Forse bisogna cambiare le gomme alla macchina dei tormentoni | Rolling Stone Italia
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Forse bisogna cambiare le gomme alla macchina dei tormentoni

Quest’anno potrebbe rappresentare uno spartiacque: le canzoni che di solito funzionavano sembrano aver perso appeal, mentre vendono gli artisti che fanno sempre il loro, d’estate e d’inverno. Se a febbraio volevamo essere dei duri, forse quest’estate abbiamo solo bisogno di essere mollati

Forse bisogna cambiare le gomme alla macchina dei tormentoni

Giusy Ferreri e Baby K

Foto: un frame del video di 'Roma Bangkok'

Dieci anni fa Baby K e Giusy Ferreri univano le forze per pubblicare il capostipite dell’ultima generazione dei tormentoni estivi: Roma-Bangkok. Il successo di quel pezzo forse non ve lo ricordate più, ma vi rinfreschiamo la memoria noi: tanto. Così tanto che è diventato disco di diamante, qualsiasi cosa voglia dire (scherzo, lo sappiamo: vuol dire che ha venduto più di 500mila copie). Non succedeva da quando si vendevano i dischi fisici che una canzone macinasse questi numeri, e soprattutto non succedeva da un po’ che una canzone scritta per diventare l’inno dell’estate diventasse effettivamente la più venduta in estate, in autunno e forse pure in inverno. Roma-Bangkok aveva tutto per essere catchy: una strofa che parlava di evasione (dalla routine, non fiscale), un ritornello cantabilissimo e anche un’accoppiata che non t’aspetti. Quella dell’allora esordiente (per il grande pubblico) Baby K insieme a Giusy Ferreri, che si toglieva di dosso l’etichetta di cantante “da ballad” per entrare nella sua fase hit estive.

Si dice che un battito d’ali di una farfalla in Australia possa causare un uragano in Canada: non so se sia effettivamente così, ma il battito d’ali di Baby K e Giusy l’uragano l’ha creato eccome. Negli anni, tutti hanno provato a replicare quel successo. Le canzoni italiane che hanno provato a prendersi lo scettro di tormentone, da quell’estate di dieci anni fa, si sono moltiplicate come i pop-up che si aprono quando provi a leggere un qualsiasi sito di informazione italiano (sì, purtroppo anche questo). Ritmi latin, reggaeton e una media di 40 canzoni a stagione solo contando gli artisti mainstream che ci provano, figuratevi l’insieme di tutti. Operazione che ha dato i suoi grossi frutti fino all’anno scorso. Sì, fino all’anno scorso, perché oggi qualcosa pare essersi rotto.

Basta guardare le classifiche: i pezzi pubblicati, scritti e prodotti per essere hit estive sembrano fare decisamente più fatica del solito. A dominare l’estate troviamo invece artisti che di base fanno sempre le loro cose, d’estate e d’inverno, e in cui il pubblico forse ritrova un senso di coerenza maggiore.

Che qualcosa fosse cambiato ce ne siamo accorti a Sanremo: già da quest’anno, al Festival, tante canzoni nate per essere super radiofoniche ce le siamo dimenticate. Tolto il tormentonissimo Gaia, Chiamo io chiami tu, tutte le altre papabili hit le abbiamo perse per strada. Se pensiamo al Festival non possiamo che pensare a Lucio Corsi, a Giorgia, a Brunori, a Olly, a Rkomi. Gente che ha portato su quel palco qualcosa di autentico o che perlomeno sembrasse tale.

Lo stesso pare stia succedendo alla classifica quest’estate. Come se a un certo punto i feat a ogni costo avessero un po’ stufato, come se si fosse esaurito l’effetto sorpresa, lasciando nuda una natura commerciale e che non fa neanche più tanto sorridere. Perché se con le canzoni da TikTok si comincia a febbraio, a luglio non è necessaria un’altra infornata, e magari non sono necessarie neanche tutte queste collaborazioni tra persone che fino al giorno prima non sapevano neanche dell’esistenza dell’altro. «Quest’anno Orietta Berti a chi la diamo?». Eh.

Se tutto ciò vi sembra strano, pensate a 12 mesi fa, quando Tony Effe e Gaia buttavano fuori Sesso e samba, il tormentone perfetto: un po’ brasileiro, con quel ritornello di due parole che si ficcava in testa perché ve ne innamoravate o per il motivo opposto. Quelle che funzionano fanno così, colpiscono in un modo o nell’altro. E ora? Tutto sembra molto piatto. Parlano le classifiche ufficiali, quelle Fimi. Esattamente un anno fa, la top ten era governata dai brani estivi di Tony e Gaia, di Anna, di Rose Villain con Guè, di Ghali, di Fedez e Emis Killa, di Tananai e Annalisa e via dicendo. E ora? Salvo un paio, gli stessi artisti ci hanno riprovato, con risultati decisamente diversi. Annalisa è alla 17 con Maschio, Fedez e Clara alla 20 con Scelte Stupide, i The Kolors alla 47 con Pronto come va?, Rose Villain e Tony alla 78 con Victoria’s Secret, Ghali alla 79 con Chill. Alcuni sono usciti da poco e devono macinare, altri da più tempo, la direzione però sembra in discesa.

Resiste Anna, sì, e poi ci sono i Pinguini Tattici Nucleari, c’è Alfa, qualche pezzo rap uscito prima del caldo e code lunghe di Sanremo. La prima hit estiva per come la intendiamo è quella di Serena Brancale e Alessandra Amoroso, alla 10.

Forse non serve neanche tanta dietrologia: magari quest’anno le canzoni sono semplicemente più fiacche. Succede probabilmente anche perché, a furia di buttare fuori cose, artisti e autori dei pezzi che vengono dati ai big, che gira e rigira son sempre quelli, iniziano ad avere meno da dire. E poi perché escono troppi, troppi pezzi, e perché le regole dello streaming hanno rovinato tutto, ma questo è un altro (enorme e triste) discorso. L’universo ci sta finalmente dicendo qualcosa? È forse questo il primo segnale per tornare a una pubblicazione meno frequente, ma di maggiore qualità? Non credo, dormite tranquilli.

Non a caso però il pubblico sta premiando gli artisti che abbiamo citato prima. Perché fanno il loro in estate e in inverno, e le loro canzoni pubblicate in alta stagione non tradiscono quello che fanno durante il resto dell’anno (e perché i brani funzionano, chiaramente). Stesso motivo per cui si salvano Serena Brancale e Alessandra Amoroso con Serenata: caciara 12 mesi.

Poi ok, molti dei pezzi che ora non stanno brillando a forza di sentirli in radio cresceranno, li impareremo a memoria e andrà bene lo stesso. Ma se a febbraio volevamo essere duri, forse quest’estate vogliamo essere mollati. Perché qualcosa ha fatto inceppare il gioco dei tormentoni, perché le cose cambiano, perché siamo sommersi di robe, o forse perché è solo una fase e chissà, nel 2035 saremo qui a dire «oddio come si stava bene quando c’erano i tormentoni e non pensavamo a niente». Abbiamo bisogno di ferie, sesso e samba.