A Catania sì, che sanno come festeggiare il Primo Maggio | Rolling Stone Italia
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A Catania sì, che sanno come festeggiare il Primo Maggio

Il One Day Music Festival esiste da una decina d'anni ed è sopravvissuto al cataclisma dell'indie dei primi Duemila reinventandosi elettronico e rap: da Maceo Plex a Nitro

A Catania sì, che sanno come festeggiare il Primo Maggio

La prima notizia è che a Catania sanno come onorare la festa del Lavoro. La seconda è che non lo sanno fare da ieri, anzi.

«Sono circa dieci anni che lo organizziamo» racconta Marco Palazzolo, uno degli organizzatori del festival che, come suggerisce il nome, One Day Music Festival, spara tutte le sue cartucce in un giorno solo, il Primo Maggio. «All’inizio siamo nati come evento rock. Sai, quell’indie un po’ elettronico dei primi anni Duemila tipo Franz Ferdinand, Digitalism, Klaxons. Poi quella scena è morta del tutto e noi ci siamo dovuti reinventare.»

E se il più grande spauracchio dei festival è quello di legarsi troppo a una generazione, con il rischio più grande di fallire quando la suddetta generazione comincia ad accusare i primi reumatismi e la pizza non la digerisce più tanto bene, il live catanese ha semplicemente aggiornato la line up a questo secolo. A qualcuno farà male constatare per l’ennesima volta che al posto del rock oggi ci sono la Dark Polo Gang, Nitro oppure l’elettronica più assassina e ibizenca tipo Dixon. Ma 20mila adolescenti indemoniati sulla spiaggia del Lido Azzurro di Catania e nessuna rock band nei paraggi, beh, sono una prova bella e buona: questi sono i tempi e non c’è spazio per band. O almeno, per ora.

Stokka & Madbuddy

Indemoniati, perché da mezzogiorno e mezza che sono arrivato in spiaggia a mezzanotte che sono andato via (una bella impresa, se non sei più adolescente da almeno dieci anni) i due palchi non hanno smesso un solo secondo di tremare sotto le vibrazioni di migliaia di carpe, piedi nudi, ciabatte che martellavano a ritmo sui pannelli di legno. Un pavimento improvvisato ma necessario se devi ballare ma sotto di te c’è solo sabbia finissima, praticamente desertica.

Va da sé che di festivaliero nel palco elettronico c’era poco. Quelle sono cose che, ovunque le metti – che sia un club, una barca, un loft – impacchettano l’area di gente ma l’atmosfera non cambia di molto, per quanto una spiaggia al tramonto sia l’opzione più suggestiva.

A fare la differenza, insomma, non sono stati i nomi granitici di Roman Flügel o Maceo Plex, ma è stato il palco rap/dancehall. Un luogo dove si sono alternati sound system locali allucinanti con degli MC allucinati, eccellenze siciliane tipo Stokka e Madbuddy (commoventi il live e pure la dedica a Primo Brown), o armi esotiche come Nitro (bravo ma inspiegabilmente emozionato e in vena di confessioni) e la Dark Polo Gang. Menzione speciale per Rodigan, classico vivente del dub e dancehall inglese che alla veneranda età di 68 anni ancora salta come un grillo sul palco.

Non propriamente musica d’avanguardia, ma musica ascoltata tanto, quotidianamente, da un numero gigantesco di persone: le stesse che poi oggi sono tornate a lavoro un po’ ammaccate ma soddisfatte.