La musica in Olanda non è solo la dance. Siamo andati a vedere di persona | Rolling Stone Italia
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La musica in Olanda non è solo la dance. Siamo andati a vedere di persona

Nei Paesi Bassi non si scherza affatto: tra centri culturali per creare una rete nazionale, festival per trovare talenti e nel pieno rispetto dell'ambiente, e scuole di livello ottimo, il paragone con il nostro Paese è impietoso

La musica in Olanda non è solo la dance. Siamo andati a vedere di persona

Avvertenze preliminari: questo articolo sulla scena musicale olandese potrebbe farvi arrabbiare parecchio. Perché ci potreste trovare la solita retorica esterofila di chi vede l’erba del vicino sempre più verde (no, in questo caso non ci sono riferimenti nascosti…). Ma il risultato del paragone tra la loro e la nostra situazione è piuttosto impietoso. Per noi, ovviamente.

È vero, è la musica dance quella per cui i Paesi Bassi si sono fatti conoscere nel mondo ma non è l’unico genere che si ascolta in Olanda, anzi. Ed è per questo che l’ambasciata stessa ha voluto organizzare un tour promozionale dedicato alla stampa musicale per presentare i propri “gioielli nazionali”.

In Olanda la musica è una faccenda molto seria. Gli olandesi hanno spazi multi-sala dove nella stessa sera è possibile trovare il pubblico in coda per vedere un concerto di Run The Jewels, di Major Lazer, dell’Orchestra Sinfonica e di jazz (succede al Paard Van Troje all’Aja e a al Tivoli Vredenburg a Utrecht). Hanno centri culturali (il Buma Cultuur che cura l’Eurosonic) il cui scopo primario è promuovere la musica nazionale e anche quella europea, per uscire dal solito duopolio musica americana/inglese E poi hanno intere palazzine dove ai primi piani organizzano i più grandi festival dance del mondo, come il White Sensation, e nei sotteranei tengono direttamente dei rave party (nella sede del ID&T).

In Olanda, poi, si parte con il piede giusto, quindi dall’educazione e dalla scuola. Il Codarts di Rotterdam, il primo luogo che ci portano a visitare, è una sorta di università dove si studiano musica, danza, arti circensi, ma gli studenti vengono caldamente invitati anche a seguire corsi di produzione e management, almeno per qualche mese. Questo per riuscire a comprendere sul serio il mercato musicale che, ci assicura Kariijn Verschoor del Codarts, è naturalmente in crisi da anni anche in Olanda (come in tutto il resto del mondo). Quindi tra sale di registrazione, sale prova, auditorium, qui si cerca di puntare sulla capacità di creare delle personalità artistiche ben marcate, in grado di gestirsi anche dal punto di vista manageriale.

È qui che incontriamo Lady Shaynah, diciannove anni, una voce intensa ma soprattutto un piglio disinvolto che sembra quello di una cantante sicuramente più matura. Viene presentata come The Next Big Thing olandese e in effetti ha tutte le carte giuste per diventarlo.

Da Rotterdam si va a L’Aja, città che richiama subito la Corte internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite piuttosto e le sedi diplomatiche di ogni tipo, ma che invece nasconde un’anima musicale vivace e inaspettata. A l’Aja si trova il Paard Van Troje, luogo dai mille angoli, dove è davvero facile perdersi tra camerini e sale per i concerti. Qui ci accolgono tre artisti olandesi di generi completamente diversi: i The Deaf, band garage-rock di ispirazione 60’s, la cantautrice pop PollyAnna e Ferdinand van Duuren, poli-strumentista jazz autodidatta. Tutti e tre sono consapevoli, ma solo fino a un certo punto, del fatto che all’estero i Paesi Bassi siano conosciuti solo per la musica dance e non capiscono come mai non si sappia che L’Aja sia così vitale, con così tanti locali dove si suona musica dal vivo.

Quindi, giusto per testare dal vivo un centro propulsivo di musica dance si ritorna ad Amsterdam per una visita all’Id&t, sede dell’organizzazione del White Sensation, del Mysteryland e del Welcome to The Future. Qui, nelle salette ai piani alti, super accoglienti e abbellite da statue e poster psichedelici, lavora anche un italiano, Marco Antonio Spaventi, professione produttore e tecnico del suono. «Non potevo che venire a lavorare qui ad Amsterdam con la mia professione, le altre scelte per me potevano essere Berlino e Londra, ma come qualità della vita preferisco mille volte quella di Amsterdam, che è una città a misura d’uomo ma non troppo piccola». Nel piano di sotto sembra di stare in un garage e si respira la classifica atmosfera da rave party appena finito, tra divani abbandonati e locandine strappate sul muro. Infatti, ci raccontano che qui si tengono direttamente anche le feste sempre con dj di livello internazionale.

Carliijin Lindemulder, tra i fondatori di Id&t, ci spiega anche come sia nata l’idea di dar vita a festival come il Mysteryland e soprattutto il Welcome to The Future festival, che ha ricevuto una certificazione di sostenibilità eco-green dal Greener Festival Award.

«La cosa più bella del mondo è vedere che la propria passione diventa un lavoro retribuito, e se si riesce a condividere con gli amici di sempre è ancora meglio», racconta lei con un po’ di retorica di troppo. E poi, per completare il quadro idilliaco aggiunge il racconto di progetti per il rispetto dell’ambiente: dal cibo distribuito (biologico al 100%), ai materiali decorativi (tutti riciclati) e a quelli di scarto (ovviamente non deve essere lasciata traccia alcuna), fino all’impatto energetico (con l’utilizzo di generatori in bio-diesel).

L’indomani la giornata parte a Hilversum, al Buma Kultuur, un luogo che è difficile definire e anche solo paragonare a qualche istituzione italiana. Qui si tenta di mettere in collegamento qualsiasi organizzazione olandese che si occupa di musica per creare la tanto desiderata “rete nazionale”. E si tenta anche di rispondere concretamente a questa domanda: perché la musica deve essere sempre e soltanto in mano agli inglesi e agli americani?

Per questo nel 1996 è stato inventato l’Eurosonic Festival che si tiene ogni anno a Groningen, a gennaio, con l’intenzione di individuare i migliori talenti europei per promuoverli e arrivare in tempo per farli diventare le hit dell’estate.

«La qualità migliora di anno in anno», assicura Peter Smidt del Buma Cultuur, «e continuano ad aumentare i generi presenti e gli incroci tra di essi». La comunità europea investe dei soldi e nel 2011 a Eurosonic è stato anche lanciato un artista come Stromae, artista simbolo di ciò che si cerca: originalità e mix di culture. Quindi non soltanto supporto alla musica olandese, ma anche a quella europea.

A Hilversum si trova anche la Popcoalitie & 3FM, importante radio nazionale (e quindi tappa del tour), che organizza un festival per lanciare solo emergenti super-selezionati, dove i giornalisti e gli addetti ai lavori possono andare per scoprire nuovi talenti, quasi a colpo sicuro.

L’ultima “gita” è al Vredenburgh/Tivoli a Utrecht, città di canali e di università, di giovani, locali all’aperto, fiori e naturalmente biciclette. Il Vredenburgh è un grande locale in centro città: perché visitarlo? Perché contiene davvero almeno sei sale con acustica fantastica, perfettamente isolata l’una dall’altra.

Si passa da un mondo diverso all’altro e ci si chiede come possano convivere anche pubblici di generi così distanti che si mettono in coda la stessa sera. Contemporaneamente (o quasi) ci sono concerti di musica classica, dance, hip hop e rock. Poi sorgono anche domande dal punto di vista pratico: come fanno a scaricare gli strumenti in un centro città dove è quasi impossibile parcheggiare le macchine (figurarsi i furgoni)? Il mistero è risolto quando Kimtessa Hill, direttrice del Vredenburgh, ci mostra il mega-parcheggio sotterraneo collegato con un ascensore dalle dimensioni mastodontiche che potrebbe trasportare quasi un furgone intero, se volesse, di sicuro gli strumenti di una o più band ci stanno.

Alla fine del tour viene da pensare anche questo: che forse l’invidia non ha alcun senso, forse l’unica cosa da fare è cercare di prender spunto e importare idea anche dalle nostre parti.