L’industria discografica ha scoperto che riciclare le vecchie hit è un affare gigantesco | Rolling Stone Italia
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L’industria discografica ha scoperto che riciclare le vecchie hit è un affare gigantesco

Sempre più artisti, da Olivia Rodrigo a Lorde, usano melodie, riff e frasi di canzoni esistenti per costuirne di nuove. I proprietari dei cataloghi incoraggiano la pratica "cugina" del sampling. Anche questo è il futuro del pop? E dove finisce l'originalità e inizia il plagio?

L’industria discografica ha scoperto che riciclare le vecchie hit è un affare gigantesco

Olivia Rodrigo

Foto press

A metà giugno due dozzine di autori, produttori e rappresentanti degli editori musicali si sono dati appuntmento in un complesso di edifici segreto e gigantesco poco lontano da Brentwood, che è uno dei quartieri più ricchi di Los Angeles. Per tre giorni, dalle 11 del mattino alle 7 di sera, hanno scritto canzoni interrotti giusto dal delivery dei pasti e da partite a cornhole nel giardino, canzoni scritte per essere proposte ad artisti di prima fascia come Doja Cat, Ariana Grande e Cardi B, che le avrebbero trasformate in successi commerciali. Era, in buona sostanza, un campo estivo per hitmaker. Con una caratteristica speciale: gli autori erano esplicitamente incoraggiati ad attingere da vecchie hit del passato.

«Volevamo che tutti si divertissero ed esprimessero la loro creatività, ma anche che usassero il nostro catalogo come punto di partenza», dice Franny Graham, vice presidente del reparto creativo dell’editore musicale indipendente Primary Wave e tra gli organizzatori dell’esperienza.

I campi estivi per autori non sono una novità, ma era la prima volta che Graham ne organizzava uno che prevedesse l’uso dell’interpolazione tra canzoni. Primary Wave, che di recente ha acquistato i diritti di brani di musicisti come Steve Nicks e Bob Marley, ha inviato agli autori una playlist di hit del loro catalogo, così che potessero scrivere senza preoccuparsi dei problemi di copyright.

Gli editori musicali hanno un legittimo interesse a pubblicare canzoni del genere: guadagnano dai diritti se i loro autori sono accreditati, e le interpolazioni e i sample spingo spesso la gente ad ascoltare gli originali in streaming. Primary Wave ha ingaggiato autori di vario genere, tra cui i suoi talenti e quelli di Electric Feel, che oltre al lavoro da etichetta ed editore gestisce il management di artisti come Post Malone, Iann Dior e 24kGoldn.

Il campo di giugno ha dato vita a diverse potenziali hit e molte sono in produzione proprio ora. Tra i risultati più interessanti c’è un’interpolazione di More Than a Feeling, il classico dei Boston, con un ritornello che gli autori Dante Jones, Dolly e Nasri – la cantante della band fusion canadese Magic! – hanno riscritto e mescolato con una strofa emo, e un altro pezzo in cui Jeff Peters, A1 LaFlare e Anthony “Tone” Jones trasformano il classico country-rock Life Is a Highway in un pezzo R&B. Primary Wave ha intenzione anche di vendere un’interpolazione con Stir It Up di Bob Marley.

Il pezzo più usato è stato però Closing Time, la hit anni ’90 scritta da Dan Wilson, di cui Primary Wave ha acquistato il catalogo all’inizio del 2021. A un certo punto, durante le session, tre diverso gruppi di autori erano al lavoro su una versione diversa del brano. Il riff e le strofe orecchiabili, dice Graham, funzionano bene con i beat a base di chitarra che artisti come Post Malone hanno reso popolari negli ultimi anni. Una delle interpolazioni di Closing Time è già sotto gli occhi di un artista di prima fascia, ma Graham non vuole dire quale.

«Quando uno di quei pezzi uscirà, sarà una hit come l’originale», dice felice.

Le interpolazioni sono dilagate in questo strano 2021. Chiedete a Olivia Rodrigo, Ava Max, Lorde e Doja Cat, tutte in classifica con beat e melodie prese in prestito da vecchie hit. Dal punto di vista musicale, le interpolazioni sono vicine al sampling, l’arte di incollare pezzi di vecchie canzoni che ha definito il suono dell’hip hop. Ma invece di usare una porzione della registrazione di un brano già esistente, l’interpolazione replica la composizione scritta, non importa se si tratta di testo, melodia, riff o beat.

È difficile stabilire quante ce ne siano in giro, perché non esiste un database comprensivo. Ma basta uno sguardo alle classifiche pop degli ultimi anni – che raccolgono dati provenienti da radio, vendite di dischi e streaming – per scoprire una storia ovvia. Ne 2020, Ava Max ha accreditato Desmond Child tra gli autori di Kings and Queens, che conteneva la melodia del ritornello che Child aveva scritto per You Give Love a Bad Name dei Bon Jovi e quella di If You Were a Woman (And I Was a Man) di Bonnie Tyler. Poi c’è Kiss Me More di Doja Cat e SZA, un brano diventato virale su TikTok anche grazie all’interpolazione di Physical di Olivia Newton-John.

Rodrigo è la regina di questo nuovo trend. Il suo album di debutto Sour, uscito proprio nel 2021, è pieno di interpolazioni. C’è Cruel Summer di Taylor Swift dentro Deja Vu, per esempio (Swift, Jack Antonoff e St. Vincent sono stati accreditati dopo la pubblicazione del pezzo), oppure Good 4 U, per cui sono stati accreditati Hayley Williams e Josh Farro dei Paramore, dopo che molti fan hanno segnalato la somiglianza tra il pezzo la loro Misery Business.

Olivia Rodrigo - deja vu (Official Video)

Per gli artisti interpolati queste nuove canzoni sono una manna. Un report di Billboard stima che Williams e Farro hanno guadagnato circa 1,2 milioni di dollari dalle royalties di Good 4 U, Swift 325 mila da Deja Vu. Gli artisti che usano le interpolazioni devono cedere una grossa fetta dei ricavi, ma è una decisione calcolata: usare il DNA di vecchie hit aumenta le possibilità che un brano esploda.

La nuova moda del riciclaggio tra gli hitmaker si spiega perfettamente grazie a uno scambio tra Elvis Costello e un suo fan che gli aveva rivelato che Brutal, la traccia d’apertura di Sour, usa un riff molto simile a quello di Pump It Up, un brano che il cantautore ha firmato nel 1978.

Costello non appare tra gli autori di Brutal, ma la cosa non lo preoccupa granché: «Il rock funziona così», ha detto al fan a giugno. «Prendi le parti vecchie di un successo e lo trasformi in qualcosa di nuovo. Anch’io facevo così».

Costello non è il primo artista a supportare una giovane popstar che pubblica una canzone che somiglia parecchio alla sua. Non è stato il primo neanche quel mese: poche settimane prima, i Primal Scream e gli eredi di George Michael avevano lodato pubblicamente Solar Power, il singolo di Lorde, per le somiglianze rispettivamente con Loaded e Freedom! ’90. E anche se il pezzo non interpola davvero le due canzoni (George Michael o i membri del gruppo non sono accreditati), l’ispirazione è stata confermata dalla stessa Lorde, che ha raccontato a Zane Lowe di Apple Music di averla scritta senza notare la somiglianza. Prima di pubblicarla ha contattato il frontman dei Primal Scream, Bobby Gillespie, che ha dato la sua approvazione.

«È stato super gentile. Ha detto che queste cose succedono, che avevo trovato qualcosa che loro avevano trovato anni fa», ha detto Lorde. «Ci ha dato la sua benedizione. Quindi mettete a verbale che Loaded è l’ispirazione principale di questo pezzo, ma ci siamo arrivati in modo naturale. Bello che sia andata così».

Lorde - Solar Power

Non aspettatevi che il femomeno interpolazioni finisca in fretta. Anzi, è probabile che accada il contrario. Gli editori musicali hanno montagne di canzoni immediatamente riconoscibili, tutte di un’epoca in cui l’industria era basata sugli album. Ora che il business gira intorno allo streaming dei singoli, hanno un’occasione per sfruttarli ancora un po’. È per questo che negli ultimi anni aziende come Primary Wave e Hipgnosis Songs Fund hanno speso tanto per acquistare i cataloghi degli autori.

Grazie a vantaggi legislativi, una grande richiesta di musica orecchiabile da infilare in vagonate di contenuti e un momento vantaggioso per il mercato, gli editori musicali hanno tutte le ragioni per riciclare le loro vecchie hit. Quelli che abbiamo contattato dicono che proporranno i loro cataloghi in maniera sempre più massiccia e spiegano anzi che anche gli autori degli originali chiedono che la loro musica venga usata per ricavarne nuove canzoni.

Justin Shukat, il presidente di Primary Wave, dice di aver convinto il team di Doja Cat a pubblicare Freak, un pezzo amato dai fan e virale su TikTok, che interpola Put Your Head on My Shoulder di Paul Anka. Nel 2019, l’azienda aveva acquistato parte del suo catalogo. Doja Cat, dice Shukat, non prevedeva di pubblicare quel brano, è stato lui a convincerla. Inoltre, la popolarità di Freak su TikTok ha fatto sì che Put Your Head on My Shoulder finisse anche in un altro pezzo, Streets, dopo che i fan le hanno mischiate insieme in una video challenge che girava a inizio anno.

Una hit tira l’altra. Primary Wave ha acquistato parte dei diritti di Physical di Olivia Newton-John e dopo il successo dell’interpolazione in Kiss Me More di Doja Cat e SZA, Shukat vuole che Doja o un’altra cantante di quel livello pubblichi una cover dell’originale. Ha già ricevuto varie versioni da alcuni produttori ed è alla ricerca dell’interprete giusta.

Doja Cat - Kiss Me More (Official Video) ft. SZA

Primary Wave sta cercando nel proprio catalogo vecchie canzoni da riproporre per l’era di TikTok mettendoci sopra una mano di vernice fresca. «Incoraggio operazioni del genere», dice Shukat. «Quando le presentiamo ad altri creativi, diamo loro una direzione da seguire e chiediamo che cosa possono aggiungere al progetto. È un lavoro collaborativo basato sul materiale che controlliamo. Dal punto di vista creativo, si tratta di aspettare la combinazione perfetta, e non è detto che arrivi».

L’ultimo tentativo è I’ll Be Home Soon, un pezzo recente della cantante Shoffy, che usa spudoratamente un sample di Come to My Window di Melissa Etheridge. Un produttore di Primary Wave ha curato il pezzo e Shoffy l’ha registrato, mentre Etheridge l’ha promosso sui suoi social. Uscita a marzo, I’ll Be Home Soon non è ancora una hit, ha raccolto qualche migliaio di stream e posizionamenti sulle playlist delle piattaforme. Shukat dice che il pezzo «non è dove vogliamo che arrivi», ma le tempistiche non lo preoccupano, perché spesso le vecchie hit tornano di moda all’improvviso, per motivi imprevedibili.

«La cosa più bella è che nulla viene scartato per sempre», dice. «Magari fai un pezzo di qualità che non decolla subito, ma se dentro c’è una hit, prima o poi troverà un suo pubblico».

L’acquisto dei cataloghi sta cambiando il modo in cui le major fanno affari. Sony Music Publishing, l’editore musicale più grande del mondo, ha ricevuto per due anni di fila il doppio delle normali richieste per sample e interpolazioni dal suo catalogo e l’azienda sta assumendo nuovi A&R col compito di proporre ad autori e produttori vecchi brani dotati di un certo potenziale. Di solito a Sony le richieste arrivino non sollecitate, ma ha cambiato modus operandi per via della quantità di contenuti a disposizione e della frequenza con cui gli autori vendono a editori più piccoli sperando di ricevere maggiore attenzione.

Anche presso Warner Chappell, che nel suo catalogo ha hit scritte da Quincy Jones, Katy Perry e Bruno Mars, sanno di dover assumere un atteggiamento proattivo. Nel primo periodo di pandemia, Warner ha lanciato Beat Broker, una playlist-buffet con tracce pronte per l’utilizzo. È la prima volta che uno dei tre maggiori editori musicali fa una cosa del genere. A oggi la playlist prevede circa 400 brani ed è accessibile su invito, ma Warner vuole espandere il servizio con nuove canzoni e risorse da aggiungere a cadenza regolare.

«Ho ricevuto molte richieste da autori che vogliono canzoni semplici da approvare, e invece di indirizzarli verso i soliti 50 pezzi, abbiamo capito che possiamo portarli a questo sito, una sorta di negozio di dischi impolverato, dove possono fare quello che vogliono», dice Dave Georgeff, direttore del sampling e dei servizi creativi di Warner Chappell.

Il servizio ha già ottenuto i primi successi, grazie a Drake e Logic e ai loro pezzi Deep Pockets e Dark Place, entrambi nati da sample costruiti su Beat Broker. Georgeff dice che nei suoi piani c’è la pubblicazione di una playlist basata sulla musica di James Brown.

Per Ashley Winton, vice presidente dei servizi creativi di Warner, piattaforme come Beat Broker dimostrano quanto il settore sia attirato dall’idea di riproporre vecchi brani.

«Credo che succederà sempre più spesso, le canzoni verranno ripresentate al pubblico continuamente. Abbiamo 100 anni di musica che possiamo utilizzare in tanti modi diversi. Se un pezzo è diventato una hit, possiamo riportarlo all’attenzione delle persone. I brani meno conosciuti, invece, hanno una seconda chance di arrivare agli appassionati. Stiamo aggiungendo valore in maniera non tradizionale. Quando ci sono in giro così tanti contenuti, il tema è capire come aggiungere valore ai diritti di brani di tutto il mondo».

Il boom del riciclo di vecchie canzoni arriva dopo che l’industria ha finalmente assorbito il trauma della battaglia legale tra gli eredi di Marvin Gaye e Blurred Lines di Robin Thicke e Pharrell Williams. Per un certo periodo, quella causa ha generato una cascata di procedimenti fotocopia, col terrore di molti autori.

L’avvocato esperto di diritto d’autore Peter Anderson ha difeso i Led Zeppelin nel famoso processo sul plagio di Stairway to Heaven. Quel caso, dice, ha cambiato le cose dopo anni di battaglie sul copyright nate dalla vittoria degli eredi di Gaye, che grazie alle piccole somiglianze tra Blurred Lines e Got to Give Up (un singolo di Gaye del 1977) hanno guadagnato milioni di dollari.

La musica è andata avanti, dice Anderson, e cita gli artisti che si sostengono pubblicamente sulle somiglianze tra canzoni quale segnale del fatto che l’industria ha superato la litigiosità del passato e capito che originalità e influenza non si escludono a vicenda.

«Quando vedi Elvis Costello che si espone pubblicamente per difendere un’artista, è come se riaffermasse le critiche al processo a Robin Thicke», dice. «Il caso di Blurred Lines ha dimostrato che se la famiglia di Gaye può vincere una causa su due canzoni che non hanno le stesse note, allora può farlo chiunque. Quel pezzo ha aperto il vaso di Pandora, ma Stairway to Heaven l’ha richiuso. La gente continua a intentare cause sulle somiglianze tra canzoni, ma mi sembra che ora abbiano successo. Prendere un esperto e fargli dire che entrambi i brani hanno un fade out, o che ci sono due note uguali in sequenza, o che entrambi i cantanti sono uomini, non basta più».

Ridotte possibilità di vittoria, ovviamente, non scoraggiano tutti. E se autori ottengono in modo dubbio la possibilità di essere accreditati su un pezzo, i diritti vengono divisi in modo non giusto, un tema che i collettivi di autori come The Pact hanno già sottolineato, spiegando come molti artisti famosi chiedano di essere accreditati su pezzi che non hanno scritto davvero.

C’è anche chi si chiede se il precedente stabilito da Rodrigo, cioè la distribuzione libera di diritti, sia meglio della guerra attorno a Blurred Lines.

Ana Ribeiro, autrice e avvocato esperto di copyright in Brasile, ha paura che chi vuole evitare cause legali intentate da grossi artisti finirà per accreditare fra gli autori anche chi non lo merita.

«Il processo creativo non è sempre consapevole. Non è facile capire se un’idea che hai avuto è totalmente originale, è difficile dimostrare che quel tipo di originalità esista», dice Ribeiro. «Più allarghiamo il concetto di autore o co-autore, più rischiamo di creare una catena infinita di persone che richiedono di essere accreditate».

La legge del copyright musicale è imperfetta e l’aumento delle interpolazioni genererà inevitabilmente problemi legali, mentre i creatori saranno costretti a ripensare il rapporto tra originalità e influenza artistica. I musicisti, però, sono meno disponibili ad affrontare il problema e la questione è sfuggita di mano: nel prossimo futuro, sempre più artisti saranno disponibili a riutilizzare la loro musica e vendere i diritti alle aziende e il settore continuerà ad evolversi rapidamente com’è sempre successo nell’era digitale.

Ad Anka è andata bene. Put Your Head on My Shoulder è tornata dentro altra musica e ha generato altro denaro, 63 anni dopo la registrazione originale.

«Quando il pop stava nascendo io ero lì. L’arte di scrivere canzoni era una cosa completamente diversa ai tempi, ora non c’è più», dice. «In settant’anni di pop le cose cambiano. Ora viviamo in un mondo tecnologico. È un gioco completamente diverso. Shakespeare è stato rifatto in ogni modo possibile. Se volete usare Puppy Love, fate pure. Io faccio questo mestiere da più di sessant’anni, ho guadagnato un sacco di soldi con le mie canzoni. Ora c’è una ragazza giovane, talentuosa, bella, che sa quello che fa ed è all’inizio di una fantastica carriera: non voglio battagliare per il 3% delle royalties. Che li prenda lei».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.