopo). Mare Winningham è la moglie di Nick. Si chiama Elizabeth, soffre di demenza senile, ma ha momenti di lucidità e flirta con alcuni ospiti.

La casa si riempie gradualmente di nuovi e vecchi affittuari, così come di gente eccentrica del posto. Tutti nascondono un segreto: hanno in ballo qualche storia illecita oppure sono stati in galera o non sanno il nome dell’uomo da cui hanno avuto un figlio. Sono una dozzina di personaggi in tutto che entrano ed escono dalla scena interpretando una canzone di Dylan adatta alla loro storia. E così un pugile (Austin Scott) canta Hurricane, mentre Winningham interpreta Like a Rolling Stone trasformando in un omaggio agli ospiti della pensione.

Si sarà capito: Girl From the North Country non è il classico musical-jukebox. Anche perché manca il jukebox, per così dire. Lo ha spiegato McPherson a Rolling Stone nel 2017: possedeva solo cinque dischi di Dylan quand’è stato contattato dai collaboratori del cantante che gli hanno proposto l’idea di scrivere uno spettacolo basato sulle sue canzoni. McPherson ha ricevuto l’intero catalogo di Dylan, lo ha caricato sul suo iPod e se l’ha portato in giro, ascoltando le canzoni ovunque fosse, non facendo caso al fatto che si trattasse di classici venerati dai fan o di pezzi minori.

Ecco perché Girl From the North Country non contiene i pezzi più amati di Dylan. Ci sono Like a Rolling Stone, Forever Young e All Along the Watchtower, ma non aspettatevi di ascoltare Blowin’ in the Wind, Knockin’ on Heaven’s Door o The Times They Are A-Changin’. Sentirete piuttosto pezzi meno noti tratti dagli album New Morning, Street Legal, Infidels e persino Saved.

Sulla carta può sembrare sconcertante (voglio dire, Saved?!), eppure l’idea di recuperare canzoni che meritano una seconda chance ha un senso e funziona. Il personaggio di Mrs. Burke interpretato da Luba Mason ha a che fare con un bambino con bisogni speciali e canta Sweetheart like You invertendo i generi maschile e femminile, mentre il recupero di Tight Connection to My Heart (Has Anyone Seen My Love?), dal disprezzato Empire Burlesque, spinge a rivalutare la canzone. Non ce n’è una, ma ci sono ben tre canzoni da Street Legal, vale a dire True Love Tends to Forget, Is Your Love in Vain e Señor (Tales of Yankee Power) e sono sorprendenti n queste versioni che ne esaltano le melodie come non avveniva nell’album. E c’è Slow Train trasformata in una specie di gospel.

Le armonizzazioni vocali sono assicurati dagli altri membri del cast e l’accompagnamento è offerto da un piccolo gruppo folk che mette le mani su tastiera, violino e chitarra. Il risultato è equidistante dal tipico stile canoro di Broadway e dalle imitazioni di Dylan. È a metà fra le due cose, ed è bello e seducente. Fra le performance più toccanti c’è quella di Gene, aspirante scrittore alcolizzato figlio di Nick interpretato da Colton Ryan che interpreta un versione lugubre ed elegiaca di I Want You con Kate (Caitlin Houlahan). È una delle tante sottotrame che raccontano di rimpianti, pessime scelte di vita, decisioni sbagliate, vite ribelli.

Girl From the North Country non è un disastro come il The Times They Are A-Changin’ di Twyla Tharp, che sembrava una specie di Cirque du Soleil pieno di clown strafatti, ma ha problemi nel libretto e nei personaggi. Alcuni sono estremamente seri, altri sembrano parodie di personalità eccentriche del Midwest. Qualche battuta sembra tratta da una sitcom. Quando chiedono a Nick se sua madre è morta e lui risponde: “Lo spero proprio, l’ho seppellita 15 anni fa”, ci si aspetta di sentire i piatti della batteria sottolineare la battuta.

In compenso, Girl From the North Country non ha un finale astruso, fatto per accattivarsi il pubblico, ma è sobrio come richiede il momento storico messo in scena. Gli incontri a cui assistiamo lasciano alcuni personaggi a terra e altri sollevati; uno muore. Proprio come avverrebbe alla fine di un concerto di Dylan fatto di pezzi arrangiati in modo strano e una scaletta spiazzante, esci dal teatro canticchiando queste canzoni e facendoti domande sul senso di quel che hai appena visto.

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