La storia dell'album perduto di Johnny Cash recuperato dalla Third Man Records | Rolling Stone Italia
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La storia dell’album perduto di Johnny Cash recuperato dalla Third Man Records


«Nessuno l’ha mai ascoltato», dice Ben Blackwell del live inedito registrato dal Man in Black nel 1973 e pubblicato dall'etichetta fondata da Jack White nella serie Vault. «Ha del miracoloso»

La storia dell’album perduto di Johnny Cash recuperato dalla Third Man Records

Johnny Cash e June Carter Cash nel 1972

Foto: Gijsbert Hanekroot/Redferns

Da qualche tempo, la Third Man Records opera in modo diverso. Il quartier generale dell’etichetta di Jack White a Nashville, che ospita anche un negozio di dischi e un piccolo locale per musica dal vivo, ha smesso di organizzare concerti. Il pubblico può ancora accedere al negozio – pieno di oggetti dei White Stripes e con una piccola cabina per registrare un vinile – ma solo su appuntamento e la capacità è ridotta a quattro o cinque persone per volta.

Tuttavia, Ben Blackwell, che ha fondato l’etichetta con White e Ben Swank, dice che l’azienda continua a sopravvivere grazie agli ordini. «In aprile e maggio siano andati come nei periodi prefestivi», dice Blackwell. «Ci è andata bene, considerando quanto male poteva andare». Molti ordini riguardano la serie Vault, dischi a sorpresa che i fan ricevono trimestralmente. Per ora Vault ha proposto album rari di White Stripes, Raconteurs e Dead Weather, oltre a edizioni limitate di Pearl Jam, Sleep, Margo Price e altri.

La serie sta per arricchirsi con una delle uscite più interessanti di sempre: un album perduto di Johnny Cash. Si tratta della registrazione del concerto del 29 aprile 1973. Il cantautore si esibiva all’Ahmanson Theatre di Los Angeles in occasione di A Week to Remember, festival in sei serate organizzato da Clive Davis per festeggiare il leggendario roster della Columbia. C’erano anche Miles Davis, Staples Singers, Bruce Springsteen e Earth, Wind & Fire. Con Cash c’era la band con la quale girava l’America che includeva la moglie June Carter Cash e il chitarrista Carl Perkins – amico del cantante dai tempi di Sun Records – per un set di classici: Big River, la cover di Kris Kristofferson Sunday Morning Coming Down e un medley selvaggio di Folsom Prison Blues, Wreck of the Old 97, Orange Blossom Special e Jackson.

«Non c’era canzone che il pubblico non conoscesse», dice Blackwell. «È incredibile, non bisogna darlo per scontato. Ha del miracoloso». È stata la Sony, che di solito distribuisce i dischi solisti di Jack White, a contattarli per questo album. «Ci hanno chiesto se ci interessava inserire nella serie Vault artisti esterni. Era esattamente quello di cui avevamo bisogno. E quale disco migliore di una registrazione inedita di Johnny Cash?».

I primi anni ’70 sono stati un periodo di grande trasformazione per Cash. Aveva chiuso il decennio precedente da star, con nove album di successo – tra cui Johnny Cash at Folsom Prison – e uno show in tv, ma le cose stavano per cambiare. «Negli anni ’70 la mia carriera discografica è implosa», ha scritto nell’autobiografia. Nonostante i concerti fossero ancora sold out, le vendite stentavano e non rispondevano bene alla svolta verso la musica religiosa. Cash ha passato gran parte di questo periodo a scrivere Gospel Road, un progetto ambizioso, un doppio album e un film dedicati alla storia di Gesù. «La mia versione dei successi e dei fallimenti della mia carriera è un po’ diversa da quanto si dice nell’industria», scrive nella biografia. «Per esempio, una delle ragioni per cui le vendite dei miei dischi sono crollate negli anni ’70 è che fare musica secolare non era più una priorità per me. È in quel periodo che ho rifiutato di registrare City of New Orleans, ero troppo impegnato a lavorare a Gospel Road».

Cash si riferisce al classico di Steve Goodman che Arlo Guthrie ha reso famoso nel 1972. Nel disco di Third Man ne suona una versione eccellente. Chiacchiera per tutto il set, chiede al pianista Larry Butler di fare un assolo, racconta la storia di come ha scritto in aereo The Ballad of Barbara, una storia sconnessa su una fuga da un matrimonio. «Gli anni ’70 sono stati un periodo di abbondanza e crescita, non solo in termini finanziari ma personalmente, spiritualmente e nel mio lavoro», ha scritto Cash. «Il matrimonio con June è cresciuto e prosperato; è nato John Carter; gli studi della Bibbia sono diventati una parte importante della mia vita e hanno dato vita al prodotto più ambizioso di tutta la mia carriera».

L’album live verrà pubblicato su un vinile bianco insieme a un DVD di video backstage inediti. Il cofanetto includerà anche un singolo estratto da Forever Words, il progetto in cui Cash reclutava artisti per mettere in musica le sue poesie. Ruston Kelly interpreta Dark and Bloody Ground, sul lato B ci sarà un artista a sorpresa.

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