La storia della copertina di 'Rough and Rowdy Ways' di Bob Dylan | Rolling Stone Italia
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La storia della copertina di ‘Rough and Rowdy Ways’ di Bob Dylan

Parla Ian Berry, l'autore della foto scattata 56 anni fa in un club londinese. C'entrano il desiderio sessuale, la musica da ballo, la cultura nera e una fuga rocambolesca

La storia della copertina di ‘Rough and Rowdy Ways’ di Bob Dylan

La foto sulla copertina del prossimo album di Bob Dylan, Rough and Rowdy Ways, è stata scattata più di 50 anni fa da un uomo che, per sua stessa ammissione, non conosce granché bene il cantautore. «Come molti fotografi, sono più un tipo da arti visive», dice l’86enne Ian Berry al telefono dalla sua casa di Salisbury, in Inghilterra. «In realtà, ho passato del tempo con gente come Miriam Makeba e i musicisti che ho ritratto venivano dalla classica, come David Ashkenazi». Tuttavia, quando ha ricevuto una e-mail in cui gli si chiedeva il permesso di usare quella foto, ne è stato lusingato. «Mi ha fatto molto piacere», dice, «finire sulla copertina di un disco di Dylan è una gran complimento».

La foto, in pieno stile anni ’60, mostra una coppia vestita di tutto punto mentre balla in un club. Sullo sfondo, un uomo è piegato su un jukebox. Nessuno dei volti è visibile, ma l’immagine è intrigante è romantica.

Berry l’ha scattata in un club chiuso da anni su Cable Street a Whitechapel, quartiere dell’area orientale di Londra. All’epoca lavorava per l’Observer e doveva recuperare immagini per un articolo sulla cultura nera in Inghilterra. «Lavoravo velocemente e con una luce pessima per la pellicola 35mm», dice. «E sapevo che dovevo andare via in fretta, perché non avevo il permesso di stare lì».

Non sa che musica stesse ballando la coppia al momento dello scatto, ma ricorda che era attratto da quella donna. «Sono sempre stato un donnaiolo», dice. «Mi sono sposato tre volte. Aveva un bel corpo, e mi piaceva la giustapposizione con il jukebox». Dopo 15 o 20 minuti di lavoro, i proprietari del locale ne avevano abbastanza di quello sconosciuto con la macchina fotografica. «C’erano mucchi di bottiglie di birra vicino all’ingresso e hanno iniziato a tirarmele, quindi me ne sono andato. È una cosa che succede a molti fotografi di tutto il mondo, ma quella è l’unica volta che mi è capitato in Inghilterra».

Oggi il vasto archivio di Berry è curato dall’agenzia Magnum. Anni fa, l’agenzia aveva trattato con il team di Dylan i diritti di foto di Bruce Davidson del 1959 in cui una coppia si bacia in una macchina, immgaine che è finita sulla copertina di Together Through Life (2009). Dylan non mette un suo ritratto sulla copertina di un album di inediti dal 2001, ovvero da quando è uscito Love and Theft. Magnum ha gestito anche la foto di Berry, a cui hanno chiesto il permesso prima di concludere l’affare. «Era una foto in bianco e nero e, ovviamente, volevano sapere se fossi d’accordo colorarla», dice. «Non mi è dispiaciuto affatto».

Berry, in realtà, non conosce granché bene la musica di Dylan. Sua moglie, invece, è una grande fan. «È più felice di me», dice. «Ovviamente ho ascoltato varie volte It Ain’t Me Babe e tutto il resto, ma sono dischi suoi. Mi piacciono i cantanti di cui capisco le parole, come Joan Armatrading o Joan Baez».

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