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Gli Arctic Monkeys dal vivo sono un film di James Bond

Siamo andati ad Amsterdam a vedere la band di Sheffield, più sicura che mai sul palco tra atmosfere cinematografiche, passaggi orchestrali e rock grezzo. In Italia arriveranno il 15 luglio a Milano e il 16 a Roma

Foto: Paul Bergen/ANP/AFP via Getty Images

“Come dovrei gestire le mie infallibili convinzioni?”. Look da giovane Scott Walker, occhiali neri a goccia, sciarpina di seta leopardata e camicia bianca decisamente aperta sul petto, Alex Turner ha appena cantato le prime parole della prima canzone del concerto e già ha trasportato nel suo mondo i 17mila spettatori dello Ziggo Dome di Amsterdam, che gli Arctic Monkeys hanno mandato sold out per due serate consecutive.

Sul palco montato all’interno dell’enorme parallelepipedo che sorge a poche centinaia di metri dallo stadio consacrato a Johan Cruijff, vasi di fiori e tendaggi un po’ fané, assai lontani dall’iconografia rock, fanno il paio con l’abbigliamento degli ex ragazzini di Sheffield, che da tempo hanno abbandonato il casual degli esordi. Considerazioni visive che servono a dire che il live degli Arctic Monkeys è una sorta di film in cui ogni canzone corrisponde a una scena diversa. Come detto da Alex Turner nelle interviste rilasciate al momento dell’uscita dell’ultimo The Car, il desiderio suo e dei suoi compagni è quello di accendere e spegnere l’interruttore della rock band. Ed è quello che avviene, anche grazie a una scaletta che spazia lungo tutta la loro carriera, con soli quattro pezzi dall’album uscito nell’autunno dello scorso anno e amplissimo spazio alle canzoni più amate dei fan, con AM a fare la parte del leone. Tornando all’immagine cinematografica usata poc’anzi, se il loro live è un film di James Bond non mancano gli inseguimenti ma nemmeno le scene d’amore, ci sono i colpi di scena ma anche un certo humour, ovviamente di stampo britannico.

Preceduti dagli Inhaler, che nei quaranta minuti a loro disposizione confermano che le canzoni dei primi due album della loro ancor giovane carriera sono state pensate e scritte proprio per essere portate su un palco (e tra una settimana i palchi saranno quelli italiani: il 13 maggio all’Estragon di Bologna, il 14 all’Orion di Roma, il 16 all’Alcatraz di Milano), tra pochi giorni gli Arctic Monkeys termineranno la prima parte del loro tour europeo. Poi giocheranno in casa, in una serie di concerti che culmineranno con l’esibizione da headliner a Glastonbury (gli altri, tanto per intenderci su qual è ormai il campionato a cui partecipano, sono Elton John, i Guns N’Roses e Lizzo), per tornare infine di nuovo in Europa e anche in Italia: il 15 luglio a Milano e il giorno successivo a Roma.

Sette i musicisti sul palco, che riescono nel piccolo miracolo di non fare mai dimenticare che anche i brani orchestrali sono opera di una guitar band, capace poi di sfoderare il ben noto tiro negli episodi più grezzi. L’interruttore di cui sopra, insomma, funziona molto bene. A fronte di una certa ricercatezza nella scenografia e nei “costumi di scena”, tutto il resto è all’insegna del no frills. Zero, o quasi, le parole tra un brano e l’altro. Nessuna canzone presentata, idem dicasi per i musicisti stessi.

I Monkeys visti ad Amsterdam hanno dato un’impressione di grande sicurezza e fiducia in se stessi. Del resto le scalette pressoché identiche tra un concerto e l’altro lasciano pensare a uno spettacolo con poco, pochissimo spazio per l’improvvisazione. “Sarai mia anche domani o solo stanotte?” canta Alex Turner nell’ultimo brano della serata. L’ovazione con cui la band scende dal palco dello Ziggo Dome e i biglietti già venduti per i concerti dei mesi estivi lasciano pensare che la storia d’amore con il suo pubblico sia tutt’altro che finita.

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