Al Super Bowl LVIII, Usher ha trasformato lo stadio di Las Vegas in un enorme club | Rolling Stone Italia
Love in This Stadium

Al Super Bowl LVIII, Usher ha trasformato lo stadio di Las Vegas in un enorme club

Niente momenti controversi come Eminem che s’inginocchia e nemmeno l’atteggiamento DGAF di Rihanna, ma un omaggio al pop anni 2000. Ecco cos’è successo ieri sera all’halftime show, chi c’era, l’aria che tirava. E il video integrale dell’esibizione

Al Super Bowl LVIII, Usher ha trasformato lo stadio di Las Vegas in un enorme club

Usher al Super Bowl LVIII

Foto: Kevin Mazur/Getty Images for Roc Nation

Al Super Bowl per celebrare 30 anni o quasi di amore in this club. Ieri sera Usher ha trasformato l’Allegiant Stadium di Las Vegas in un gigantesco pied-à-terre a cielo aperto. Il suo halftime show del Super Bowl ha reso omaggio al carattere sfavillante del pop anni 2000 con una raffica di successi e guest star da urlo come Alicia Keys, Ludacris, Will.I.Am, Lil Jon. L’idea era anche festeggiare il ventennale di Confessions senza andare pià indietro nel tempo alle hit anni ’90 come You Make Me Wanna. Niente colpi di scena, né sorprese. Solo tanto amore e tanto club.

A dispetto delle voci che lo volevano sul campo e pur essendo presente alla partita, Justin Bieber non è apparso per rendere omaggio al suo mentore. E Taylor Swift non s’è fatta vedere per duettare su Lil Freak. Non s’è visto lo spirito DGAF che ha reso lo show dell’anno scorso di Rihanna una bomba e nemmeno l’approccio diciamo così storico e culturale dell’esibizione di Dr. Dre con Snoop, Kendrick, Mary J. Blige ed Eminem che s’inginocchia. Niente ospiti a sorpresa, niente mosse ambiziose e nemmeno colpi di scena: solo Usher al suo meglio, nel ruolo di consumato intrattenitore di Las Vegas dei nostri giorni.

L’idea, aveva detto lui, era portare un pezzo della sua Atlanta a Las Vegas, dove nell’ultimo anno ha fatto qualcosa come 100 show. «Sono riuscito a portare a Las Vegas un bel pezzo del melting pop musicale e culturale di Atlanta», ha detto Usher la scorsa settimana. «Non è stato facile, ma ho trasformato Las Vegas in Atlanta. Ho preso la V e l’ho capovolta». E ci è riuscito e difatti ha chiuso lo show cantando “ho portato il mondo ad A!”.

Usher è salito sul palco dopo un annuncio ironico che avvertiva che la sua esibizione era classificata U: «Può provocare canti, balli, sudori, problemi relazionali». Ha ringraziato pubblicamente la madre: «Dio ascolta le nostre preghiere. Dicevano che non ce l’avrei fatta, che oggi non sarei stato qui. E invece eccomi. Ehi mamma, ce l’abbiamo fatta. Questo show è per te!». Ha poi attaccato Love in This Club – ok, è il suo show e quindi può dedicare qualsiasi canzone a sua madre, persino questa – e fatto un set che ha coperto un po’ tutta la sua carriera, cambiando abbigliamento, ma non il guanto alla Michael Jackson.

C’erano amici ad aiutarlo, eccome. Il duetto su My Boo con Alicia Keys, mai così glam in una tuta rossa con pianoforte in tinta, è parso particolarmente affettuoso. S’è anche sentito un commovente frammento di If I Ain’t Got You e c’è voluto che la voce s’incrinasse lievemente nel primo verso per far capire che Alicia stava sicuramente cantando dal vivo. Jermaine Dupri ha detto che «è raro trovare gente come noi! Stiamo celebrando il ventesimo anniversario di Confessions, su le mani!». H.E.R. ha spaccato nell’interludio da guitar hero per U Got It Bad e Bad Girl. Era spaziale nella sua tuta in pelle nera.

Will.I.Am l’ha affiancata per OMG evocando per un attimo i brutti ricordi dell’Halftime Show dei Black Eyed Peas del 2011, il peggiore della storia, con una breve apparizione di Usher, Slash e un duetto con Fergie su I’ve Had the Time of My Life. E invece, spiazzando tutti, Usher ha detto la scorsa settimana che quello show dei Black Eyed Peas è stato il bigino da seguire per costruire il suo spettacolo, ma grazie al cielo la cosa non si è percepita. Per OMG, Ush si è pure scatenato coi ballerini sui rollerblade.

L’halftime show è decollato di brutto nel momento più ovvio e inevitabile, Yeah!, quand’è arrivato Lil Jon per urlare le quattro parole più celebri nella storia del crunk: “Turn down for what!”. È stata la botta di energia di cui c’era bisogno e con l’arrivo di Ludacris il pezzo s’è trasformato in un festa skater-boogie, in un grande crunkfest. Persino i costumi da supereroi modello Tartarughe Ninja sono sembrati un tocco di classe. Usher non ha puntato in alto col suo show, ma non ce n’è stato bisogno: si è limitato a fare quel che sa fare meglio e a sfoggiare la sua leggenda con grande sicurezza.

L’halftime show non è stato che uno dei momenti forti del Super Bowl LVIII. Beyoncé ha annunciato nuova musica in uno spot pubblicitario (e c’era anche lei in un box con Jay-Z e… Jack Dorsey?). La telecamere non hanno potuto fare a meno di inquadrare Taylor Swift nel suo Tortured Poets Department Box al fianco di Lana Del Rey e Blake Lively. La popstar ha portato fortuna ai Chiefs, quindi forse è vero che il karma è un gatto. E c’è stato qualcosa di così Lana-esco nella sconfitta della squadra californiana (vedi il testo di The Greatest).

S’è visto anche uno spot con Post Malone e T-Pain, che è stato in qualche modo toccante ripensando a quel che ha detto a proposito di Usher che lo ha fatto cadere in depressione per quattro anni dicendogli quanto fa schifo l’Auto-Tune. Lo spot per la Quaresima di Mark Wahlberg, chiaramente senza Funky Bunch sarebbe stato il momento più assurdo del Super Bowl (“Stay prayed up”) se solo RFK Jr non lo avesse surclassato con una pubblicità elettotrale in cui ha sostanzialmente detto di votare per lui «perché ho lo stesso cognome d’un tizio molto meno stupido di me morto 60 anni fa». Fortuna che l’intervallo se l’è preso Usher.

A questo link lo show integrale.

Set list:

“Caught Up”
“U Don’t Have to Call”
“Superstar”
“Love in This Club”
“If I Ain’t Got You”
“My Boo”
“Confessions Pt II”
“Nice & Slow”
“Burn”
“U Got It Bad”
“OMG”
Trending
“Turn Down for What”
“Yeah”

Da Rolling Stone US.

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