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L’odissea del cardigan di Kurt Cobain

Il capo indossato dal cantante durante l’Unplugged dei Nirvana e in altre occasioni sarà messo all’asta il 25 e 26 ottobre a New York. È una storia che comincia oltre cinquant’anni fa

Foto: Frank Micelotta / Getty Images

Il cardigan più costoso al mondo è al sicuro in un armadio blindato nella campagna della Pennsylvania. Su una delle tasche c’è una strana macchia. «C’è qualcosa di marrone e croccante lì dentro», racconta il proprietario del capo. Dice che potrebbe essere cioccolato oppure vomito. Manca un bottone e ci sono due bruciature di sigaretta. Puzza come la soffitta ammuffita di vostra nonna. Eppure, l’ultima volta che è passato di proprietà, è stato valutato 137.500 dollari.

Il cardigan non è tempestato di diamanti e non proviene da un atelier d’alta moda. Semplicemente, più di 25 anni fa è stato indossato da Kurt Cobain durante la performance dei Nirvana a MTV Unplugged. La sua storia è ancora più lunga e inizia mezzo secolo fa.

Garrett Kletjian, proprietario del team di auto da corsa Forty7 Motorsports, è l’attuale “custode” – cosa si definisce – del capo. Lo ha acquistato nel novembre 2015 a un’asta di Julien’s Auctions. Il cardigan gli è stato recapitato via posta, di notte. «Quando ho aperto il pacco ho realizzato che avrei dovuto prendermene cura. È stato come quando sono nati i miei figli, anni fa. Ero felice, poi ho pensato: oh no…».

Quando Kurt Cobain è venuto al mondo, nel 1967, il cardigan già esisteva. Secondo la storica della moda Kimberly Chrisman-Campbell, il cardigan in acrilico, mohair e lycra è stato probabilmente prodotto tra il 1960 e il 1965, quando il mohair setoso era un tessuto usato per l’abbigliamento maschile. Il marchio del cardigan – un logo sportivo con una barca e uno sciatore – è della Manhattan Industries, azienda di abbigliamento fondata nel New Jersey a metà dell’Ottocento e acquisita negli anni ’80 dall’attuale Perry Ellis International. «Era un marchio americano importante e innovativo», spiega Lorraine Medici. È Senior Vice President di marketing e comunicazione per il brand e quindi potrebbe essere di parte, ma Chrisman-Campbell conferma: «È uno stile molto classico. Il colore è meraviglioso. È specie di verde sporco, un verde oliva che era popolare per l’arredamento di interni negli anni ’60».

Alla Perry Ellis non lavora più nessuno di chi era presente all’epoca di Manhattan Industries, quindi Medici non può affermare con certezza a quale linea appartenesse il capo. Tuttavia, Chrisman-Campbell ha trovato un annuncio pubblicitario dell’azienda risalente ai primi anni ’60 in cui un maglione simile costava 15,95 dollari. Oggi il cardigan vale più di 8.000 volte il suo prezzo approssimativo originale nonostante la (o forse a causa della) sporcizia.

Foto: Julien’s Auctions

«Guai a lavarlo», ha detto Darren Julien di Julien’s Auctions a Rolling Stone all’inizio di questo mese. «Le macchie sono ancora lì». Kletjian conferma di aver tenuto il maglione in condizioni perfette, o per meglio dire perfette in modo malandato – grunge, insomma. L’ha indossato una sola volta per meno di 40 secondi. «Succede qualcosa di forte e assieme strano quando s’indossano i vestiti di qualcun altro», spiega. «Sai quando si dice che bisognerebbe mettersi nei panni altrui? Ecco, appena ho indossato il cardigan ho capito che non volevo calarmi nei panni di Cobain».

Kurt Cobain era cliente fedele dei negozi di seconda mano e perciò, ragiona Chrisman-Campbell, ha probabilmente acquistato il maglione in uno di essi. «Era una cosa di tendenza nella Seattle di inizio anni ’90. La gente comprava capi vintage, li riciclava, creava nuovi abiti usando quelli vecchi. Era tipico dell’estetica grunge, non si voleva niente di troppo nuovo, né di troppo bello. E, naturalmente, trattandosi di Seattle, la città era fredda e piovosa e un capo caldo e avvolgente faceva sempre comodo. Più che un maglione, era una coperta di Linus».

Cobain ha indossato il cardigan nei mesi precedenti il suicidio del 1994, nell’ormai leggendaria performance Unplugged del novembre 1993 e varie volte in tournée prima della morte avvenuta nel mese di aprile. «Guardo quel maglione da un punto di vista diverso da quello degli altri», spiega Kletjian. «Era un brutto periodo per Cobain. Lo vedo come un capo che indossava tutti i giorni. Era comodo. Mi piace pensare che gli potesse dare un po’ di conforto in un periodo tremendo».

Dopo morte di Cobain, il capo è stato regalato alla tata di famiglia, Jackie Farry. «Una marea di persone entrava e usciva dalla casa per offrire aiuto e fare le condoglianze a Courtney», ricorda Farry. «Lei regalava i suoi oggetti alle persone che lo avevano conosciuto, cose preziose come i maglioni. Ricordo che andava continuamente verso l’armadio della camera da letto e tornava sempre con qualcosa. È stato così che mi ha dato il cardigan». Farry l’ha conservato per i due decenni successivi in una cassetta di sicurezza (e non l’ha mai lavato). 

Farry ha poi inserito il cardigan nel suo testamento, per darlo in eredità a Frances. Ma dopo aver combattuto per dieci anni contro il cancro, nel 2014 ha accettato di venderlo all’asta, «Non l’avrei fatto se non avessi avuto bisogno dei soldi. Prima di prendere la decisione, ho contattato Courtney e Frances per assicurarmi che fossero d’accordo. Se Kurt avesse saputo della mia situazione, avrebbe senz’altro acconsentito alla vendita, così pensavo. Courtney e Frances erano d’accordo». 

Il maglione aveva un valore stimato tra i 40.000 e i 60.000 dollari. Con grande sorpresa di Farry, raggiunse numeri a sei cifre. «Sognavo di usare i soldi per farmi una piscina», ha detto. «In realtà, ho speso il denaro per cose più noiose come l’affitto, l’assicurazione e il sostentamento per due anni, e cioè esattamente ciò di cui avevo bisogno». 

Kletjian è un vecchio fan di Cobain – nella cucina di casa sua c’è un dipinto gigantesco che lo ritrae – e pensava che il maglione fosse un buon investimento. «Ci sono cose che non collezionerei perché perderanno valore», dice. «Poi ci sono quelle che collezionerei perché hanno un posto speciale nel mio cuore. Come quel maglione». 

Julien sostiene che questo tipo di acquisto sta diventando sempre più comune; è importante offrire agli acquirenti un metodo per diversificare il portfolio. «Non è solo un mercato di collezionisti, è un mercato di investitori», dice. «Siamo convinti che il maglione verrà rivenduto a più del doppio dell’ultima volta. È la nuova fine art. Ci sono sempre più investimenti nella cultura pop, soprattutto nel rock’n’roll». All’inizio dell’anno, un maglione indossato da Cobain durante l’ultimo servizio fotografico dei Nirvana è stato venduto all’asta per 75.000 dollari. 

Kletjian ammette di aver perso il controllo durante l’asta del 2015. «Ho esagerato parecchio», dice. «C’era un’atmosfera febbrile. La cosa era veloce, veloce, veloce. Ero con mia moglie e le ho detto: ok, sono pronto per un’ultima offerta». Centoquarantamila dollari dopo, era l’orgoglioso proprietario di un pezzo (non lavato) di storia del rock’n’roll. 

Mentre Kletjian si godeva il nuovo cimelio del suo idolo, ha sentito il peso della responsabilità. Ha rifiutato l’offerta del Louvre di esporlo; voleva assicurarsi personalmente dell’integrità dell’oggetto e Parigi era troppo lontana. E quindi il cimelio è sempre a casa sua, dove nessuno può ammirarlo. «Questo è un aspetto che mi preoccupa», dice. «Ho questo maglione. E nessuno pensa che tra un milione di anni sarà al sicuro in una casa rurale del Pennsylvania, giusto? Non è quel che ci si aspetta con un pezzo così importante della storia del rock». 

Alla fine, il maglione sarà nuovamente messo all’asta nel weekend del 25 ottobre e il suo valore dovrebbe raddoppiare. Kletjian, nel frattempo, ha messo gli occhi su una delle chitarre custom che Cobain usava durante il tour di In Utero e che saranno vendute nella stessa asta.

Kletjian sa che investire in memorabilia rock’n’roll – soprattutto oggetti da mercatino dell’usato posseduti da un anti-capitalista e venduti a prezzi da capogiro – potrebbe irritare alcuni fan. Ma è convinto di aver acquistato il cardigan per le ragioni giuste. «Tutti fanno acquisti basandosi sulle proprie emozioni», spiega. «Non ho comprato un vestito di scena di Elvis perché non sono un suo fan. Il maglione era l’oggetto giusto per me, ma è giunto il momento di separarmene. Sono felice di farlo. Spero che il prossimo proprietario non lo consideri un semplice investimento, ma una fonte di gioia».

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