La sparo subito grossa ma me ne assumo tutte le responsabilità: in tutta la mia vita non ho mai visto un opening act così devastante come i Paris Texas. Il merito è ovviamente di Tyler, The Creator, che ieri sera al Forum di Assago è stato il protagonista della serata. Ma ci arriviamo dopo.
I Paris Texas. Tecnicamente un duo, formato nel 2018 da Louie Pastel e Felix, ma un trio mortale con quell’uragano di DJ Ankle Sandwich che si alterna tra il mixer e le piroette con microfono in mano, bisogna pensare ai PT come un succo concentrato di N.E.R.D., Odd Future delle origini, hip hop losangelino e screamo/skate punk. Il tutto, in una versione più Gen Z che millennial e tutto sommato anche colta, dato che, sì, il progetto prende il nome proprio dal neo-western di Wim Wenders che nell’84 si è portato a casa la Palma d’Oro a Cannes.
Geniale la mano di Tyler dietro tutto questo perché, mentre i Paris hanno iniziato la serata con la dinamite e facendo più volte aprire il pubblico come Mosè con le acque per poi far partire violentissimi pit, subito dopo, sempre sullo stesso palco tipo sei metri per sei al centro del Forum è salito Lil Yachty. Molto più famoso dei Paris Texas, quindi in un perfetto climax di tensione per il momento di Tyler, ma anche molto più (direbbero i Gen Z) chill rispetto ai tre scalmanati in apertura.
Yachty è granitico, molto più impostato all’hip hop della costa ovest anche proprio come postura e approccio verso il pubblico, nonostante poi abbia dimostrato, con dischi come Let’s Start Here dell’anno scorso, di potersi permettere delle grandi gite nel funk, alt, addirittura psych rock e farci pure una gran bella figura a detta di tutti. Poi, è chiaro, quando i fari sulla testa di Yachty sono diventati viola ed è partito il coro “I took the wooooook to Poooland” (dove per wok appunto s’intende la lean, la purple drank) la trappata ha riallineato gli astri. Primo act: casino e pogo. Secondo: nome importante e hit onestamente intramontabili. E poi, il buio. E il boato della folla.
Per inciso, Tyler si è servito dello stesso palco degli opening act soltanto nella seconda parte del live. Cioè quando dal soffitto sono calate tre pareti su cui sono state proiettate finestre e porte, e il setup si è magicamente trasformato in un salotto di casa, con divano, scaffali su cui era appoggiato, tra le tante cose, un Grammy, e soprattutto un giradischi. Magicamente, ripeto, perché proprio da questo giradischi il rapper ha suonato man mano i suoi album in vinile, o meglio i pezzi più iconici. Geniale la camera puntata sul cestello dei vinili, con le mani di Tyler in primo piano che scorrono tra i vari dischi (anche roba a caso, tipo i Bee Gees) e sul mega schermo viene proiettato il tutto. Partiva la ola dal pubblico ogni volta che una scelta veniva presa.
E quindi di IGOR c’è stato EARFQUAKE o THANK YOU, per le vecchie glorie come GOBLIN c’è stato Yonkers o Tron Cat, per Wolf il delirio di Tamale oppure LUMBERJACK e DOGTOOTH per Call Me If You Get Lost. Ma era pur sempre il Chromakopia tour, quindi la priorità è andata innanzitutto al gigantesco main stage verde (notare bene, colore complementare al rosa di Igor) e assemblato in modo da sembrare un imponente muro di container. Lo stesso container che nel video di St. Chroma, primo singolo e forse manifesto del disco uscito ad Halloween, esplode tramutando la luce della realtà dal seppia al colore. In questo senso c’è tutta una teoria dietro per cui Chroma non è altro che Chroma The Great, personaggio di fantasia uscito dal libro per bambini The Phantom Tollbooth di Norton Juster. Il compito di Chroma è proprio quello di creare i colori all’alba ogni mattina, dirigendo la sua orchestra incantata.
Per tutto l’inizio del live, il personaggio frankensteiniano creato per Chromakopia ha sbalordito la folla sottostante con un look militaresco a metà tra le divise di Michael Jackson (che ha citato anche con diverse mosse e moonwalk) e una maschera horror che si è giustamente tolto al momento di cantare Take Your Mask Off sulla passerella sollevabile ricoperta di fari puntati sul parterre.
Su YouTube ci sono ancora i video di quando Tyler era solo Tyler Okonma, al liceo o quando faceva caffè annacquati sottopagato da Starbucks. È evidente che tra quella persona e quello sul palco ieri ci sia qualcosa di diverso. Uno è umano, l’altro no, è qualcosa di oltre. È l’unico che in questi anni di dissing giganti e gente che impazzisce e diventa nazista (heil Kanye) non solo ha continuato per la sua luminosa strada, ma sta migliorando ogni disco che passa. S’invecchia, certo, “life is lifing” aveva detto tempo fa. Però, gente, come sta invecchiando bene il ragazzo.