Afterhours a Firenze, prima la terapia di gruppo, poi la festa | Rolling Stone Italia
Carne ancora fresca

Afterhours a Firenze, prima la terapia di gruppo, poi la festa

Ieri Manuel Agnelli e la band del 2005 (più Giacomo Rossetti) hanno suonato ‘Ballate per piccole iene’ e fatto saltare l’Anfiteatro delle Cascine con i loro classici. Detto in breve: si esce vivi dagli anni Zero

Afterhours a Firenze, prima la terapia di gruppo, poi la festa

Manuel Agnelli in concerto

Foto: Mairo Cinquetti/Getty Images

La nostalgia è un’arma a doppio taglio: ci solleva dal pensiero di un futuro incerto, ma tende a deformare il passato, facendocelo apparire migliore di quel che è effettivamente stato. Che la nostalgia paghi nel mondo della musica ormai l’han capito tutti. Facendo le scelte giuste è possibile però uscirne vincitori celebrando il proprio passato senza rimanerci imbrigliati dentro, senza che questo finisca per rappresentarci come nel caso di quei gruppi nostalgia costretti a suonare ogni sera le solite tre canzoni perché, ahimè, le altre non hanno superato la prova del tempo.

Non è questo il caso del tour di Ballate per piccole iene, disco di culto che Manuel Agnelli sta riportando in tour con la formazione degli Afterhours dell’epoca – ovvero il 2005, anno di pubblicazione del disco – con Giorgio Prette alla batteria, Andrea Viti al basso e Dario Ciffo ad alternarsi fra chitarra e violino (con la aggiunta di Giacomo Rossetti, già nella band solista di Agnelli). La seconda data del tour, che li ha visti ieri sera in scena a Firenze, è stata un trionfo, una presa di coscienza in due parti, due atti, due modi diversi di guardarsi allo specchio.

La prima metà del concerto è dedicata a Ballate per piccole iene che viene eseguito nella sua interezza. Non c’è neanche il tempo per la linea di basso che scandisce La sottile linea bianca di librarsi nel cielo fiorentino che gli Afterhours e il loro pubblico sono già una cosa sola. Il palco è scarno, i visual sono minimali, ora a colori, ora in bianco e nero, l’attenzione è tutta sui pezzi e stasera c’è una gran voglia di suonarli e di sentirli.

Al termine della successiva Ballata per la mia piccola iena Manuel ringrazia Firenze, «la prima città ad andare sold out», e introduce la nuova/vecchia band («questa è solo la seconda sera, dopo 20 anni»). «E adesso scusate» aggiunge prima di lanciarsi in È la fine la più importante, «ma dobbiamo spaccare il culo». La reazione del pubblico dimostra che quel disco è rimasto nel cuore, e sotto la pelle, a molti: il pubblico è quello dei 40enni che hanno seguito la band in tutte le sue mutazioni, mentre gli spettatori attratti dalla popolarità di Agnelli a X Factor non si sono visti. Quello che rimane, a 20 anni dalla pubblicazione, è un disco scurissimo, tanto ambizioso quanto doloroso.

La canzone di Marinella funge da ideale cerniera emotiva fra le due sezioni della serata: se la prima parte del concerto è stata una sorta di seduta di terapia collettiva, con tutti – sia i membri del gruppo che il pubblico – pronti a mostrare e a condividere le proprie ferite, la seconda parte è la celebrazione di una band che ha segnato gli ultimi 30 anni di storia del rock italiano. «Siete carichi?», chiede Agnelli prima di attaccare Lasciami leccare l’adrenalina, momento in cui – finalmente! – anche il composto pubblico fiorentino mette da parte le buone maniere per dare vita ad un bel pogone vecchia scuola.

«Scatenate l’inferno» chiede Agnelli prima di Dea. Durante La verità che ricordavo saltano anche gli alberi del parco delle Cascine. Inevitabili ovazioni per Male di miele e Quel che non c’è, con la voce del pubblico copre quella del cantante. Chiusura, dopo i bis, con Non è per sempre e Voglio una pelle splendida, che si destruttura pezzo dopo pezzo finché ogni membro del gruppo non ha lasciato il palco. «Quel che volevo realizzare non conta più un cazzo», conclude Manuel sul finale di serata, «quello che conta è quello che ho adesso. E come me, tutti voi. Ed è meraviglioso».

Da segnalare, in apertura a ogni data del tour, il progetto Carne Fresca legato al locale milanese di Agnelli Germi, con alcune band promettenti del panorama italiano scelte per scaldare il pubblico, nel caso della data fiorentina si è trattato degli Aut! seguiti dagli eroi locali Spleen.

Gli Afterhours si sono ormai da tempo ritagliati un posto importante nel rock italiano e possono permettersi di rifare un disco vecchio di 20 anni di fronte a un pubblico numeroso che lo canta a memoria. E questo in tempi di sovrapproduzione musicale, di consumo veloce, dove un disco vecchio di un mese è già roba per archeologi e musei.

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