'La voce del padrone' come non l'abbiamo mai sentito prima | Rolling Stone Italia
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‘La voce del padrone’ come non l’abbiamo mai sentito prima

Siamo andati nello studio di Pino Pischetola ad ascoltare con un impianto favoloso la nuova versione remixata e in Dolby Atmos del capolavoro uscito 40 anni fa. E ci siamo persi nel suo incantesimo

‘La voce del padrone’ come non l’abbiamo mai sentito prima

Franco Battiato ai tempi di 'La voce del padrone'

Foto: Lelli e Masotti Archivio

La città è in sospensione. In stazione non c’è la ressa alla quale sono da sempre abituato, nelle vie il movimento è minimo, molte serrande sono abbassate, il cielo grigio sfiora i tetti dei palazzi. A Milano c’è allo stesso tempo un’atmosfera pacata e inquietante, come in certi film da “dopo fine del mondo”. Non ci faccio caso più di tanto, in questo anno di continue chiusure oramai ci siamo abituati a tutto, e anche le città semideserte non sono una novità. Non resta che percorrere le strade con la speranza che tutto questo finisca presto e che la vita possa riprendere a circolare, e con la vita l’arte, la musica. La stessa musica che in questo momento circola dalle mie orecchie all’anima.

Nella metropolitana c’è un po’ più di gente. Mi guardo in giro, dietro le mascherine non si riconoscono le espressioni, sono tutti un po’ assuefatti alla situazione. Intanto nelle cuffiette risuona La voce del padrone. Ancora, per la miliardesima volta. La fresca vitalità che sprizza da quelle canzoni riesce a farmi scorgere la realtà con occhi diversi, forse più ottimisti. Per il resto a cosa serve questo ennesimo ascolto? Devo ancora rendermi conto di quanto questo disco sia importante per me? Quanto, più di tutti, mi abbia cambiato la vita? Non c’è una precisa ragione, solo l’ennesimo desiderio di tuffarmi in un mondo che da quando ho 13 anni mi accoglie, solo per prepararmi a fare il mio ingresso nello studio di Pino Pischetola e ascoltare in anteprima (e in una maniera mai sentita prima) i remix del famosissimo album.

Il 21 settembre di quest’anno si celebra una ricorrenza importante: La voce del padrone, il disco di Franco Battiato, primo in Italia a superare il milione di copie vendite, compie 40 anni. Età portata alla grande, l’album non ha perso un’oncia della sua forza, anzi, se possibile ne ha guadagnata. Ascoltare oggi La voce del padrone significa rendersi conto di quanto sia moderno, quanto sia stato influente per più generazioni di musicisti, quanto quelle sette canzoni abbiano mantenuto immutato il loro fascino e il impatto.

Approfittando dell’anniversario Universal music Italia ha deciso di anticipare alla grande i festeggiamenti pubblicando il 19 marzo, quasi in concomitanza con il 76esimo compleanno di Battiato, tutta una serie di prelibatezze, nell’ordine: un remix dell’album in versione deluxe vinile colorato più CD, a tiratura limitata di 1981 copie; il vinile colorato del remix (tiratura limitata di 500 copie); la ristampa della versione originale rimasterizzata a partire dai nastri originali (tiratura limitata di 500 copie); la ristampa del 45 giri estratto dall’album, con Bandiera bianca e Summer On a Solitary Beach (tiratura limitata di 300 copie). Il tutto con grafiche rinnovate a cura di Francesco Messina e foto inedite dalle sessioni originarie fornite da Roberto Masotti.

Insomma, i battiatofili d’Italia avranno di che gioire, soprattutto pensando che le sorprese non sono affatto terminate: il 24 settembre 202 Universal Music pubblicherà “un’edizione speciale ricca di interessanti versioni”. Ditemi ora come può un adepto anima e corpo de La voce del padrone non esaltarsi? E soprattutto come può non fremere impaziente pregustando il momento in cui entrerà nello studio di Pinaxa?

Pino “Pinaxa” Pischetola è uno dei top engineer del nostro Paese, un personaggio che può vantare collaborazioni con artisti come Depeche Mode, Robert Palmer, Adriano Celentano, Jovanotti e molti altri. Non solo, dal 1998 Pino è il braccio destro di Franco Battiato, piazzato attivamente in studio per ogni album e al mixer nei live, occupato in tutto ciò che riguarda registrazione e produzione. Dai tempi di Gommalacca Pinaxa crea il Battiato-sound elevandolo da terra e portandolo a esplorare ulteriori universi. Basta immergersi (meglio se in cuffia) nell’ascolto del già citato “Gommalacca per scoprire un vero microcosmo sonoro che brulica incessante.

Quando arrivo al Pinaxa Studio è proprio di suoni che inizio a parlare con Pino. Il remix de La voce del padrone è basato sull’arte dell’ascolto. Chiaro, ci vogliono canzoni ben composte, ben suonate e arrangiate. Ma ciò che alla fine arriva al pubblico è un qualcosa di astratto e concreto allo stesso tempo: la qualità, l’emozione del bell’ascolto, del movimento del suono nello spazio acustico, dei minimi dettagli che vengono alla luce. «Ascoltare bene fa bene, non solo alle orecchie», mi dice Pischetola. Ed è verissimo, come è vero che andrebbe superata l’orrenda pratica messa in atto da molti: l’accontentarsi dei miseri altoparlanti gracchianti del telefonino. Grandi marchi come Amazon e Tidal stanno investendo anche sulla raffinatezza sonora, la stessa telefonia sta dotando i propri apparecchi di sistemi atti a rendere la fruizione della musica non un semplice ascolto ma un’esperienza.

Del resto le sale cinematografiche negli ultimi anni hanno fatto scuola: un film oramai non lo si gode solo con gli occhi ma anche con le orecchie, grazie ai potenti e avvolgenti impianti presenti in molte sale. La grande sfida di Pinaxa in questo momento è rendere l’ascolto de La voce del padrone un qualcosa di nuovo e unico, al pari di quello cinematografico. Per questo il suo remix ha usufruito della tecnica del Dolby Atmos. Messi da parte gli obsoleti 5.1 e surround vari, è a questa raffinatezza sonora che ora si guarda, un qualcosa che può realmente far vivere un’esperienza fuori dall’ordinario. Il Dolby Atmos rende infatti possibile posizionare nello spazio attorno all’ascoltatore un certo effetto, per esempio (rimanendo in tema La voce del padrone) il rumore di uno stormo di uccelli in volo che viene posizionato in un punto specifico per poi essere messo in movimento da una parte all’altra del campo sonoro. Questo lo si può fare anche gli strumenti che compongono un brano, una voce, una chitarra, la batteria, le tastiere… dando vita a una sensazione di audio realmente tridimensionale.

Più Pino entra nei dettagli più non vedo l’ora di fare il mio ingresso nella sala regia e godere de La voce del padrone usufruendo di questa tecnologia. Il tutto per un remix dell’album che in realtà risale a qualche anno addietro, al 2015. In quell’anno Franco e Pinaxa lavorano infatti al cofanetto antologico Le nostre anime, nel quale vengono aggiunti i sette pezzi che componevano il disco del 1981 in una serie di versioni nuove di zecca. Pischetola: «All’epoca con Franco abbiamo ascoltato i nastri originali e ci siamo resi conto che con le successive ristampe un po’ di qualità era andata persa. Abbiamo quindi pensato: perché non riportiamo tutto all’origine offrendo un ascolto che metta di nuovo in luce tutta una serie di particolari? Ci siamo così messi al lavoro e Franco ne ha approfittato per cambiare alcune cosette che non lo convincevano del tutto. La cosa bella è che il risultato non ha perso il feeling dell’originale, anzi. Alla fine è più vero del vero».

Pino dice benissimo e me ne rendo conto nel momento in cui vengo fatto accomodare nella sua “poltrona di comando” al centro della cabina regia, circondato da casse, dal mixer e dagli enormi schermi figli della tecnologia più avanzata in campo audio. Più che all’interno di uno studio mi sembra di trovarmi nel ventre di un’astronave. A quel punto Pischetola fa partire la musica. Già conoscevo i remix del 2015 e quindi pensavo di sapere cosa aspettarmi. Sbagliavo, pur non avendo modificato nulla rispetto a quelle versioni, il suono di questa nuova pubblicazione è diventato ancora qualcosa di diverso, oserei dire sublime.

Ogni più piccolo particolare sonoro viene a galla in maniera diversa ed esaltante, ogni sfumatura nella voce di Franco è messa in evidenza come mai prima, gli strumenti musicali si muovono nello spazio ruotando attorno alla mia testa e donandomi un’esperienza tra le più incredibili della mia vita. Rendermi conto che l’album che più di tutti ho ascoltato da quando sono ragazzino può ancora riservarmi delle sorprese è stato un benefico shock. La versione rinnovata de La voce del padrone regala un qualcosa che va oltre la qualità di canzoni che conoscono anche i sassi, Pinaxa ha compiuto il miracolo di farle rinascere a nuova vita. E il fatto che si sia deciso di inaugurare questo nuovo modo di ascoltare con uno dei dischi più importanti della musica italiana è un qualcosa di bello e doveroso nei confronti della grande arte che Franco Battiato ci ha regalato.

Foto: Lelli e Masotti Archivio

Alla fine delle sette canzoni mi ritrovo frastornato, tornare alla realtà non è facile dopo essere stati immersi per mezz’ora in una esaltazione sonora simile. Mi giro a guardare Pinaxa che se la ridacchia avendo capito l’effetto che ha fatto su di me quell’ascolto. Mi dice che anche lui, nonostante conosca a menadito il lavoro, ogni volta è sempre emozionato, scopre sempre nuovi particolari. Certo, gli chiedo, come farà ad ascoltare in questa maniera galattica chi non può usufruire uno studio come il suo? Che succede quando ad esempio lo si ascolta in streaming su Spotify? Di che cosa ho bisogno perché renda? «Beh» risponde Pischetola «chiaramente migliore è l’impianto di cui uno è dotato e meglio sarà. Ma in ogni caso ad esempio le Amazon Echo Dot sono dotate di Dolby Atmos, così come i cellulari con Android, oppure c’è lo streaming su Amazon o Tidal. In tutti i casi è consigliabile l’ascolto in cuffia che non fa perdere l’effetto tridimensionale, anche se non si è dotati di chissà quale impianto. Questa tecnologia sta muovendo i suoi primi passi e pian piano saranno sempre più i dispositivi che ne potranno usufruire». Poi parliamo in dettaglio delle modifiche che lui e Franco hanno operato rispetto alle canzoni originali. Eccole:

Summer On a Solitary Beach: oltre a emergere suoni nuovi e inauditi, la batteria viene sospesa nel secondo ritornello, a differenza dell’originale dove in tale punto continuava a tenere il ritmo. La coda finale è inoltre leggermente accorciata, il brano passa quindi da 5:04 a 4:50.
Bandiera bianca: «A Franco è sempre sembrata troppo lenta», dice Pino, «uindi la abbiamo leggermente accelerata». Oltre ai soliti suoni che spuntano dal nulla e a cori mai così imperiosi si nota una maggiore presenza di organo Hammond e chitarre.
Gli uccelli: la prima sezione è orfana di alcune parti di basso a favore di una maggiore presenza di archi e tastiere. Sulla coda viene aggiunta una sezione orchestrale non presente nella canzone originaria, presa da una registrazione live degli anni successivi. La potenza degli archi è devastante. La durata passa da 4:44 a 4:04.
Cuccurucucù: Tutto è più nitido, si sente nel dettaglio ogni strumento, anche quello più nascosto, in maniera chiara e potente.
Segnali di vita: su volere di Battiato è stata tagliata l’introduzione. La durata si accorcia a 3:32, rispetto agli originari 3:40.
Centro di gravità permanente: viene inserita una parte di batteria (che prima mancava) nella strofa dopo il primo ritornello. La coda viene leggermente tagliata portando la durata da 3:55 a 3:50.
Sentimiento nuevo: il pianoforte iniziale è assai più presente e la coda leggermente tagliata porta la durata da 4:22 a 4:19. Vibrafono e tastiere si spandono magicamente nell’aria, la voce sicura di Franco fa capire quanto sia “bellissimo perdersi in questo incantesimo”.

I fan più attenti di Battiato terranno sicuramente conto di tutti questi dettagli, per tutti gli altri che conoscono il disco originale, o che magari non lo hanno mai ascoltato, il consiglio è quello di perdersi tra le sue rinnovate pieghe, fare come canta Battiato in Summer On a Solitary Beach: annegare nel mare di note, immergesi in un album che non finisce mai di stupire, che, come dice Pinaxa, «non assomiglia a nient’altro che circolava allora. Un mix tra pop, classica, elettronica e molto altro che nonostante la complessità degli arrangiamenti arriva veramente alle orecchie e al cuore di tutti. Si avverte una sorta di overdose di creatività che giunge non si sa dove ma che ha creato qualcosa di speciale, che durerà per sempre».

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