Rolling Stone Italia

«F*nculo le guardie»: la one night di Sfera Ebbasta e Shiva a Milano

I due rapper milanesi hanno scelto la Fiera per allestire, per una sola notte, una grande festa per il loro album 'Santana Money Gang'. Tra carabinieri esaltati che fanno i video a Sfera mentre manda a quel paese le forze dell'ordine, ruote panoramiche e genitori sfranti che hanno aspettato per due ore e più fuori dal concerto

Foto: Tommaso Longari

Quando Shiva, verso metà scaletta brani, urla «FUCK THE COPS» dentro al microfono, provocando un boato nella folla del Milano Fiere Live, mi giro istantaneamente verso i due carabinieri che fanno la guardia all’ingresso del pit.

Non sono evidentemente poliglotti, perché paiono non aver colto la lieve frecciata da parte del rapper, che ultimamente qualche guaio giudiziario ce l’ha avuto. Quando però il suo socio Sfera Ebbasta, dopo XDVR qualche brano dopo nella lunga setlist, rincara la dose con un ben più comprensibile «FANCULO LE GUARDIE», i due suddetti ufficiali non solo se la stanno ridendo di gusto, ma uno dei due sta anche facendo un bel video. Perché alla fine secondo me la trap se la pompano anche le persone in divisa.

Sfera comunque lo fa ridacchiando, ben conscio che il gigantesco parcheggio (con tanto di piccolo Luna Park con ruota panoramica e scivoli) è imballato di forze dell’ordine che lo stanno vedendo e ascoltando. Dirlo con una risata, sai, può passare per scherzoso e infatti non penso proprio che ci saranno conseguenze, com’è sacrosanto che sia.

Perché scherzoso in generale è stato il live di due amici (“Non sono gay / ma con me c’è sempre un mio uomo” recita una delle barre di Over) che sul palco si comportano esattamente come fuori. «Cazzo, ma con ste borracce nere sul palco nero non si capisce un cazzo, io non vedo niente» lamenta il rapper di Cinisello, che effettivamente è l’unico dei due a indossare dei sobrissimi occhiali scuri da corsa. Shiva gli risponde subito: «No, guarda che quella [borraccia] è sbagliata! C’è dentro la lean!» Ovvero, e a questo punto dovremmo averlo imparato tutti dopo 10 anni di canzoni al riguardo, una miscela di sprite e Makatussin, uno sciroppo per la tosse a base di codeina. «Vabbè, chi vuole della lean?» si rivolge Shiva al pubblico. E procede a lanciare la borraccia sotto al palco.

Insomma, tutto sommato questa celebrazione di Santana Money Gang (stilizzato SMG), l’album a quattro mani firmato ad aprile dai due milanesi, è riuscita pienamente. Nonostante le mezz’ore di coda per la cassa accrediti (i due hanno parecchi amici dai rispettivi quartieri) e i VENTI (20,00) euro se volevi lasciare la macchina nel parcheggio della fiera per quelle due orette di live. Ospiti a sorpresa anche Kid Yugi (Gotham), Tony Boy (Polvere), Tedua (Lingerie) e per concludere anche un Marra in forma smagliante (15 piani).

Va da sé che, lungo la vasta scaletta del concerto, ognuno dei due portatori di catenazze e orologi che pesano mezzo chilo l’uno ha incluso grandi hit del proprio repertorio. Il climax si raggiunge con Visiere a Becco e Non lo sai come penultime, prima del gran finale congiunto di Neon.

Si ha la netta sensazione che molti degli ultra-giovanissimi nel pubblico non avessero manco iniziato l’asilo quando è uscita Cupido ormai 10 anni fa. Ma è sicuramente un buon segno di completa trasversalità rispetto alle generazioni di una musica che, meme o no, alla fine è ancora quella di punta nelle classifiche. E poi mi piace pensare che in qualche modo “Fanno ‘bu, bu, bu’, tu fai ‘bla bla bla’/ faccio ‘skrt skrt skrt’/ il mio nuovo AP che fa ‘tic-tic-toc’, ‘toc-toc’/ la tua b-b-b, dice, ‘Sì, sì, sì’/ ma chissà com’è/ quando sta con te dice, ‘No, no, no'” is the new “la brum del mmm ha un pss nella mm”. E te la canti spensierato a ogni età.

Finita la gloriosa one night, dopo un palmarès di attrazioni votate al puro entertainment, dalla schiera di droni luminosi che formano nel cielo il logo di SMG alla possibilità di tatuarti a gratis uno dei loghi che più rappresentano il duo (da Milano Ovest a Billionheadz Money Gang), usciamo verso al parcheggio dove col cazzo che abbiamo parcheggiato per 20 euro.

Lungo la strada, tutte ammassate sulle varie rotonde prima dell’ingresso, un esercito silenzioso di macchine dei genitori, addormentati sul volante o scrollando Instagram, aspetta con pazienza la fine del live, sognando di raccattare nel minor tempo possibile la propria prole e finalmente arrivare a casa, a letto, dopo una giornata sfiancante in ufficio. Li guardo e li compatisco. Non sanno che stanno per tornare i loro pargoli e il tragitto fino a casa sarà tutto un “Okay, non giocare prima o poi /
Sennò ti ruberemo al tuo boy / Sali sopra il mio toy (bu-bu-bu, bu-bu-bu) / Baby girl, vieni qui se lo vuoi / Non c’è party in assenza di noi (esatto)”.

Iscriviti
Exit mobile version