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Le 10 rivelazioni più impressionanti di ‘Controlling Britney Spears’

Telefoni controllati, fidanzati pedinati, minacce, incontri intimi spiati: ecco i fatti più sconvolgenti che emergono dal nuovo documentario sulla conservatorship

Foto: Mike Windle/Getty Images per iHeartMedia

Britney Spears faceva centinaia di show a Las Vegas e incassava milioni e intanto, a causa della conservatorship, viveva con un budget controllato e sotto una sorveglianza costante che ne monitorava ogni movimento. Aveva addirittura il telefono della camera sotto controllo. Sono solo alcune delle rivelazioni più sconvolgenti contenute in Controlling Britney Spears, il nuovo documentario del New York Times uscito a pochi giorni da un’udienza decisiva sul caso della cantante.

Il documentario è il seguito di Framing Britney Spears (nominato a un Emmy) e include interviste con la storica assistente della pop star Felicia Culotta; l’ex tour manager Dan George; Latisha “Tish” Yates, la stylist che si occupava del suo guardaroba; l’ex capo della sicurezza Alex Vlasov, che ha raccontato per la prima volta l’incredibile sistema di controllo approntato dal padre Jamie Spears dopo l’inizio della conservatorship nel 2008. Le fonti raccontano che Jamie lavorava in tandem con due persone – Ewan Yemini, a capo di Black Box Security, e Robin Greenhill, un dipendente dell’azienda che si occupava degli affari della Spears, Tri Star Sports & Entertainment – per gestire ogni aspetto della vita della figlia.

I tre discutevano in una chat di gruppo «ogni passo» della cantante, racconta Vlasov. «Anche a casa sua, ogni singola richiesta era monitorata e registrata. Le sue relazioni personali erano gestite fin nei dettagli più intimi. Sapete, Britney non poteva ricevere nessuno senza che queste tre persone lo sapessero».

Secondo le interviste raccolte nel documentario, i tutori hanno isolato la cantante da amici e da chi le era vicina, le hanno impedito di utilizzare carte di credito e conti in banca, l’hanno persino spiata mentre passava del tempo con i suoi figli. È un comportamento che appare immediatamente abusivo e, come dice chiaramente il documentario, probabilmente illegale.

«Dal punto di vista etico era un gran casino», dice Vlasov. «Ricordava una prigione in cui gli uomini della sicurezza era chiamati a comportarsi da secondini». Ecco le 10 rivelazioni più sconvolgenti del documentario.

1I tutori spiavano l’iPhone della cantante

Vlasov dice che quando Britney ha chiesto un iPhone, Yemini gli ha domandato che tipo di «servizi di monitoraggio» e «parental control» potevano essere attivati sul telefono. Racconta Vlasov che quando ha avanzato dubbi sulla legalità della mossa, Yemini ha detto che il tribunale e persino l’avvocato della cantante, Sam Ingham, ne erano al corrente e avevano dato il loro assenso. Vlasov afferma che Greenhill ha anche proposto di mettere il Cloud di Britney su un iPad in modo da avere sotto controllo tutte le sue attività. Il sistema consentiva ai tre di controllare messaggi, note, chiamate, cronologia web e fotografie.

«Edan mi portava i messaggi di Britney, mi chiedeva di criptarli e passarli a Robin e Jamie», spiega Vlasov. «Monitoravano anche le conversazioni con gli amici, la madre e l’avvocato Sam Ingham».

Vlasov mostra ai registi una e-mail di Ingham in cui si chiede agli avvocati di Jamie «conferma scritta che nessuna persona, oltre alla mia cliente, può accedere a chiamate e messaggi vocali o scritti, direttamente o indirettamente». L’avvocato di Jamie, Geraldine Wyle, risponde: «Jamie conferma di non avere alcun accesso a chiamate e messaggi».

2C’erano registratori nella sua camera da letto

È probabilmente la più grande invasione della privacy raccontata nel documentario. Yemini «aveva installato un sistema di registrazione nella camera da letto di Britney», racconta Vlasov. Nel 2016 i microfoni hanno registrato più di 180 ore di materiale, tra cui momenti privati tra Britney, il fidanzato e i suoi figli. Vlasov, che specifica di aver iniziato a lavorare per Black Box quando aveva solo 21 anni, dice che Yemini gli ha portato i registratori e una chiavetta usb, chiedendogli di «pulirla».

«Sembravano molto nervosi e dicevano che conteneva materiale estremamente sensibile, che nessuno doveva venirlo a sapere e che dovevo cancellare tutto e non lasciare alcuna traccia. Mi sono molto preoccupato, non volevo essere loro complice e ne ho tenuto una copia, non volevo cancellare delle prove. Qualche giorno dopo lei doveva incontrare un investigatore del tribunale, non credo fosse un caso».

Secondo alcuni documenti ottenuti dal Times, durante quell’incontro, avvenuto il 7 settembre 2016, Britney ha detto all’investigatore che la conservatorship era «uno strumento di controllo oppressivo». L’investigatore ha quindi raccomandato che i tutori «facessero tutto il possibile per evitare che Ms. Spears si senta soggiogata».

3Britney non era libera di fare piccole spese

Yates dice che Jamie e Greenhill rifiutavano anche le richieste più banali della cantante, sempre a causa di ragioni economiche. «Britney diceva: “Ehi, possiamo avere del sushi per cena?”. Ho sentito Robin risponderle: “L’hai preso ieri, è troppo costoso. Non ne hai bisogno”».

In un’altra occasione, Britney ha visto un paio di sneaker Skechers in un negozio e chiesto se qualcuno poteva prendergliele. Yates si è offerta volontaria per farlo, ma i manager della cantante hanno detto che non era possibile. «Hanno risposto: “Lei non ha abbastanza soldi per comprare delle Skechers”», ricorda Yates. La stilyst dice che le ha acquistate con il budget per il guardaroba e poi gliele ha date di nascosto.

Nel frattempo, racconta il documentario, Jamie Spears incassava 16 mila dollari al mese direttamente dal conto della figlia, 2000 in più rispetto a quanto aveva assegnato a lei.

4La security gestiva anche i farmaci

Vlasov afferma che una volta un nuovo agente della sicurezza di Britney gli ha domandato: «Com’è possibile che siamo noi a gestire i suoi farmaci?». Quando Vlasov gli ha chiesto di cosa stesse parlando, lui ha risposto: «Le diamo delle buste già pronte, dobbiamo consegnarle noi. E lei non può andarsene. Deve prendere subito i farmaci».

Vlasov racconta che tutte le volte che qualcuno tirava fuori l’argomento, gli veniva detto: «Questo è quello che deve fare la sicurezza perché lo chiede il cliente, e il cliente ne ha bisogno». Il cliente, specifica Vlasov, era Jamie, non Britney.

5Il padre minacciava Britney di non farle più vedere i figli

Yates, che gestiva il guardaroba di Britney durante il tour di Circus (tra il 2008 e il 2010) e durante la residency e il tour Piece of Me, dice che tutte le volte che la cantante provava a opporsi, Jamie veniva chiamato e sfoderava la sua arma finale. «Se cercava di difendersi, loro insistevano ancora di più. Poi iniziavano a gridare. Alla fine arrivava Jamie e diceva: “Non si può fare”. Se la situazione peggiorava minacciava di toglierle i ragazzi», racconta Yates, riferendosi ai due figli di Britney e dell’ex marito Kevin Federline, cioè Sean Preston e Jayden James.

6Britney è stata costretta a salire sul palco nonostante un attacco di panico

Secondo quanto afferma Yates, durante il tour del 2009 per Circus la minaccia di non poter vedere figli ha messo in grave difficoltà Britney. La stylist racconta che in alcuni show la cantante si arrampicava in una gigantesca cassa di quelle usate per trasportare il materiale dei concerti, approntata con una sedia all’interno, per nascondersi mentre attraversava il pubblico. Una sera, racconta Yates, Britney è sbucata fuori terrorizzata perché puzzava di marijuana. «Gridava: “Puzza d’erba, puzza d’erba! Non riesco a respirare. Non posso respirare questa roba. Non supererò il test antidroga. Non vedrò i miei figli”. Poi è scappata. Io ho cercato di seguirla, ma correva verso il camerino… piangeva e gridava». Mentre Yates cercava di confortarla, i responsabili di Britney l’hanno allontanata. L’ha rivista sul palco, mentre si esibiva. «Il livello di terrore che provava mi ha aperto gli occhi», racconta Yates.

7Per incontrare un avvocato, Britney l’ha fatto travestire da idraulico

Vlasov racconta che nel 2019, quando Britney era in una clinica psichiatrica dopo aver cancellato la seconda residency a Las Vegas, la cantante cercava un nuovo avvocato e il suo telefono era ancora sotto controllo.

«Non voleva stare lì», racconta Vlasov (nella deposizione al giudice Brenda Penny del 23 giugno Britney conferma la storia: la cantante ha detto che è stata costretta ad andarci dalla sua security). «L’ho sentito da diverse persone, tra cui Robin e Jamie che ne parlavano al telefono con Edan. Ho ascoltato diverse conversazioni in cui si diceva che Britney non voleva andarci. Monitoravano tutto, anche le telefonate con gli amici e la madre».

8I tutori hanno cercato di infiltrarsi nel movimento #FreeBritney

«All’inizio il movimento #FreeBritney veniva studiato con attenzione», dice Vlasov, spiegando che Jamie e Yemini hanno mandato uomini sotto copertura tra la folla che protestava fuori dal tribunale dove si tenevano le udienze di Britney. Dovevano «parlare con i fan, identificarli, documentare chi fossero».

Yemini era «molto preoccupato», spiega Vlasov, «perché era un fenomeno che sfuggiva al loro controllo». Secondo il suo racconto, i tutori dicevano che l’operazione sotto copertura aveva lo scopo di «proteggere Britney». Successivamente il team ha chiesto alla cantante e al suo fidanzato Sam Asghari di farsi vedere per una foto, così da dimostrare ai fan che stava bene.

9Jamie era ossessionato dagli uomini della figlia e li spiava

Vlasov dice che il padre di Britney aveva una particolare «ossessione per gli uomini della figlia». Spiega che «dovevano firmare contratti e accordi di non divulgazione». Anche l’investigatore scelto dal tribunale che ha interrogato Britney a settembre 2016 ha detto che la cantante non poteva farsi nuovi amici, soprattuto uomini, a meno che non fossero approvati dal padre. Una volta giunta l’approvazione, gli uomini venivano comunque «seguiti da investigatori privati» per assicurarsi che «il loro comportamento fosse accettabile per il padre», ha scritto l’investigatore nei documenti ottenuti dal Times.

10L’ex assistente credeva di essere stata licenziata dalla cantante, ma era una bugia

Felicia Culotta, la storica assistente di Britney che ha partecipato anche a Framing Britney Spears, torna nel nuovo documentario per raccontare di quando Jamie l’ha convocata per una riunione urgente. In quell’occasione le è stato comunicato che non avrebbe partecipato alla leg europea del tour di Circus. «Britney ha detto che non ti vuole più, che non ti ha mai voluta in questo tour», le avrebbe detto Jamie. Culotta racconta che, visto che avevano già prenotato gli alberghi anche per lei, si era offerta per restare in un ruolo di supporto, ma stando a distanza da Britney. Jamie ha accettato, aggiungendo: «Ci mancherebbe che non stessi lontana da lei».

Dopo l’ultimo show di quel tour, Culotta si è ritrovata per caso faccia a faccia con Britney. «Si è messa a correre nel corridoio e mi ha abbracciata», dice. «Mi ha abbracciata e ha chiesto: “Ma dov’eri finita?”. È così che ho pensato: stanno cercando di metterci una contro l’altra?». Culotta dice che ha capito solo ora che la sua presenza nel «sistema di supporto» della conservatorship di Britney «non era ben accetta».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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