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La chitarra appesa di Lee Ranaldo è un’arma contro la normalità

Domani sera, alla Fondazione Feltrinelli di Milano, il musicista dei Sonic Youth metterà in scena ‘Contre jour', performance audiovisiva che mira a superare la banalità del pop e creare un ambiente condiviso col pubblico

Foto: Anna Bogaciovas

Una chitarra accordata in modo insolito pende da un cavo, quasi sospesa nell’aria. Lee Ranaldo crea strane risonanze suonandola con le dita, il plettro, un archetto da violino, il palmo delle mani, le bacchette. Alle sue spalle, scorrono le immagini di un film di Leah Singer. Non è un concerto tradizionale quello che si terrà domani sera presso Fondazione Feltrinelli, a Milano (Viale Pasubio, 5, ore 21). Il chitarrista dei Sonic Youth metterà in scena Contre jour, performance audiovisiva di un’ora circa che mira a creare un ambiento condiviso fra artista e pubblico. Quest’ultimo sarà coinvolto, alla fine della performance, in un dialogo con l’artista.

Contre jour chiude la rassegna Natural Distruptors da lui curata e ospitata da Fondazione Feltrinelli. «La normalità è nemica dell’arte», dice Ranaldo. Ha perciò pensato ad appuntamenti con artisti che infrangono le regole come l’arpista Mary Lattimore e l’inventore di strumenti musicali Yuri Landman o il duo degli Xylouris White che si sono esibiti in Feltrinelli nelle scorse settimane. «Sono natural disruptors perché fanno arte fuori dagli schemi. È musica che mi auguro abbia dato una scossa a chi ascolta dischi convenzionali. Attenzione, però. Questi artisti non lo fanno per scioccare, viene loro naturale. Il loro stile unico e individuale è un atto di protesta contro la normalità del pop e del rock, dove spesso la musica è tutta uguale».

L’idea della chitarra appesa è ispirata a Steve Reich, uno dei padri del minimalismo americano. Reich pubblicò nel 1968 una composizione intitolata Pendulum Music che prevedeva che quattro microfoni oscillassero sopra ad altrettanti amplificatori, creando interessanti effetti di feedback. Mentre i microfoni rallentano la corsa, il suono cambia e si allunga. I Sonic Youth ne pubblicarono una versione nel 1999 all’interno dell’album Goodbye 20th Century. «Era una composizione nota, eppure nessuno l’aveva mai registrata. Decidemmo che saremmo stati i primi a farlo. Un mese prima che uscisse il nostro album un ensemble olandese ne pubblicò una sua versione», racconta ridendo Ranaldo che ha poi eseguito Pendulum Music con Steve Reich al Whitney Museum di New York, nel concerto per il 70esimo compleanno del compositore.

Era da tempo che Lee Ranaldo ragionava sull’idea del pendolo. I Sonic Youth avevano in repertorio un pezzo intitolato Expressway to Your Skull. Quando lo suonava a fine concerto, il chitarrista si sporgeva in avanti lasciando penzolare la chitarra di fronte a sé, colpendo le corde con la mano. «Nascevano strane risonanze che non si creano quando lo strumento è attaccato al corpo. Perciò mi sono detto: perché non separarsi definitivamente dalla chitarra appendendola a un cavo? L’ho fatto e ho capito che accadevano cose interessanti. È una performance teatrale. Potete vederla come un’improvvisazione di chitarra elettrica a cui è abbinato il film di Leah, che si ispira al cinema d’avanguardia americano degli anni ’40, ’50, ’60 e che viene aggiornato mentre viaggiamo da una città all’altra. A me piace considerarlo un evento cinematografico a cui aggiungo dal vivo la colonna sonora».

Il 21 febbraio Lee Ranaldo pubblicherà il suo nuovo album di canzoni Names of North End Women. È un disco sorprendente inciso con Raül Refree. Anche Refree è un chitarrista – si veda ad esempio l’album con Rosalía del 2017 Los Ángeles – eppure le chitarre sono quasi assenti dal disco. L’album ha un suono formidabile, miscela di analogico e digitale. «Siamo partiti dalle mie registrazioni demo e abbiamo costruito le canzoni provando cose nuove, coinvolgendo lo scrittore Jonathan Lethem per i testi. L’idea era lasciarsi alle spalle la formula basso-due chitarre-batteria che ho usato per tanto tempo. Abbiamo utilizzato lo studio di registrazione come un laboratorio sperimentale». L’abbiamo ascoltato ed è chiaro che l’esperimento è perfettamente riuscito.

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