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Da Frank Sinatra a Josh Homme il passo è breve

Cosa ci fanno il rocker dei Queens of the Stone Age, Alice Cooper e Paul Rodgers sullo stesso palco? Contribuiscono alla salvaguardia di un teatro storico di Palm Springs, oasi per ricconi e celebrità dove The Voice aveva una villa con piscina a forma di pianoforte a coda

Da Frank Sinatra a Josh Homme il passo è breve

Josh Homme a Rock The Plaza, novembre 2022

Foto: Enzo Mazzeo

«Questa è I’m Eighteen, non I’m Eighty», dice Alice Cooper dal palco subito dopo una performance esaltante del suo classico datato 1970. Il 74enne rocker di Detroit scherza sulla sua età anagrafica, eppure non sono in tanti, fra quelli della sua generazione, a potersi permettere ancora oggi di esibirsi senza far rimpiangere i tempi che furono. Uno è di sicuro Paul Rodgers, leggendario frontman di Free e Bad Company: ha influenzato intere generazioni di cantanti (fra cui un certo Freddie Mercury), ma ha ancora voce e carisma da vendere. Vedere Alice Cooper e Paul Rodgers che si avvicendano sul palco, fra l’altro in un contesto intimo e informale, non ha prezzo. Nel dubbio, ci siamo goduti il momento.

Siamo a Palm Springs, cittadina dell’entroterra californiano, a un paio d’ore di macchina da Los Angeles, che fin dall’epoca d’oro di Hollywood funge da buen retiro per star del cinema in cerca di tranquillità, pensionati particolarmente abbienti, giocatori di golf e hippie che vedono in questa oasi nel deserto una valida alternativa alla caotica vita metropolitana. L’occasione è encomiabile: si cerca di preservare uno storico teatro cittadino, il Plaza, mediante una raccolta fondi indispensabile per la sua ristrutturazione. All’appello hanno risposto tantissimi artisti, che hanno offerto vari oggetti da mettere all’asta. Ma alcuni sono andati oltre: Spike Edney, multistrumentista famoso per la sua lunghissima collaborazione con i Queen, e Brian Ray, chitarrista e collaboratore di Paul McCartney, hanno infatti messo in piedi una all-star band che comprende i batteristi Matt Sorum (Guns N’ Roses, Velvet Revolver) ed Eric Singer (Kiss), l’attuale bassista degli Who Jon Button, il tastierista Teddy “Zig Zag” Andreadis (Guns N’ Roses) e i chitarristi Pete Thorn (Chris Cornell) e Orianthi. E qualche cantante mica da ridere: Alice Cooper e Paul Rodgers, appunto, oltre alla stessa Orianthi e a un elegantissimo Josh Homme.

Alice Cooper. Foto: Enzo Mazzeo

Orianthi. Foto: Enzo Mazzeo

Matt Sorum. Foto: Enzo Mazzeo

Il direttore del teatro introduce la line-up come «un po’ diversa» da quelle che animavano il Plaza Theatre ai tempi del suo massimo splendore, quando Frank Sinatra e Bing Crosby dettavano legge, poi però rettifica dicendo che «Alice Cooper è il Frank Sinatra o, se volete, il Dean Martin della mia generazione». Cooper è l’antitesi della rockstar incartapecorita che la sua data di nascita suggerirebbe: lui è uno che le rughe le porta con disinvoltura, che sul palco si muove agile e, soprattutto, che ancora può contare sulla sua inconfondibile voce. Al suo set segue quello di Rodgers, accolto con grande calore dai circa 800 presenti. Ed è sorprendente constatare come il tempo sia stato clemente anche con lui, sotto ogni punto di vista. Entrambi sfoderano esattamente i brani che tutti vogliono sentire (School’s Out, No More Mr. Bad Guy, Feel Like Makin’ Love e All Right Now vi dicono niente?), e con una band di tale livello alle spalle è tutto ancora più bello. Ma bello davvero.

Chiaramente, gran parte degli artisti sul palco ha un legame forte con la città di Palm Springs. Alcuni ci vivono (Paul Rodgers, Matt Sorum, Brian Ray, Spike Edney), altri sono evidentemente attratti da quello che ha da offrire (Alice Cooper è un noto appassionato di golf), ma Josh Homme è a tutti gli effetti l’unico nativo di questi luoghi. Il leader dei Queens of the Stone Age, nato a Palm Springs e cresciuto nella vicina Palm Desert, agli inizi degli anni ’90 definiva insieme ai Kyuss i connotati dello stoner rock, avviando in questo angolo di mondo una scena musicale che traeva spunto tanto dalle atmosfere mistiche del deserto circostante quanto dalle sostanze psicotrope di cui il deserto stesso favoriva il consumo.

Josh Homme. Foto: Enzo Mazzeo

Paul Rodgers. Foto: Enzo Mazzeo

Eric Singer. Foto: Enzo Mazzeo

L’intervento di Josh Homme sul palco del Plaza è spassoso, saluta la mamma seduta in prima fila, racconta aneddoti legati alla sua infanzia e a questo teatro («A 7 anni venivo qui al cinema, a vedere i film dell’Ispettore Callaghan»), e veste i panni del crooner quando, in duetto con Orianthi, si cimenta in un brano del 1967, Somethin’ Stupid, portato al successo da, udite udite, Frank e Nancy Sinatra. Per la prima volta, la ricca tradizione di Palm Springs si fonde con la musica delle generazioni successive. Tutto torna.

Spike Edney, tra i promotori di Save The Plaza. Foto: Enzo Mazzeo

Foto: Enzo Mazzeo

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